Pranzo domestico nelle scuole di Campi, Gandola (FI): “Ecco la liberatoria per rendere operativa la libera sclete delle famiglie”

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Il pasto della mamma ha vinto la battaglia contro le mense scolastiche. Si potrebbe riassumere così la lunga diatriba che ha visto coinvolti, in questi anni, vari organi della giustizia amministrativa. Oramai, tuttavia, non c’è più alcun dubbio: il diritto alla libertà della scelta alimentare nell’ambito scolastico non può essere compresso né leso dall’autonomia organizzativa di ciascuna organizzazione scolastica ed è ora che anche a Campi Bisenzio sia garantita la libertà di scelta tra pranzo offerto dal servizio mensa e pasto portato da casa“.

Si esprime così Paolo Gandola, capogruppo di Forza Italia a Campi Bisenzio che nei giorni scorsi ha incontrato alcune mamme che intendono optare per la consumazione del pasto domestico.

Fino ad oggi l’assessore Roso ha cercato di rallentare se non del tutto ostacolare la libera scelta di queste mamme non dando loro gli strumenti necessari per rendere operativa tale scelta. Anche i presidi interpellati dalle mamme non hanno mai risposto ai quesiti sollevati. Da qui l’intervento del capogruppo Gandola che dopo alcune istanze di accesso agli atti ha distribuito, nei giorni scorsi,  alle mamme interessate il modulo di liberatoria da controfirmare e consegnare alla scuola, al Comune e al gestore della refezione per comunicare la propria intenzione di non avvalersi più della mensa a pagamento.

“Intanto facciamo chiarezza – precisa Gandola –. È stato oramai chiarito che il servizio di refezione scolastico è un servizio pubblico a pagamento, non obbligatorio, bensì liberamente accessibile previa presentazione di una domanda individuale.  L’istituzione scolastica non può più, pertanto, subordinare in alcun modo l’iscrizione al “tempo pieno” scolastico alla previa adesione al servizio mensa, poiché tale condotta contrasterebbe con il principio di gratuità del servizio di istruzione pubblica.

Parimenti, l’amministrazione scolastica non potrà neanche privare l’alunno di quella finalità socio-educativa propria dell’esperienza della mensa ovvero della consumazione del pasto domestico a scuola inteso come momento di aggregazione, condivisione e crescita della classe nella sua interezza. Ragion per cui l’unica soluzione adottabile è quella di consentire agli alunni optanti per il modulo didattico del “tempo pieno”, non aderenti al servizio a pagamento di refezione scolastica-comunale, di consumare comunque a scuola un pasto domestico preparato a casa.

Tale novità, ovviamente, impone una precisa organizzazione, dal momento che chi consuma alimenti portati da casa non dovrà interferire con chi usufruisce del pasto prodotto dalla mensa. Tutto ciò tuttavia è già stato disciplinato dalle indicazioni e dalle linee guida regionali e ministeriali sul pasto domestico consumato a scuola che prevedono che il consumo avvenga sotto lo stretto controllo degli insegnanti ed il mantenimento dei cibi deperibili dovrà essere responsabilità dei genitori tramite l’utilizzo di appositi contenitori termici.

Nonostante la materia fosse chiara a seguito di plurime sentenze, sino ad oggi, tuttavia, le scuole campigiane avevano fatto orecchie da mercante e nonostante le formali richieste delle mamme non avevano  mai risposto su quali fossero le modalità per effettuare tale scelta. 

Per tale ragione – continua Gandolatenendo conto dei moduli di liberatoria già adottati da quasi tutti i Comuni italiani, ho predisposto per le mamme interessate il modello da dover inviare per rendere operativa tale scelta. 

In questi mesi, purtroppo, non solo le mamme non hanno avuto risposte ma l’amministrazione comunale ha anche cercato in tutti i modi di far cambiare loro idea dicendo cose del tutto lontane dal vero come la necessità di dividere i bambini che optano per il pranzo da casa dal resto della classe. Il Ministero è stato chiarissimo:  chi vuole potrà portare a scuola il pranzo da casa e lo consumerà negli stessi locali destinati alla refezione scolastica, insieme ai compagni. È scritto, nero su bianco, nella nota che il Miur ha inviato agli Uffici Scolastici Regionali. 

Adesso – conclude Gandolacon la liberatoria in mano le mamme che vorranno potranno finalmente rendere operativa la loro libera scelta. Alle scuole campigiane non resta che adattarsi senza più reticenze a quanto è stato statuito dalla giustizia amministrativa e dal Ministero dell’istruzione“.

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