Museo Ginori, Falchi scrive a Repubblica: “Le banche non giochino con la storia della nostra comunità”

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Il sindaco di Sesto Fiorentino, Lorenzo Falchi, ha scritto una lettera a la Repubblica Firenze sul tema del Museo Richard-Ginori:

I tre secoli di storia della Richard- Ginori di Sesto Fiorentino sono i tre secoli di storia di un territorio e di un tessuto sociale per i quali la manifattura è parte imprescindibile della propria identità. Tre secoli di arte, tre secoli di innovazione industriale, tre secoli di mutamenti sociali. Tre secoli di trasformazioni del capitalismo italiano, di luci, senz’altro, ma anche di ombre che si allungano sugli ultimi trent’anni, segnati da gestioni sbagliate e fallimenti che hanno messo a rischio l’esistenza stessa della Manifattura. 

Troppo spesso, negli ultimi decenni, le logiche della finanza e scommesse speculative hanno prevalso su produzione e lavoro, lasciando da pagare il conto sociale ed economico alle comunità.

Oggi, la permanenza della manifattura sul nostro territorio dipende da tre grandi banche, Bnp Paribas, Unicredit e Banca Popolare di Vicenza, alla cui volontà è legata la soluzione del paradosso che vede un’azienda e un grande gruppo internazionale intenzionati a scommettere e investire, ma che si trovano la strada sbarrata dalle conseguenze di scelte passate sbagliate ed estranee all’attività produttiva.

Kering è proprietaria di Richard-Ginori, ma non dello stabilimento e dei terreni, ceduti anni fa dalla società fallita a RG Real Estate, partecipata dalla stessa “vecchia” Richard-Ginori e da un gruppo di noti immobiliaristi.

La Richard-Ginori, quattro anni fa, è fallita ed è rinata, senza abbandonare lo stabilimento di viale Giulio Cesare per il quale la nuova proprietà paga un affitto. E qui ci troviamo davanti al paradosso: da una parte c’è un piano industriale ambizioso e la volontà di investire nello stabilimento e negli impianti a condizione di averne la piena proprietà, ci sono i lavoratori che, con grandissima responsabilità, hanno accettato i contratti di solidarietà. Dall’altra c’è la spada di Damocle delle tre banche creditrici della vecchia società che, dopo un informale assenso, proprio in queste settimane pare si siano opposte all’offerta per l’acquisto dei terreni presentata da Kering.

Al futuro dello stabilimento, sia pure indirettamente, si lega quello del Museo, all’indomani dell’ennesima asta per la vendita andata deserta.

Ci rivolgiamo alle banche, a Bnp Paribas, Unicredit, Banca Popolare di Vicenza: non giochino sulla pelle dei lavoratori, non giochino con la storia e l’identità della comunità di Sesto Fiorentino con un’operazione tesa solo a dare ossigeno ai propri bilanci”.

(L’articolo integrale nel quotidiano in edicola)

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