Torna l’appuntamento con la rubrica settimanale “Per altre vie” dedicata alla psicologia e curata da Emanuela Eboli. Se questi giorni ti stanno mettendo a dura prova, se hai bisogno di qualche piccolo consiglio per alleggerire e rendere più serene le giornate e il rapporto con i tuoi figli o se vuoi offrire una tua riflessione, la tua esperienza perché possa essere di aiuto a chi ci legge puoi scrivere a [email protected]. Gli articoli saranno pubblicati tutti i mercoledì.
“Anche in Italia, come già era successo in Cina, la quarantena imposta dal Coronavirus ha portato tante coppie a vivere una convivenza forzata, mettendo in crisi molte relazioni.
Probabilmente queste relazioni erano già precarie prima ma la vita frenetica pre – lockdown, la possibilità di essere impegnati per molto tempo fuori casa, la gestione delle attività dei figli, eventuali storie extraconiugali, hanno contenuto molto quelle crisi. La convivenza forzata invece ha fatto emergere gli attriti, i disaccordi, i fastidi e ha aumentato i conflitti. È pur vero e dobbiamo assolutamente farlo presente, che questa pandemia è stata fonte di stress per tutte le famiglie: le ansie generate dalla paura del contagio, i problemi lavorativi ed economici, i ridotti spazi vitali necessari ad ogni individuo e ad ogni coppia e la gestione h24 dei figli ha messo tutti a dura prova e la tensione qualche volta può aver raggiunto livelli molto alti.
E allora come è possibile comprendere se il malessere di coppia che si sta vivendo è la manifestazione di una crisi familiare che era già in atto o se invece è il riflesso sulla famiglia della crisi sociale che stiamo vivendo? Come capire se stiamo nell’uno o nell’altro caso?
Come ci insegna la letteratura scientifica (vedi “Terapie non comuni” J. Haley 1973) la famiglia è a tutti gli effetti un organismo vivente e come tale nasce, cresce, si evolve e muore, attraversando fasi di transizione ben definiti: l’incontro con il partner e il corteggiamento, la formazione della coppia, la nascita dei figli, la loro pubertà, l’uscita dei figli dalla famiglia e l’ingresso dei genitori nella terza età, la coppia nell’età anziana. Nel corso della sua esistenza la famiglia si trova ad affrontare una serie di eventi e trasformazioni che comportano una ristrutturazione dei rapporti familiari e dei confini interni ed esterni e che richiedono inoltre una sintonizzazione emotiva, in assenza della quale la stabilità della coppia è minata.
Gli eventi che richiedono una transizione da uno stato al successivo possono essere appunto normativi, cioè attesi (la nascita di un figlio, la morte di un parente anziano, ecc.) e paranormativi, (la morte di un familiare in giovane età, la perdita del lavoro, un trasferimento…una pandemia).
È quindi opportuno ritenere che il lock-down inevitabilmente abbia inciso sugli equilibri familiari e che lo abbia fatto anche pesantemente.
Per comprendere quindi se la coppia sia davvero “arrivata alla frutta” o se vi siano margini di recupero del rapporto, è necessario sicuramente prendersi un po’ di tempo prima di affrettarsi a fare richiesta di separazione. In questi giorni di “ripresa” è necessario osservare e osservarsi, aprirsi al dialogo con le proprie emozioni, quelle emergenti e quelle che fanno fatica ad emergere. È necessario valutare quanto lo stress di questo lungo periodo abbia inciso sul proprio malessere e quali invece siano o potrebbero essere le emozioni con cui probabilmente più volte si è rimandato il confronto. È poi fondamentale valutare se vi siano e quali siano le risorse familiari su cui poter lavorare come coppia per cercare di recuperare il rapporto. In taluni casi sarà necessario farsi aiutare da uno specialista.
Laddove invece la famiglia viveva già in equilibrio precario, questa quarantena ha solo slatentizzato malesseri preesistenti. In questi casi è molto probabile che le richieste di separazione avviate, porteranno ad una separazione effettiva della coppia.
La separazione è un processo dinamico, che può essere vissuto dai due partners in maniera differente; spesso infatti la separazione fisica e la separazione legale possono non coincidere con la separazione affettiva e ciò può accadere per entrambi i coniugi/compagni o solo per uno dei due.
