Sesto giorno per giorno la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore dei libri Sesto una bella storia e Sesto Fiorentino – I giorni della nostra storia
Fatti e date che caratterizzano la storia e la cronaca della città di Sesto con la speranza che ci possano aiutare a conoscere la nostra semenza e a intuire il nostro futuro.
La casa sul confine dei ricordi,
la stessa sempre, come tu la sai
e tu ricerchi là le tue radici
se vuoi capire l’anima che hai (Francesco Guccini)
Sesto giorno per giorno
2 marzo 1976 – Sagra delle budella e del roventino
Durante il carnevale del 1976 i volontari del Centro Turistico Giovanile e della Parrocchia di San Martino decisero di riproporre i corsi mascherati con i carri che tanto successo avevano raccolto tra il 1956 e il 1970. Le piazze tornarono a riempirsi di giovani e meno giovani ma non solo per le attrazioni carnevalesche. In quel 1976 fu organizzata, infatti, anche la prima Sagra delle Budella e del Roventino, prodotti gastronomici tipici della tradizione sestese.
Le budella di maiale, in particolare, sono associate solo ed esclusivamente a Sesto. Menzione della loro lavorazione si trova già nel rapporto di Serafino Bindi, primo medico condotto del Comune di Sesto dopo l’Unità d’Italia
Alla confezione delle budella di porco nell’uso dei norcini e alla
preparazione dei granchi, ai quali mestieri […] danno opera
ab antiquo molti della classe più povera del paese e dai qual
ricavano in gran parte almeno la propria sussistenza
Per disposizione del Comune, nella seconda metà dell’Ottocento, la pulizia delle interiora doveva avvenire in luoghi lontani dai centri abitati.
A coloro che si dedicano alla speciale industria di pulire e conservare gli intestini degli animali volgarmente detti budella è vietato di pulirle in altri luoghi ad eccezione del fosso di Gavine al di sotto del ponte passato il borgo di Salimbosco, e del fosso Zambra al di sotto del ponte oltre il casato
La Sagra delle budella e del roventino si teneva in piazza del Mercato sotto la tettoia dello spaccio vendita che faceva bella mostra di sé al centro della piazza.
Come ci ha raccontato Mario Parigi (Mugnana) le budella venivano lavate, a quintali, in un acquaio dell’oratorio dei Giuseppini. Un lavoraccio duro e sporco al quale per molti anni non si sono sottratti i volontari. Poi, come succede per tutte le cose belle, arrivò la fine. Forse più per un mancato ricambio generazionale, che per motivi d’igiene. Alla fine degli anni ’90, come si dice a Sesto, si tirò giù il bandone sulla tradizionale Sagra, ma certo ancor oggi nessuno si può dire completamente sestese se non apprezza il sapore del ventricino e del budercolaio (si dice così?).
io un vo’ di’ che a Sesto vu sia della gentaccia
però il companatico vu lo misurate a braccia
Daniele Niccoli
P.S. Ringraziamo Mario Parigi e la famiglia Chiostri per averci permesso la pubblicazione di alcune foto di loro proprietà