L’Università degli Studi di Firenze ha presentato i primi dati del progetto di monitoraggio dell’aria a Settimello, realizzato in collaborazione con l’Amministrazione Comunale per valutare l’incidenza delle emissioni e le principali sorgenti. Valori nei limiti e in linea con i dati di zona di Arpat.
“Si aspetta il report ufficiale, ma i dati forniscono un quadro chiaro delle emissioni in quella zona – ha commentato l’Assessore all’Ambiente Irene Padovani -, confermando il fatto che i valori sono in linea con quelli di tutta l’area fiorentina. Riguardo alle sorgenti delle emissioni, le principali cause sono la combustione di biomassa per il riscaldamento delle abitazioni (caminetti e stufe) e il traffico veicolare. L’industria incide per una percentuale molto bassa”.
Si conclude così il monitoraggio della qualità dell’aria a Settimello, promosso dall’Amministrazione con due distinti progetti: la centralina mobile di Arpat, che ha coperto determinati periodi nelle varie stagioni e la centralina dell’Università di Firenze che è rimasta in zona da giugno 2020 a giugno 2021, raccogliendo 200 campioni. Rimane invece attivo il biomonitoraggio tramite l’analisi dei licheni.
“L’indagine era nata per fornire un quadro scientifico alle segnalazioni dei cattivi odori – ha concluso Padovani -. Da quanto annunciato non si notano particolari correlazioni tra le sorgenti identificate e le segnalazioni dei cattivi odori. Inoltre, le segnalazioni non corrispondo a valori elevati nella concentrazione del PM10”.
I valori di concentrazione del PM10 sono in linea con quelli trovati in altre centraline ARPAT dell’area di Firenze-Prato: in un anno si sono avuti 26 giorni di sforamento del limite di 50 mg/m3, che in un anno non deve essere superato più di 35 giorni. I superamenti sono tutti nel periodo invernale, a causa sia dei riscaldamenti domestici con biomassa che delle condizioni meteo, che favoriscono la concentrazione di particolato. I metalli sottoposti a normativa (Pb, As, Ni, Cd) sono tutti ampiamente sotto i limiti di legge.
Le principali sorgenti di PM10 sono risultate la combustione per il riscaldamento domestico con biomassa, il traffico veicolare e un dato chiamato “suolo urbano”, composto essenzialmente da polveri di origine antropica. Durante l’anno le principali sorgenti sono così suddivise: combustione 20%; traffico 14,5%; suolo urbano 19,1%; industria 5,3%. Nei giorni di sforamento la percentuale del riscaldamento domestico con biomassa sale sensibilmente: combustione 34,3%; traffico 12%; suolo urbano 21,6%; industria 8,1%.
Tutti i dati raccolti, sia da Arpat che dall’Università, saranno presentati alla cittadinanza in un’assemblea pubblica, insieme ai progetti che l’Amministrazione metterà in campo per mitigare ancora le emissioni.
Comune di Calenzano