5 maggio 1898 – Moti del pane

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Firenze 365, la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore del libro omonimo edito da apice Libri 

Fatti e aneddoti legati alla storia della città di Firenze raccontati giorno per giorno

Un aiuto per conoscere la nostra semenza e per intuire il nostro futuro.

Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti
me per seguir virtute e canoscenza   (Dante, Inferno, canto XXVI)

5 maggio 1898 – Moti del pane

In questo viaggio nella storia di Firenze lungo 365 giorni, in qualità di fiorentino, ma di Sesto, mi sono concesso alcune divagazioni che riguardano il paese dove vivo fin dalla nascita.
Lo so, noi fiorentini di Sesto, rispetto agli abitanti della città del fiore, abbiamo meno storia alle spalle. Meno glorie da racontare. Siamo meno raffinati. Non mangiamo la bistecca e neppure il lampredotto, ma le budella di maiale. Non siamo depositari del sapere dei grandi di Firenze,  e, anzi abbiamo solo l’impenitenza del nostro Pinocchio. Eppure siamo protagonisti di una storia non meno nobile, quella che si costruisce giorno per giorno.

La storia che vado a raccontare è proprio l’emblema di una quotidianità che viene spezzata da un semplice rincaro del pane e poi sfocia in una tragedia.

 

Nel 1898, a causa delle gravissime condizioni sociali, in varie zone d’Italia scattarono, numerose e spontanee, proteste di piazza alle quali lo Stato rispose con la forza. La crisi economica determinata dalla sciagurata campagna d’Africa culminata con la sconfitta di Adua, aveva determinato l’aumento del prezzo del pane da trenta a trentanove centesimi il chilo provocando effetti disastrosi sulle classi meno abbienti.

Iniziarono così quelle che Napoleone Colajanni definì le proteste dello stomaco. I fatti più gravi accaddero a Milano, dove il governo guidato da Antonio di Rudinì proclamò lo stato d’assedio e il generale Bava Beccaris, commissario straordinario, ordinò addirittura di sparare sulla folla con i cannoni. Provocò un centinaio di vittime.

Ancor prima di quei fatti a Sesto Fiorentino durante una protesta contro il rincaro del pane davanti al Municipio, l’esercito regio aveva sparato sui manifestanti causando la morte di quattro persone.

All’inizio di maggio il pane era aumentato ancora di tre centesimi. Ciò aveva indotto le donne sestesi a muoversi in corteo con i bambini in braccio verso piazza del Comune. La manifestazione fu sciolta dal delegato Avallone già nella mattinata di quel 5 maggio 1898 ma le donne, risolute nel voler il pane al prezzo giusto, si diressero verso i forni. Solo un fornaio, Enrico Giolli, distribuì gratis pane e pasta. Tutti gli altri risposero negativamente. Il forno di via Vittorio Emanuele addirittura abbassò la serranda.

Intorno alle 19, dopo una giornata di inutili trattative, la manifestazione riprese vigore per l’arrivo degli operai della Manifattura di Doccia. L’arresto, da parte dei carabinieri sopraggiunti da Firenze, di Pilade Barducci e di Cesare Biagiotti esasperò gli animi della folla che ne pretendeva il rilascio. Le forze dell’ordine decisero allora di porre fine alla manifestazione con una reazione esagerata e senza senso: dopo tre squilli di tromba i gendarmi iniziarono a sparare sulla folla.

Sul selciato rimasero: Odoardo Parigi, operaio della Ginori, Anilina Banchelli, trecciaiola, Raffaello Mannini, mugnaio e Delio Contini, un bambino di nove anni figlio di un macchinista delle ferrovie. Tanti furono i feriti. Molti di questi erano stati colpiti alla schiena.

Ai fatti seguì un clima di terrore. Giuseppe Pescetti, primo deputato socialista eletto in Toscana nel 1897 proprio grazie ai voti dei sestesi, fu colpito da mandato di cattura e, nonostante la sua qualifica di parlamentare, fu costretto ad espatriare in Francia. Fu accusato di aver causato i moti, ma in realtà aveva solo dimostrato che si era sparato senza preavviso sulla popolazione in fuga. Fu condannato a dieci anni.

Intanto a Sesto il consigliere comunale Pilade Biondi respinse ogni accusa contro il Partito Socialista e preparò un programma politico che, anche in memoria dei morti del 5 maggio, lo portò alla vittoria alle elezioni amministrative del 1899. Fu il secondo sindaco socialista della Toscana.

Daniele Niccoli

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