21 settembre 1986 – L’esordio di Roberto Baggio in Serie A

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Calcio
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Firenze 365, la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore del libro omonimo edito da apice Libri 

Fatti e aneddoti legati alla storia della città di Firenze raccontati giorno per giorno

Un aiuto per conoscere la nostra semenza e per intuire il nostro futuro.

Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti
me per seguir virtute e canoscenza   (Dante, Inferno, canto XXVI)

21 settembre 1986 – L’esordio di Roberto Baggio

Parafrasando Antonello Venditti il protagonista di questo racconto nel 1985 era un ragazzo come noi. Abitava in via Presciani a Sesto e non era raro trovarlo in piazza del Comune o per la Strada Nova. C’è chi se lo ricorda dal Simoni a comprare un francobollo, chi addirittura lo rammenta alla presentazione della stagione calcistica del Colonnata.

Nessuno avrebbe pensato che quel ragazzo, con in capo un cespuglio di capelli, sarebbe diventato il Divin Codino. Roberto Baggio, questo il nome del ragazzo, aveva appena disputato il campionato di serie C con il Vicenza contribuendo alla sua promozione. Ancor prima della fine della stagione aveva firmato un contratto con la Fiorentina, ma la sfortuna, che lo avrebbe accompagnato per tutta la carriera, era in agguato. Erano passati solo due giorni dalla firma di quel primo contratto da professionista che, in una partita con il Rimini allenato da Arrigo Sacchi, si ruppe il legamento crociato anteriore e il menisco. Al dr. Bosquet, che lo operò, servirono 220 punti di sutura per rimettere a posto la gamba.

Baggio all’epoca aveva solo diciotto anni, lontano da casa e con la carriera a forte rischio, visse una profonda crisi fisica e spirituale. Le cronache sostengono che in quel periodo abbia perso dodici chili e sia arrivato a dimenticarsi anche di riscuotere lo stipendio dalla Fiorentina. Al colmo della crisi fu convinto da un amico ad abbracciare quella fede buddhista che così tanto l’avrebbe aiutato durante gli anni più difficili della carriera.

Noi sestesi abbiamo sempre preferito pensare che fosse stata l’aria di Morello o l’umidità dei laghi della Piana, dove andava a caccia, a giovare alla sua carriera, ma la verità è che Baggio, a soli diciotto anni, è riuscito a trovare dentro di sé una forza forse ancor più grande della sua classe cristallina.

Molti si sarebbero arresi e avrebbero vissuto nel rimpianto di ciò che poteva essere e non era stato. Lui invece non ha mai rinunciato a lottare. Nemmeno quando, una settimana dopo l’esordio in seria A si procurò una lesione al menisco destro che lo tenne fermo per molti mesi.

Baggio sbocciò definitivamente a venti anni e i tifosi fiorentini sono stati i primi a stropicciarsi gli occhi per le sue giocate. Per lui hanno messo a fuoco Firenze quando i Pontello decisero di venderlo all’odiata Juventus. Lui si oppose con tutte le forze all’affare.

Minacciò addirittura che di farsi legare al Duomo, ma, di fronte agli interessi di altri, si dovette piegare. Inizialmente qualcuno non credette alla sua buona fede, ma quel qualcun si rimangiò tutto l’anno successivo, quando, con la maglia bianconera, Baggio prima si rifiutò di battere un rigore contro l’amata Fiorentina e poi raccolse una sciarpa viola lanciata dagli spalti. Un gesto d’amore che i fiorentini non hanno mai dimenticato così come tutti i veri tifosi di calcio non hanno scordato i ricami di cui era capace con il pallone.

Noi sestesi abbiamo il vantaggio di ricordarlo anche per una pizza alla Pianella.

DANIELE NICCOLI

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