Firenze 365, la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore del libro omonimo edito da apice Libri
Fatti e aneddoti legati alla storia della città di Firenze raccontati giorno per giorno
Un aiuto per conoscere la nostra semenza e per intuire il nostro futuro.
Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti
me per seguir virtute e canoscenza (Dante, Inferno, canto XXVI)
3 dicembre 1910 – Nasce l’Associazione Nazionalista Italiana
In seguito alla sconfitta di Adua, che segnò la fine della carriera politica di Francesco Crispi, nella società italiana iniziarono a diffondersi le idee nazionaliste. Il nuovo movimento dichiarò subito la netta contrapposizione all’ ideologia socialista, definita, peraltro, codarda e ignobile, e crebbe grazie al dibattito che si sviluppò su riviste come Il Tricolore di Mario Viana e Il Leonardo di Giuseppe Prezzolini e Giovanni Papini. Suo leader politico fu Enrico Corradini, scrittore della provincia fiorentina che si proponeva come obiettivo il riscatto della nazione attraverso una politica espansionista che considerava necessaria non solo a garantire lavoro agli italiani, ma, amche ad acquisire onore nazionale.
Abbiamo dovuto, finora subire l’ingiustizia della natura, perché noi ervamo pochi e gli altri erano molti, noi eravamo divisi e gli altri erano uniti. Ora anche noi siamo uniti, anche noi siamo diventati molti, e abbiamo raggiunto, e abbiamo sorpassato gli altri. Ora reclamiamo anche noi il nostro posto al sole. Lo reclamiamo perché è giusto che anche a noi sia dato dopo tante sofferenze e miserie (Enrico Corradini)
Nel 1910 convocò il primo congresso del movimento nazionalista italiano che riunì circa 300 delegati e decretò la costituzione della nuova Associazione. Il congresso si tenne dal 3 al 5 dicembre 1910 a Firenze nella sala dei Dugento in Palazzo Vecchio. Corradini sostituì il concetto marxista della lotta di classe con quello di lotta fra nazioni. Non più rivendicazioni economiche, ma azioni volte a conferire grandezza alla Patria e onore alla Nazione. Tali obiettivi potevano essere raggiunti solo attraverso la guerra strumento in grado anche di rigenerare il vuoto morale in cui il liberalismo aveva condotto il Paese.
Il nazionalismo susciti in Italia la volontà della guerra vittoriosa.
È superfluo avvertire che la nostra guerra non è un precipitarsi alle armi, e che la nostra guerra vittoriosa non è un’ingenuità poetica, o profetica, ma un ordine morale. Noi, insomma, proponiamo un “metodo di redenzione nazionale” e con un’espressione riassuntiva e concentrata la chiamiamo “necessità della guerra (Enrico Corradini)
In virtù delle loro convinzioni, i nazionalisti furono i maggiori sostenitori della guerra per la conquista della Libia nel 1911 e dell’intervento italiano nella prima guerra mondiale nel 1915. Nel 1922 Corradini traghettò l’Associazione nazionalista Italiana nel Partito Fascista. L’operazione gli valse un seggio in senato, ma anche il rapido oblio. Il nuovo regime non lo vide mai protagonista.
Daniele Niccoli
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