Riscontriamo, e da tempo, ancora troppe mancanze o disservizi da parte della P.A. Sovente ben note anche allo stesso governo per quanto riscontrabile dai resoconti che si trovano pure sui siti internet dei vari ministeri. Riteniamo che in questo delicato momento di emergenza economica e non soltanto sanitaria, ciò non possa continuare a ripetersi, specialmente in tema di rimborsi di somme di denaro da parte della P.A. in favore del cittadino che si protraggono da anni nonostante siano già stati disposti gli atti necessari per il loro versamento. Ancora più necessario intervenire adesso, in un periodo in cui si ricorrono notizie sull’assegnazione potenziale da parte del governo di un reddito anche ai lavoratori del sommerso.
Per questo, come associazione “Diritti & ATPA”, abbiamo trasmesso il 26.03.2020 via PEC al Governo, nella persona del presidente del Consiglio, al ministro della Pubblica Amministrazione ed alle presidenze di Camera e Senato, considerata la gravità dell’attuale situazione economica in cui versano milioni di cittadini, adesso più che mai aggravata dall’emergenza sanitaria del Covid-19 (e dal divieto di esercitare, in taluni casi, anche attività lavorative) la richiesta di snellire urgentemente le ordinarie procedure di recupero coattivo di somme di denaro (per le quali già la legge prevede la loro restituzione) da parte dei cittadini a credito delle P.A. Con queste ultime che hanno già determinato la legittimità dell’istanza di rimborso avanzata dal privato ma che nonostante solleciti, diffide e messe in mora rimaste inevase nei tempi e nei modi previsti dalla legge, la P.A. non provvede a restituire in tempi ragionevolmente brevi (quindi NON anni), anche se per sua stessa formale ammissione non ha più alcun titolo di trattenere. Sono ben noti a questa associazione casi del genere per i quali risultano documenti formali emanati dalla stessa P.A. che indicano chiaramente ed inequivocabilmente la doverosità del rimborso di determinate somme di denaro in favore del cittadino e pure vari procedimenti giudiziali promossi dai cittadini contro le P.A., con soccombenza di queste ultime e, quindi, con ulteriore aggravio di costi in danno della stessa P.A. e, quindi, della collettività.
Riteniamo più che mai, in questo particolare momento di emergenza sanitaria ma anche di emergenza economica, attuale e futura, che determinate procedure debbano essere snellite, sgravando peraltro i procedimenti presso i palazzi di giustizia che certamente, alla ripresa dell’attività giudiziaria, risulteranno, ed inevitabilmente, in forte affanno visto che lo sono già in condizioni ordinarie, proprio per il gran numero di procedimenti aperti. Riteniamo che le misure restrittive imposte dal Governo per contenere il contagio da Covid-19, come evidente a chiunque, produrranno (già lo stanno facendo, come vediamo da giorni) gravi difficoltà economiche per intere famiglie di cittadini e che, pertanto, queste debbano poter riuscire a recuperare in tempi celeri e con costi estremamente limitati quanto loro dovuto.
Il tutto con la richiesta al Governo di una urgente e straordinaria revisione dell’attuale sistema di recupero crediti e l’assunzione di responsabilità, penale e civile (quindi anche economica), dei funzionari pubblici che avrebbero dovuto provvedere alla restituzione al cittadino delle somme da rimborsare per conto della P.A., o comunque rispondere ai vari solleciti o diffide di questi per illustrare le ragioni del ritardo dell’azione di rimborso da parte dell’Ente pubblico. Pertanto senza costi aggiuntivi a carico della pubblica amministrazione ma dei soli funzionari direttamente responsabili che non hanno ottemperato a quanto prevede la legge, senza nemmeno aver illustrato le motivazioni del ritardo al cittadino. Riteniamo più che mai necessario questo passo, in un momento di così grave crisi economica, in favore dei cittadini, sia come singoli individui, sia come contribuenti e quindi come parte integrante della stessa P.A. Auspichiamo che la nostra richiesta venga accolta e celermente previsto quanto necessario, anche “sburocratizzando talune procedure, per renderla concretamente attuabile sin dal mese di giugno 2020 perché anche sotto il profilo socio-economico, purtroppo, l’Italia è e sarà in corsa contro il tempo.” Già adesso, infatti, cominciano ad assistere a scene o ad avvertire notizie abbastanza preoccupanti dopo meno di un mese dalla dichiarazione dell’intero Paese quale “zona rossa”: persone disperate che non riescono più a prelevare soldi in banca e che non possono lavorare perché le loro attività non rientrano in quelle cosiddette essenziali.
Giovanni Mariotti – Presidente Associazione Diritti & ATPA