Sesto giorno per giorno la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore del libro Sesto una bella storia e Sesto Fiorentino, i giorni della nostra storia
Un aiuto per conoscere la nostra semenza e per intuire il nostro futuro.
La casa sul confine dei ricordi,
la stessa sempre, come tu la sai
e tu ricerchi là le tue radici
se vuoi capire l’anima che hai (Francesco Guccini)
Sesto giorno per giorno
31 maggio 2002 – Restauro della Madonna del Piano
Durante il lungo periodo della dominazione romana il territorio della Piana fiorentina fu sottoposto a centuriazione, vale a dire alla suddivisione in appezzamenti di terreno di ugual estensione. La centuria era un quadrato dal lato pari a 710 metri.
Le tracce della centuriazione sono ancora evidenti nella piana di Quinto. Basta guardare l’andamento delle vecchie strade che s’intersecano perpendicolarmente: via del Termine, via dei Giunchi, via del Rimaggio (parallele al cardo) e via Bruschi e via della Madonna del Piano (parallele al decumano). In seguito alle invasioni barbariche tutta l’area più a sud del territorio di Sesto fu abbandonata e si trasformò in un gigantesco acquitrino. La prima zona a ripopolarsi fu l’area di San Lorenzo al Prato intorno al XII secolo. Lo testimoniano le sei case torri ancora presenti della zona che potrebbero rappresentare i residui di un complesso difensivo appartenuto alla famiglie guelfe Fastelli-Petriboni smantellato dopo la vittoria dei ghibellini a Montaperti nel 1260. Con la bonifica del 1280 l’agricoltura tornò a svilupparsi anche nel resto dell’area. E’ a questo periodo che risale la leggenda della Madonna del Piano: un contadino intento ad arare i campi nella zona di Pelacane dovette interrompere la sua attività perché i buoi che tiravano l’aratro improvvisamente si erano fermati e caduti in ginocchio. Pensando che avessero incontrato un ostacolo, si precipitò a rimuovere la terra davanti a loro. Grande fu la sua sorpresa quando rinvenne nel terreno una tavoletta con l’immagine della Madonna. L’episodio fece scalpore e, come spesso succedeva in questi casi, fu deciso di costruire un tabernacolo per conservare l’immagine sacra. Non si conosce il destino della vecchia tavoletta, ma di certo alla fine del XIV secolo era già stata sostituita da un affresco, La Vergine in trono con il bambino e quattro angeli. Si tratta di un dipinto in stile gotico con il bambino raffigurato con un uccello nella mano. Immagine cha rappresenta l’anima salvata. All’inizio del XVII secolo la famiglia Lapini acquistò villa Valdirose nell’attuale via Mario Lazzerini e, tra il 1616 e il 1622, si preoccupò anche di trasformare l’antico tabernacolo nell’oratorio tuttora presente all’incrocio tra via dei Giunchi e via della Madonna del Piano.
La bonifica medicea e la riforma dell’agricoltura voluta dai Lorena determinarono un netto miglioramento delle condizioni dell’area e così la zona iniziò a popolarsi. Numerosi casolari sorsero in prossimità della villa e dell’oratorio e si venne a creare una vera e propria comunità. In tempi più recenti le chiavi della Madonna del Piano, dove nel mese di maggio venivano intonate le preghiere in onore della Vergine, furono affidate alla famiglia Barsi, che occupava la parte più povera della villa Valdirose, e alla famiglia Balli che abitava nella colonica più a sud. Si trattava di contadini così come quelli che abitavano la maggior parte delle altre abitazioni della zona. Picchi, Pecchioli, Palchetti, Bini, Nannicini, Sarri e Cecchi i nomi di quelle famiglie. Immediatamente a nord del casolare dei Sarri fin dal 1678 vi erano poi le case ricavate da un agglomerato che era stato proprietà delle monache benedettine di Sant’Ambrogio e che, nella seconda metà del Novecento, ospitarono anche il vostro scriba.
Alla fine del secolo tutta l’area fu acquisita dall’Università degli Studi di Firenze e così il borgo contadino divenne, suo malgrado, parte del Centro del sapere. E mal gliene colse perché in questa occasione architetti e costruttori non hanno certo espresso il meglio delle loro doti. Basti vedere come sono ridotte le coloniche che furono dei Sarri (oggi Cus) e dei Balli e l’ultima parte di via Mario Lazzerini.
Unica eccezione è proprio il vecchio oratorio della Madonna del Piano, che, entrato a far parte del patrimonio universitario, è stato restaurato nel 2002 con il contributo della Cassa di Risparmio di Firenze.
Daniele Niccoli