“Si è finalmente tenuta l’audizione della Presidente e dei membri del Consiglio di gestione dell’Accademia dei Perseveranti. Per quanto ci riguarda, continuiamo ad essere fortemente preoccupati seppur rimaniamo rinfrancati dal positivo confronto che finalmente siamo riusciti a svolgere nella sede consiliare“.
È questo il primo commento rilasciato a caldo da Paolo Gandola, capogruppo di Forza Italia a Campi Bisenzio.
“Durante la commissione, pur senza averne una copia, è stato descritto il piano economico gestionale dell’operazione dal quale è emerso che la quota più consistente (57.700 euro) degli introiti previsti per la gestione del teatro comunale Jenco sarà rappresentata da non meglio precisati contributi. E se questi contributi non raggiungessero la quota prefissata? Non c’è nessun “piano B”ma solo l’impegno a fare in modo che tutte le previsioni siano ottemperate nella realtà.
Altro questione che ci preoccupa fortemente riguarda l’aspetto occupazionale. Dalle relazione al bilancio 2017 si evidenzia come la struttura sia stata già stata messa a dura prova dal positivo aumento del numero di aperture annuale ed è quindi francamente improbabile che possano essere i collaboratori della Fondazione già operativi nella gestione del Teatro Dante di Campi a occuparsi dello Jenco, dalla direzione generale ai lavori di promozione e grafica. Non a caso, è poi emerso che dovranno essere reperiti almeno due maschere ed un custode. Questo produrrà, da un lato, un importante aggravio ad una già complicata gestione del Teatro Dante e dall’altro necessari rimborsi chilometrici del personale che farà la spola tra le due Città nonché necessità di ampliare i costi del personale per retribuire le nuove figure che vivranno in una situazione di precarietà lavorativa stante il fatto che la Fondazione, da contratto, gestirà il Teatro Jenco per non più di 15 mesi.
Ma ancora più preoccupante, per Forza Italia, è il business plan: i costi di gestione vengono stimati in 125.700 euro, coperti per il 40% da corrispettivi per gli spettacoli e per il 46% da fantomatici contributi “dei quali non siamo riusciti a sapere di più”, alla luce della quota irrisoria (2.500 euro) ascritta alla vendita di spazi pubblicitari e dell’erogazione di massimo 10.000 euro promessa dal Comune di Viareggio.
Altro aspetto da evidenziare è la particolare situazione debitoria della Fondazione, da un lato il mutuo ipotecario ancora in essere per oltre 500.000 euro e dall’altro la difficoltà, comprovata, di pagare i fornitori nei tempi congrui tipici di una sana gestione finanziaria. Dall’ultimo bilancio consolidato, infatti, risultano debiti verso fornitori per circa 238.000 euro.
Permangono dunque forti perplessità in merito all’esistenza delle necessarie garanzie di sostenibilità dell’operazione che consenta di svolgere la stagione Teatro Jenco con continuità e senza pregiudizio.
Dall’audizione, tuttavia, sono scaturite anche talune indicazioni positive, in particolare salutiamo con favore la decisione di suddividere i bilanci delle due diverse gestioni teatrali così da poter valutare in maniera più congrua i risultati economici di ognuna nonché il fatto di aver condiviso l’impegno a riaggiornarsi nei prossimi mesi così da valutare con maggior cognizione ogni sviluppo in merito alla situazione economico gestionale.
Forti perplessità, infine, sono state espresse in merito ai risultati economici derivanti dallo sbigliettamento delle produzioni e co produzioni interne del Teatro Dante. Siamo sicuri, ha chiesto Gandola, facendo riferimento allo spiacevole caso avvenuto venerdì scorso in occasione della prima de “Il Barbiere Di Siviglia”, quando il Teatro era pressocchè vuoto, che la gestione del Teatro abbia fatto tutto il possibile per centrare l’obiettivo di avere un Teatro pieno e sia stata dedicata la giusta attenzione alla pubblicizzazione dell’evento? Il rischio di voler a tutti i costi gestire due realtà teatrali distanti come il Dante campigiano e lo Jenco viareggino, è che situazioni di questo genere accadano con sempre maggiore frequenza a discapito della giusta attenzione che, invece, merita il Teatro Dante da cui l’Accademia dei Perseveranti proviene”.