Sesto giorno per giorno la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore dei libri Sesto una bella storia e Sesto Fiorentino – I giorni della nostra storia
Fatti e date che caratterizzano la storia e la cronaca della città di Sesto con la speranza che ci possano aiutare a conoscere la nostra semenza e a intuire il nostro futuro.
La casa sul confine dei ricordi,
la stessa sempre, come tu la sai
e tu ricerchi là le tue radici
se vuoi capire l’anima che hai (Francesco Guccini)
Sesto giorno per giorno
18 aprile 1948 – Angeli e demoni
Nel maggio del 1947 a seguito del viaggio del leader democristiano, Alcide De Gasperi, negli Stati Uniti e della scissione del Partito Socialista voluta da Giuseppe Saragat si formò un governo che, per la prima volta dopo la Liberazione, non prevedeva la presenza di esponenti dei due partiti della sinistra. Si trattava del primo significativo risultato del conflitto ideologico fra le forze che avevano guidato la Resistenza. Una volta terminati i lavori della Costituente, in un clima di grande contrapposizione, furono indette le elezioni politiche. I socialisti, nonostante l’opposizione di Sandro Pertini, decisero di far fronte comune con il Partito Comunista contro la Democrazia Cristiana. Si realizzò così un bipolarismo che rispecchiava perfettamente la situazione internazionale e che tolse quasi completamente spazio agli altri partiti.
Ruolo importante nella sfida svolsero i mezzi di comunicazione. Un articolo del Corriere della Sera di sabato 10 aprile 1948, per esempio, non si perita nel definire sconcertanti le origini e gli aspetti del comunismo toscano.
L’autore, Gaetano Baldacci, si sorprendeva del fatto che in Valdichiana, terra grassa dove la mezzadria ha arricchito i contadini, si potesse votare comunista.
Che dire poi degli Apuani anarchici e ubriaconi
che fanno la loro rivoluzione ogni sabato sera. All’osteria vagheggiano, dall’undicesimo bicchiere in su, la rottura di tutti i vincoli, a cominciare da quelli familiari?
A Livorno invece il comunismo avrebbe avuto basi culinarie.
Si sa, ad una certa ora di un certo giorno dell’anno tutte le bocche livornesi si masticavano allegramente il cacciucco. Una popolazione osservante di tale costumanze goderecce non può essere che essere comunista in un modo tutto esteriore, per quanto ha in sé di sanguigno la retorica della bandiera rossa e della rivoluzione. Nulla di più.
Peggiori di tutti però sarebbero stati i toscani di Rifredi e Sesto Fiorentino. E’ un problema di razza (sigh).
Qui il radicarsi del fenomeno comunista è in ragione diretta d’un certo radicamento di razza e della morbosità del carattere quasi che – questi toscani – pregustino nel comunismo lo strumento della violenza, che dà modo di sfogare gli umori rissosi, altrimenti destinati a restare compressi.
Certamente il Baldacci sarà rimasto soddisfatto dei dati nazionali visto che la DC si attestò al 48,51% mentre il Fronte Popolare si fermò al 30,98%.
Chissà, però, quale sarà stata l’analisi del voto di quella razza di rissosi sestesi che, caparbiamente, continuarono a votare a sinistra:
Fronte democratico Popolare 66,44%
Democrazia Cristiana 28,56%
Daniele Niccoli