Emergenza Coronavirus e mascherine: il punto con le Farmacie comunali di Sesto

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Farmacia Comunale 1
TuttoSesto

Assalto alla farmacia. Non è il titolo di un film o di un libro, ma quello che sta accadendo ormai da parecchie settimane. L’oggetto del desiderio – come se fosse il Sacro Graal o l’anello per Gollum – è la mascherina.

Su questo e altri temi abbiamo intervistato Elena Campostrini e Marinella Puccio, rispettivamente amministratrice unica di Azienda Farmacie e Servizi Spa e direttore generale delle farmacie comunali di Sesto Fiorentino. Il primo problema che le Comunali hanno dovuto affrontare è stato quello della sicurezza. Qual è stata la strategia adottata da AFS per dipendenti e clienti?Nella prima fase – ci spiegano le dirigenti – abbiamo avuto grosse difficoltà a reperire i dispositivi di protezione individuale. Per fortuna siamo riusciti a dotare i lavoratori di mascherine FP2 con filtro gentilmente offerte da uno dei fornitori. Non avevamo, però, la possibilità di venderle, anche perché la scelta politica e tecnica dell’azienda è stata quella di non accettare proposte d’acquisto con prezzi fuori mercato. E’ stata una scelta azzardata, abbiamo ricevuto anche qualche critica. Abbiamo aspettato che il mercato si calmasse e poi siamo arrivati a definire il costo”. Ma di che prezzi stiamo parlando?Prima del provvedimento Arcuri – spiegano Puccio e Campostrinivendevamo le mascherine chirurgiche a 1,20 euro e quelle FP2 a 7 euro. Il prezzo di quest’ultime non è cambiato, mentre per quelle chirurgiche ci siamo adeguati al prezzo imposto di cinquanta centesima più Iva“.

Non solo mascherine. AFS ha adottato anche altre misure: “Fin dall’inizio dell’emergenza sanitaria abbiamo installato al bancone degli schermi in plexiglas. Inoltre abbiamo messo a disposizione dei dipendenti le visiere che calano sulla testa. La scelta non è stata imposta, ma comunque ben accettata. La visiera, tra le altre cose, impedisce il contatto fra le mani e le mucose“.

Torniamo alle mascherine. Dall’entrata in vigore del decreto la caccia al dispositivo di protezione individuale è diventata ancora più accanita. C’è chi, come la Farmacia Della Stazione a Firenze, ha deciso di sospendere la vendita dal primo maggio per via della massiccia affluenza e perché vendere sottocosto è una rimessa d’impresa.

Come si fa a non vendere? – commenta Marinella Puccio -. La nostra scelta è stata completamente diversa anche perché noi siamo un’azienda è pubblica e, anche se dobbiamo rendere conto di come spendiamo il denaro, dobbiamo pur scegliere tra l’aspetto economico e quello sanitario. E’ difficile capire dov’è il giusto. Ci sembra discutibile sospendere il servizio per motivi di assembramento, ma certo la questione economica esiste perché il prezzo di acquisto è più alto di quello di vendita”.

Il direttore generale tiene a sottolineare anche un altro aspetto importante relativo alle mascherine: “L’acquisto e la vendita avvengono solo a fronte di ordini di quantità importanti e a un prezzo che non è certo quello di 38 centesimi come viene riferito da molti media. Il pagamento deve essere anticipato, altrimenti la consegna non viene effettuata. Gli imprenditori, d’altra parte, hanno nei loro magazzini quantità importanti di mascherine pagate una certa cifra. Non possono abbassarla solo perché è stato firmato un decreto“.

Elena Campostrini aggiunge: “Noi ci siamo uniformati fin dal giorno successivo al proclama perché di proclama si deve parlare visto che in televisione è stato evidenziato il prezzo delle mascherine a 50 centesimi non citando quasi mai l’Iva. Abbiamo scelto di procedere con buon senso, ma nella speranza che la problematica fosse chiarita da Domenico Arcuri. Sulla base di un protocollo firmato pochi giorni fa, il commissario si è impegnato a restituire una parte del denaro speso in più. Speriamo che tutte le farmacie riescano ad avere qualcosa indietro”. “Con questo comportamento non volevamo ledere l’immagine della farmacia”, precisa Marinella Puccio.

