2 settembre 1984 – Gemellaggio con il Popolo Saharawi

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Elio-Marini

Sesto giorno per giorno la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore del libro Sesto una bella storia e Sesto Fiorentino, i giorni della nostra storia

Un aiuto per conoscere la nostra semenza e per intuire il nostro futuro.

La casa sul confine dei ricordi,
la stessa sempre, come tu la sai
e tu ricerchi là le tue radici
se vuoi capire l’anima che hai (Francesco Guccini)

Sesto giorno per giorno

2 settembre 1984 – Gemellaggio con il Popolo Saharawi

Nel 1983 un piccolo gruppo di profughi saharawi fu ospite dei sindacati in Toscana. La loro storia, i loro racconti colpirono tutti ma lasciarono un desiderio d’impegno a favore della loro causa soprattutto in Elio Marini, all’epoca sindaco di Sesto Fiorentino.
Ma chi erano e chi sono i saharawi? Per capirlo bisogna tornare alla Conferenza dell’Africa Occidentale che nel 1884 si tenne a Berlino, badate bene, in assenza di una qualsiasi delegazione africana.
Le potenze europee avevano semplicemente deciso di spartirsi il continente e lo fecero in maniera grossolana direttamente sulla carta geografica tracciando linee che avrebbero rappresentato le future frontiere ma che non tenevano conto della storia e della cultura delle popolazioni che abitavano quei territori.
In base alle decisioni prese durante la Conferenza il territorio del Sahara Occidentale fu attribuito alla Spagna che lo ha mantenuto fino al 14 novembre 1975 quando, in attesa di risolvere la questione della successione a Franco, fu firmato un accordo che prevedeva la spartizione del Sahara Occidentale fra Marocco e Mauritania. L’Assemblea Generale della Nazione Unite tenne un atteggiamento pilatesco: da una parte riconobbe il diritto all’autodeterminazione, dall’altra adottò una risoluzione che approvava l’accordo di Madrid.
Si venne così a creare una situazione di conflittualità tra il Fronte del Polisario, espressione del popolo saharawi e gli eserciti di Marocco e Mauritania. Nei primi mesi del 1976 fu proclamata la Repubblica Democratica Araba del Saharawi (RASD) che nel suo primo atto ufficiale, tentò di dimostrare la legittimità giuridica e politica della richiesta d’indipendenza da parte del popolo saharawi chiedendo allo stesso tempo a tutti gli Stati del mondo di essere riconosciuta.
Nel 1979 la guerriglia sostenuta dal Fronte del Polisario indusse la Mauritania a un trattato di pace e al ritiro delle truppe dai territori che però furono immediatamente occupati dal Marocco. Le truppe di Hassan II furono costrette alla difensiva e nel giro di pochi anni eressero un muro di sabbia e pietre lungo ben 2720 chilometri. Un muro che divise il Sahara Occidentale in due parti: la parte atlantica, più ampia, ricca di risorse marine e di infrastrutture strategiche sotto l’occupazione militare marocchina; e una parte orientale, desertica e povera, dove furono confinati e sparsi i Sahrawi. Alcuni di loro furono costretti a espatriare in Algeria nei campi profughi di Tindouf.
Quel muro non è venuto giù, come altri, nel 1989 e neanche nel 1991 quando fu firmato il cessate il fuoco in attesa di un referendum per l’indipendenza del Sahara Occidentale che non si è ancora svolto. In una situazione così complessa che cela anche interessi di Paesi europei, il sindaco di un paese di neanche cinquantamila abitanti ebbe il coraggio, e oggi potremmo dire anche la lungimiranza, di sottoscrivere, primo in Italia, un patto di amicizia con la tendopoli di Mahabes che accoglieva i profughi saharawi. Il sindaco Marini fece in modo di far coincidere la firma del patto di amicizia con il 40° anniversario della liberazione di Sesto per sottolineare ancora di più quanto il diritto alla libertà fosse (e sia) universale e inalienabile.

Comunisti, socialisti e democratici cristiani hanno rivolto al Presidente della Repubblica, al governo e al parlamento un appello perché (…) si ponga particolare attenzione alla situazione del popolo saharawi e si compiano tutti gli atti necessari per porre fine al dominio e all’occupazione da parte del Marocco, a cominciare dal riconoscimento ufficiale da parte del governo italiano della RASD e del Fronte del Polisario (Elio Marini)

A distanza di tanti anni la RASD non è ancora riconosciuta dall’ONU e neanche dall’Italia. In compenso le tante associazioni che hanno rinnovato negli anni l’idea di Elio Marini, ci hanno insegnato il rispetto per valori fondamentali quali libertà, dignità, solidarietà e amicizia che nella nostra società rischiavano già allora di diventare scontati e di cui oggi abbiamo una visione ampiamente distorta.
Daniele Niccoli

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