Firenze 365, la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore del libro omonimo edito da apice Libri
Fatti e aneddoti legati alla storia della città di Firenze raccontati giorno per giorno
Un aiuto per conoscere la nostra semenza e per intuire il nostro futuro.
Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti
me per seguir virtute e canoscenza (Dante, Inferno, canto XXVI)
11 febbraio 1848 – Leopoldo II concede la Costituzione
Il 1848 fu per l’Europa un anno di grandi stravolgimenti politici. I sovrani, che erano tornati sul trono dopo il Congresso di Vienna, contenevano con sempre maggiore difficoltà la richiesta di maggiori che proveniva soprattutto dall’alta borghesia. In Italia questo sentimento era accompagnato da un crescente desiderio d’indipendenza dalla Spagna e dall’Austria che da secoli governavano gran parte della penisola.
In una situazione di così grande fermento quasi nessuno dei regnanti riuscì a mantenere un atteggiamento coerente. Così, se Carlo Alberto di Savoia passò alla storia come Re Tentenna per le sue indecisioni e per le sue risoluzioni incoerenti, certo non ebbero atteggiamenti molto diversi Pio IX e il Granduca di Toscana.
Leopoldo II, combattuto tra la volontà di conservare il potere, i legami parentali con la corte Asburgica e le richieste di maggiore libertà, prese in successione una serie di decisioni che alla fine gli costarono la buona reputazione di cui godeva presso i suoi sudditi: prima concesse la Costituzione (11 febbraio 1848), poi dichiarò guerra all’Austria, inviò le sue truppe regolari a combattere insieme ai volontari contro gli austriaci, quindi sostituì la bandiera lorenese con il tricolore con lo stemma granducale.
Fino a quel punto le sue decisioni furono accolte con grande entusiasmo, ma il panorama politico era in rapido cambiamento. Leopoldo II si trovò a dover fare i conti con la politica espansionistica di Carlo Alberto e con le richieste sempre più pressanti dei mazziniani. Il 12 settembre 1848 si trovò nella necessità di sostituire il governo del moderato Gino Capponi con quello più radicale di Giuseppe Montanelli, uomo politico vicino agli ideali federalisti di Vincenzo Gioberti. Ministro degli Interni di quel governo fu il mazziniano oltranzista Francesco Domenico Guerrazzi.
La nuova situazione politica convinse Leopoldo II ad abbandonare Firenze per rifugiarsi prima a Siena, poi a Porto Santo Stefano e infine a Gaeta. Rientrò nella capitale del granducato solo nell’aprile 1849, dopo la sconfitta definitiva di Carlo Alberto. Nel frattempo era tornato a sposare la causa austriaca e per dimostrarlo il giorno del rientro volle indossare la divisa di generale asburgico
Era il chiaro segnale di un cambiamento politico. Di lì a poco furono aboliti lo Statuto e la Guardia Civica. Fu ripristinata anche la pena di morte. Finì così l’idillio tra i fiorentini e il loro granduca. Per l’epilogo si dovette però aspettare ancora dieci anni. La rivoluzione del 1859 fu pacifica ma definitiva.
Si percepiva anche prima del fatidico 27 aprile. Lo dimostrano le parole di Giuseppe Lacheri, l’arguto venditore della Loggia del Mercato Nuovo, che non aveva mai lesinato battute al vecchio Canapone. In quel periodo tolse dalla teglia le pere cotte, ci mise la pattona calda e fumante e cominciò ad esprimersi così:
Gente come la bolle…! Gente, questa volte la bolle davvero…! (Lachera)
DANIELE NICCOLI
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