A proposito di mascherine. Impossibile non parlare di quelle gratuite distribuite da lunedì 20 aprile presso 1.150 farmacie e 230 supermercati della Toscana. La Regione Toscana, infatti, ha chiuso due accordi, validi per trenta giorni e con possibilità di proroga. Il primo con Federfarma e Cispel Toscana. Il secondo con le aziende della grande distribuzione: Coop Il Tirreno, Coop Firenze, Federdistribuzione, Conad, Esselunga, Lidl e Carrefour. I problemi di distribuzione non mancano perché tante persone non le hanno ancora ricevute. La Regione Toscana – esordisce Marinella Puccio – ha sottoscritto con le farmacie pubbliche e private un accordo in cui sono definite, attraverso una piattaforma online, le modalità di consegna alle farmacie e di distribuzione ai cittadini. In questa fase le mascherine sono assimilate ai farmaci. Per il mese di aprile il fabbisogno per cittadino è stato stimato in cinque mascherine per residente. Dal primo maggio il fabbisogno è salito a una mascherina al giorno. Trenta mascherine per ogni assistito. Le farmacie ricevono in maniera automatica un quantitativo che non sappiamo come venga stimato. Il farmacista si collega alla piattaforma e, grazie alla tessera sanitaria del cliente, scarica le mascherine. Purtroppo non c’è la garanzia di soddisfare tutti. C’è chi ha fortuna e chi no. Se uno vuol essere sicuro di prenderla, si mette in fila davanti alla farmacia. L’ultimo, però, potrebbe restare a bocca asciutta perché mancano modalità precise di distribuzione“. Elena Campostrini evidenzia le criticità d’erogazione nei centri commerciali: “Il problema principale è che nella grande distribuzione sono state consegnate molte più mascherine rispetto a quanto avvenuto nelle farmacie. Soprattutto la modalità di distribuzione non prevede la tessera sanitaria. Quindi se una persona, ad esempio, va due volte al centro commerciale in una giornata, potrebbe prendere due pacchetti di mascherine, mentre un’altra potrebbe restare a mani vuote”.

Insomma, il concetto è chiaro: è caccia alla mascherina. Ma i dispositivi di protezione quando vengono consegnati alle farmacie? “Generalmente nel primo pomeriggio, intorno alle 15-15.30. Nella farmacia comunale 1 in via Cavallotti abbiamo affisso un cartello per i clienti, sottolineando che si tratta di una tendenza e non di una regola fissa e precisa“.

Le conseguenze economiche dell’emergenza Coronavirus sono gravi anche per le farmacie comunali. Con il direttore generale e l’amministratrice unica abbiamo parlato anche di questo argomento. “A marzo – spiega Marinella Puccio – l’azienda non ha avuto grosse perdite a livello di fatturato. Ad aprile, invece, il crollo è stato notevole, soprattutto per le farmacie del Centro Sesto e dell’Esselunga. Il maggior afflusso di cittadini nelle sei farmacie periferiche non è stato sufficiente a pareggiare ciò che è stato perso nelle strutture all’interno dei due centri commerciali“.

Mediamente di quanto è diminuito l’afflusso di clienti nelle farmacie? La dottoressa Marinella Puccio è chiara: “Numericamente non si può fare un paragone tra il periodo pre Covid e l’attuale. E’ cambiato il tipo di domanda. All’inizio dell’emergenza i clienti chiedevano prodotti che non avevamo, come le mascherine, e quindi il numero di ingressi non era proporzionale al venduto. In termini percentuali, le farmacie nei centri commerciali hanno avuto una contrazione media del 25-30% del fatturato, mentre quelle periferiche hanno registrato un incremento medio del 10-15%“.

STEFANO NICCOLI

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