22 febbraio 1775 – Il Regio Museo di Fisica e Storia Naturale

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Firenze 365

Firenze 365, la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore del libro omonimo edito da apice Libri 

Fatti e aneddoti legati alla storia della città di Firenze raccontati giorno per giorno

Un aiuto per conoscere la nostra semenza e per intuire il nostro futuro.

Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti
me per seguir virtute e canoscenza   (Dante, Inferno, canto XXVI)

22 febbraio 1775 – Il Regio Museo di Fisica e Storia Naturale

Nel 1771 il granduca Pietro Leopoldo di Lorena acquistò il palazzo Torrigiani di via Romana e ne affidò la ristrutturazione all’architetto Gaspare Paoletti. I lavori durarono circa quattro anni e terminarono il 22 febbraio 1775 con la realizzazione al suo interno del Regio Museo di Fisica e Storia Naturale che fu affidato al naturalista trentino Felice Fontana.

Il museo, nato da un’idea del naturalista fiorentino Giovanni Targioni Tozzetti che già aveva redatto un catalogo di tutti i reperti presenti nella galleria degli Uffizi, fu il primo al mondo a presentare la natura nella sua completezza. Con un lavoro certosino le produzioni naturali, al momento dell’apertura del museo, furono classificate secondo il sistema linneiano. La collezione zoologica è costituita da migliaia di esemplari disposti secondo la scala evolutiva dagli invertebrati più primitivi ai mammiferi più evoluti. Tra questi un ippopotamo che fu proprietà di uno dei granduchi e, probabilmente, tenuto legato nel giardino di Boboli. Nel 1655 giunse a Firenze anche un elefante indiano che fu esposto sotto la loggia dei Lanzi dove morì nel novembre dello stesso anno. Il suo corpo fu acquistato dal granduca e il suo scheletro è ancora oggi esposto in una delle sale del museo.

Un’altra peculiarità del Museo di Fisica e Storia Naturale è rappresentata dalle collezioni di ceroplastica, realizzate fra il’700 e l’800 e famose per lo straordinario realismo. La parte più cospicua di questa collezione è quella che riguarda l’anatomia umana, ma esistono diversi modelli anche di anatomia patologica, anatomia comparata e di botanica. Per la preparazione dei modelli i maestri ceroplasti eseguivano calchi in gesso di pezzi anatomici provenienti dai cadaveri. Nel calco poi veniva colata la cera che, successivamente, veniva modellata da scultori così abili da essere richiesti anche da altri musei italiani ed europei.

Il Museo di Fisica e Storia Naturale aveva il compito di rappresentare tutte le discipline scientifiche e così, per le scienze botaniche, fu ricavato, sul retro del palazzo un orto botanico mentre un grande spazio fu dedicato all’esposizione degli strumenti scientifici che avevano permesso a Galileo e Newton di dimostrare le leggi fondamentali della meccanica. Nel museo erano conservati anche strumenti più antichi derivanti dalle collezioni medicee: astrolabi, orologi solari, bussole e compassi, e, in più, vi si trovavano una stazione metereologica e un osservatorio astronomico detto anche Specola, nome con cui oggi è conosciuto il Museo. L’osservatorio fu realizzato all’interno di un torrino posto sul tetto del palazzo Torrigiani. Nelle intenzioni del granduca, avrebbe dovuto competere con quelli di Greenwich e di Parigi, ma l’infelice posizione suggerì abbastanza rapidamente il suo trasferimento sulla collina di Arcetri.

DANIELE NICCOLI

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