29 agosto 1822 – Fiera e mercato

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Sesto giorno per giorno la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore del libro Sesto una bella storia e Sesto Fiorentino, i giorni della nostra storia

Un aiuto per conoscere la nostra semenza e per intuire il nostro futuro.

La casa sul confine dei ricordi,
la stessa sempre, come tu la sai
e tu ricerchi là le tue radici
se vuoi capire l’anima che hai (Francesco Guccini)

Sesto giorno per giorno

29 agosto 1822 – Fiera e mercato

Nel 1822 il Magistrato comunitativo di Sesto inoltrò al governo granducale la richiesta di istituire un mercato settimanale da tenersi il giovedì di ogni settimana e di una Fiera annuale in corrispondenza della celebrazione della decollazione di San Giovanni Battista perché proprio in quel giorno già dai tempi antichi si teneva una fiera per la vendita di stoviglie di terracotta e cereali. La richiesta fu approvata da Ferdinando III di Lorena con un provvedimento provvisorio e poi sancita nel 1824 con un decreto definitivo.
Quell’antica Fiera è da considerarsi la progenitrice dell’attuale manifestazione che si tiene fra la fine d’agosto e i primi di settembre, anche se la corrispondenza con la Liberazione, dopo la Seconda Guerra Mondiale ha fatto assumere alla Fiera un significato diverso. Nei primi anni fu soprattutto una fiera per la vendita di prodotti agricoli e del bestiame con i sensali pronti a facilitare le contrattazioni tra venditori e acquirenti.

Secondo un documento dell’archivio del Comune di Sesto già nel 1872 la Fiera non era più solo la sede del commercio di grasce, mercerie e bestiame, ma anche un momento di divertimento e socializzazione che prevedeva la corsa dei cavalli sciolti lungo la via Vittorio Emanuele e la corsa dei velocipedisti in costume. Il documento testimonia come già in quella domenica di settembre in piazza del Municipio fossero previsti concerti musicali e tombola pubblica seguita da uno spettacolo di “fuochi d’artifizio”.

Anche la richiesta del mercato settimanale fu approvata. Inizialmente trovò collocazione in piazza della Chiesa, ma negli anni si spostò prima nell’attuale piazza IV novembre e poi, dopo lo spostamento del cimitero, nell’attuale piazza del Mercato. Quest’ultima fu realizzata nel 1924 ed esattamente dieci anni dopo, fino alla fine della guerra, fu rinominata piazza 28 ottobre, data della marcia su Roma. All’inizio del 1940 il Comune acquistò dal marchese Giulio Guicciardini Corsi-Salviati un ettaro e mezzo di terreno sulla riva sinistra del Rimaggio. Sarebbe servito, nel secondo dopoguerra, alla creazione di piazza Spartaco Lavagnini, che avrebbe permesso al mercato di Sesto di ampliarsi e raggiungere le attuali dimensioni che ne fanno uno dei più importanti della provincia.

I mercati non sono mai stati luoghi di esercizio del parlare elegante e forbito. Anzi spesso sono posti in cui si dà sfoggio di battute pungenti e qualche volta anche grevi. Sesto non fa eccezione e proprio al vostro scriba è capitato di raccogliere, nel periodo pre-pandemico, una battuta autoironica che caratterizza lo spirito dei sestesi:

“Peccato Nini, quel vestito l’era anche dimorto bellino e fresco,
ma se le poppe le un’ m’accompagnano icchè lo compro a fare”

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