Durante il congresso fondativo di Sinistra Italiana svoltosi a Rimini, il sindaco di Sesto Fiorentino, Lorenzo Falchi, ha parlato così:
“I contributi che si sono succeduti mi fanno sentire di far parte di una comunità che non discute di sé stessa, ma di ciò che succede nel mondo. Sento di far parte di una comunità che si interroga su quali risposte dare e non solo di fare un’analisi di ciò che succede intorno a noi. Quando parliamo di economia finanziaria, non parliamo di robe che interessano solo Francoforte, Parigi, Bruxelles o Londra. I riflessi li vediamo anche sul nostro territorio. La città di cui sono sindaco ha un’azienda conosciuta in tutto il mondo, la Richard-Ginori. Negli ultimi anni quest’azienda ha subìto il peggio del capitalismo italiano, ha vissuto un fallimento, ma grazie alle lavoratrici e ai lavoratori ha avuto la forza di rialzarsi. I terreni e lo stabilimento, però, non sono di proprietà dell’azienda, ma tramite un’operazione immobiliare e finanziaria sono proprietà di un fallimento e di alcune banche. Il paradosso è che le lavoratrici e i lavoratori di Richard-Ginori, così come di qualsiasi altra azienda del nostro Paese, pagano ogni mese un contributo per salvare quelle banche che, però, sul territorio non fanno quell’operazione di sostegno all’economia reale.
A chi sta vivendo la crisi sulla propria pelle non interessa la discussione che noi, forse sbagliando, avremmo potuto fare sulle alleanze, sulle alchimie e sul modo di fare il nostro percorso. Alle persone più deboli della società interessa quali risposte e speranze diamo per i loro bisogni quotidiani. Nei vari contributi che si sono succeduti ho sentito la voglia di dare queste risposte, per questo sono orgoglioso di far parte di questa comunità e di iniziare questo nuovo percorso.
Quasi un anno fa abbiamo iniziato il percorso che ci ha portato a vincere le elezioni. Un percorso bello che ci ha permesso di mettere insieme relazioni con la città, un’idea forte di cambiamento e di politica fatta di buone pratiche e di risposte alla parte più debole della nostra società. Lo abbiamo fatto non parlando di noi stessi, non rinchiudendoci nelle stanze, ma delineando la nostra idea di città. Il più grande errore che potremmo fare adesso è di fare una discussione stantia sul come dovremmo presentarci, se con una lista o con un’altra. Parliamo di ciò che interessa alle persone. Ci dobbiamo augurare che il nostro sia un viaggio lungo, fatto di relazioni e di strumenti per cambiare la società della quale non solo noi abbiamo bisogno, ma tutto il Paese ha bisogno“.
STEFANO NICCOLI