A seguito della terribile alluvione che ha colpito la Piana tra Firenze e Pistoia il circolo di Sinistra Italiana di Sesto Fiorentino esprime profondo cordoglio per le vittime.
Molti attivisti del circolo hanno dimostrato la loro vicinanza alle tante famiglie che hanno subito danni alle abitazioni e alle attività commerciali partecipando a vario titolo alle azioni di supporto e di aiuto alla popolazione.
Le ore della paura e delle lacrime, non sono ancora alle spalle ma alcune riflessioni sono d’obbligo.
Questo nostro Paese è, contemporaneamente, quello bello della solidarietà e dei giovani con la pala in mano, e quello del continuo stato di emergenza che poi non viene governato in maniera seria quando l’allarme è passato.
Nel passaggio, sempre più breve da una catastrofe all’altra, ci accontentiamo di chiedere lo stato di calamità, a rimediare, se va bene, ai danni provocati dal flagello senza mai mettere mano a una seria politica di salvaguardia del territorio.
La nostra povera Piana nei giorni scorsi è stata colpita da una violenta alluvione. Precipitazioni di entità mai viste. Non a memoria d’uomo, si poteva dire fino a qualche tempo fa, ma ormai questi fenomeni eccezionali si manifestano con una frequenza così elevata che è prossimo il punto a partire dal quale non si potrà più dire che siano anomali.
Eppure, anche senza scomodare la comunità internazionale che pure è la maggiore responsabile del cambiamento climatico, anche qui nella nostra povera Piana solo pochi provano almeno a immaginare un modello di sviluppo diverso. Un modello in cui parole come ‘consumo di suolo zero’ abbiano un reale significato.
Sarà così anche dopo questa sciagura.
Appena dismessi i giubbotti della Protezione civile e reindossate le cravatte si tornerà, vedrete, a parlare di aeroporto e non di argini.
Si parlerà di una striscia di asfalto lunga due chilometri posizionata dove oggi ci sono campi completamente allagati e non di cura del territorio.
Neanche la rottura dell’argine del Fosso Reale, che è impattato del progetto del nuovo Aeroporto, creerà ripensamenti.
Scompariranno laghi che servono da naturali casse di espansione.
Eppure, dicono, l’aeroporto s’ha da fare.
In nome di un turismo soffocante che ha già ucciso il centro di Firenze parleremo della vigna sul tetto del terminal e non del dissesto idrogeologico cui porre rimedio.
In nome degli interessi di pochi andremo (andranno) avanti con il progetto scordandoci che la priorità sarebbe mettere in sicurezza definitiva gli abitanti di Campi Bisenzio, Prato, Montemurlo, Seano, Vinci e di tutti gli altri Comuni a rischio.
Non è forse giunto il momento per un ripensamento globale e per l’inaugurazione di una politica che guardi meno agli interessi economici e di più alla vita e alla sua qualità?