Corsi di autodifesa femminile, Camilletti (Lega): “Provvedimento bocciato in consiglio, ma io vado avanti”

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Al consiglio comunale di Campi Bisenzio del 18 ottobre 2018 la capogruppo Lega Claudia Camilletti  ha presentato la mozione (che doveva essere già discussa a settembre ma che si è rinviata per mancanza di tempo ai precedenti consigli) che poteva offrire alla P.A. uno spunto per contribuire alla causa (sicurezza) offrendo gratuitamente degli strumenti che potrebbero salvare una donna da una eventuale aggressione.

 

“Già in precedenza ho cercato di  spiegare la motivazione per la quale effettuare corsi di autodifesa femminile (gratuiti). Il trend delle violenze sulle donne, sia domestiche che esterne, è purtroppo costantemente in crescita e molti comuni hanno scelto di organizzare corsi gratuiti di autodifesa personale sotto la guida di esperti e qualificati istruttori. Il women’s defense system è un concetto di difesa personale femminile che si svolge nel rigoroso rispetto della legislazione italiana. Il suo principio cardine è quello di ricercare la semplicità e l’efficacia nella situazione di legittima difesa. In poche parole un corso di autodifesa femminile che serva per imparare a disarmare un eventuale aggressore, difendersi in caso di minacce con un coltello e a conoscere le principali tecniche antistupro (oltre a difendersi dalle violenza domestiche). Purtroppo la mia mozione è stata bocciata dalla maggioranza.

 

Tra le molteplici motivazioni di diniego è che ‘la violenza genera violenza’ e che non dobbiamo creare con l’attivazione di questi corsi allarmismo (tutto a verbale) oppure che non si può imparare in poche lezioni e che a Campi non vi sono episodi così importanti da giustificare tale corso (perché Campi, aggiungo, è sicura?) Ora che corsi di autodifesa femminile generino violenza e creino allarmismo mi pare una assurdità. Il Sindaco Fossi però pubblicamente ha dichiarato di aver bocciato la mozione (riporto testuali parole) ‘sostenendo che occorra, piuttosto che spostare l’attenzione sul tema prettamente fisico di una difesa personale, continuare a sensibilizzare il tema della violenza sulle donne partendo dalla prevenzione, dal rispetto, dall’educazione civica, offrendo eventuali percorsi educativi, dibattiti atti a rendere consapevole la persona che commette la violenza, andando ad agire perciò sulle cause e fornendo soprattutto supporti psicologici’. 

 

Secondo me nessuna cosa esclude l’altra e non vedo perché il corso di autodifesa non si possa effettuare. Una precisazione però la voglio fare: nel marzo 2014 (ma anche altre volte) il comune di Campi ha patrocinato un corso suddiviso in tre giornate di prevenzione e difesa della donna. Un evento gratuito per 40 posti ove si parlava di stili di vita e prevenzione. Ma oltre che teoria si effettuava pratica delle tecniche di base, prese e afferramenti (le stesse che sono state ampiamente criticate in consiglio). Ma non solo: sulla piana (da Spazio Reale, all’interno delle stesse palestre o alle dipendenti dei gigli) si sono svolti corsi di autudifesa femminile e per bambini. Lo stesso Nardella il 3 Maggio 2018 in una intervista ha dichiarato che vuole estendere dei corsi gratuiti per le donne in tutta la città (e non solo al quartiere tre) poiché Firenze è sempre in guardia contro la violenza verso le donne. Concludo – dice Camilletti – che la bocciatura alla mia mozione è stata una presa di posizione da parte della maggioranza poiché proposta dalla Lega e quindi non meritevole di passare nonostante tutto. Noi andiamo avanti e chi fosse interessato ai può corsi può contattarmi su fb in privato”.

 

Alla dichiarazione del Sindaco Fossi arriva anche la risposta di Filippo La Grassa, consigliere comunale della Lega a Campi, nonché responsabile per la Piana Fiorentina.

 

“La mozione presentata dal nostro capogruppo Claudia Camilletti sulla possibilità di effettuare corsi gratuiti di difesa personale per le donne – spiega – è stata bocciata con motivazioni che dimostrano la scarsa conoscenza del valore delle arti marziali e sport affini, discipline che – continua – educano al rispetto, insegnano l’autocontrollo e nascono come forma di difesa non violenta. La maggioranza – conclude La Grassa – parla di percorsi educativi e supporti psicologici per chi si macchia di un reato di violenza contro le donne, ma si tratta di interventi a posteriori, quando ormai il crimine è commesso. Ecco, di fronte a questo atteggiamento di empasse e finto buonismo, non possiamo restare in silenzio. Loro dicono un generico educhiamo, noi pensiamo, invece, che il primo intervento sia la prevenzione e lavoreremo per questo, mettendo in campo tutte le nostre risorse per dare alle donne un mezzo in più per le loro difesa e incolumità.”

 

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