Nelle situazioni più conflittuali tutto diventa particolarmente doloroso e dannoso, soprattutto se sono presenti dei figli; i conflitti inevitabilmente coinvolgono anche loro. Questo accade anche nelle famiglie non separate: tanti sono infatti i bambini che vivono situazioni di alta conflittualità (violenza psicologica) se non addirittura di violenza fisica e che appartengono a famiglie solo apparentemente unite.
Vediamo allora quali sono, in base alla loro età, i bisogni dei bambini e cosa accade loro quando si trovano a vivere la separazione conflittuale dei loro genitori:
Nella prima infanzia i bisogni del minore sono quelli di: Accudimento, di Protezione, di Sicurezza, di Relazione con un “adulto affettivo” sufficientemente buono. Queste attenzioni devono avere la caratteristica di continuità, stabilità e certezza. Il bambino figlio di genitori separati conflittuali vive nell’insicurezza costante, nella minaccia della perdita, che manifesta non di rado con regressioni, sintomo di quel bisogno accentuato di accudimento e di base sicura.
Nel periodo della seconda infanzia, età che coincide con la scolarizzazione, il bambino impara a strutturare il suo comportamento e i suoi pensieri, secondo schemi e regole. Si relaziona adesso con un “adulto (più) normativo”, che deve saper contenere le sue ansie. Le paure dei bambini non sono più, in questa fase, tanto legate ad una paura “abbandonica”, quanto alla gestione di una situazione imprevista, che necessita di una nuova lettura. Il figlio di genitori separati, in questa fase evolutiva, ha l’esigenza di essere accompagnato e istruito nella ristrutturazione dell’assetto della propria famiglia. Ha inoltre bisogno di essere sollevato dal senso di colpa di essere in qualche modo lui responsabile di quanto accade ai suoi genitori; questo pensiero è l’unica spiegazione che il bambino può darsi per trovare una causa agli eventi che lo travolgono.
Anche nella seconda infanzia può manifestarsi un sintomo difensivo, che spesso coincide con una somatizzazione. In questo caso il sintomo è l’espressione di un bisogno inespresso di contenimento delle proprie ansie, il bisogno di essere tranquillizzati sul cambiamento in atto.
Nelle fasi successive, quelle della preadolescenza e dell’adolescenza, il ragazzo si trova a dover fare i conti con lo sviluppo della propria identità, per quel processo di separazione-individuazione che lo vede contrapporsi alle figure genitoriali. Lo stile interpretativo in questo periodo è quello del tutto/nulla, della delusione/idealizzazione; nei confronti di se stesso e dei propri genitori vi può essere infatti un abbassamento o, al contrario, un innalzamento, eccessivo dei livelli di stima.
I ragazzi hanno quindi bisogno di essere sostenuti nel loro processo di separazione/individuazione, hanno bisogno di una equilibrata rivisitazione delle immagini genitoriali e di una nuova loro ricollocazione; hanno bisogno di essere ascoltati, di non essere vittime di proiezioni da parte dell’adulto. La separazione dei genitori, quando si è nella fase preadolescenziale, può indurre i ragazzi ad agire spinti da un bisogno riparatore che porta spesso ad una repentina adultizzazione. I ragazzi, figli di genitori separati, in questa fase rischiano di essere triangolati con richieste più o meno esplicite di alleanza e ogni loro tentativo di crescita e di autonomia, se interpretato dai genitori come rifiuto dell’uno a favore dell’altro, metterà in crisi il pensiero che egli ha costruito o costruirà su di sé e sulla vita che lo circonda.
Il malessere e la conflittualità che coinvolge la coppia, separata e non, ricade pesantemente sui figli e inoltre impedisce alla coppia genitoriale di cooperare nei compiti di cura e di educazione. Nelle famiglie separate i figli a volte diventano proprio il tramite attraverso il quale esercitare il conflitto ai danni dell’altro.
Quando i partners non si amano più e quando le distanze sono irrecuperabili è giusto separarsi ma è anche giusto provare a farlo “bene”, avendo cura di guardare ai bisogni dei figli.
In piena crisi non è così semplice e allora in questi casi è consigliato intraprendere un percorso di mediazione familiare”.
EMANUELA EBOLI