Il gruppo PD – Centrosinistra Insieme si è astenuto sulla mozione relativa all’accordo con ENI, perché pur condividendo l’obiettivo della riconversione generale dell’area, non ne condivide il metodo seguito dall’Amministrazione né le criticità politiche ed etiche che questa scelta porta con sé.
Nel suo intervento, il Sindaco ha dichiarato di avere molte riserve di natura etica, ma di aver scelto di guardare ad un approccio concreto.
È una affermazione che riteniamo problematicamente rivelatrice.
Le scelte pubbliche, soprattutto quando coinvolgono soggetti industriali di rilievo internazionale, risorse economiche consistenti, ricadute dirette sul lavoro e strumenti giuridici rilevanti, non possono separare la concretezza dall’etica, né relegare quest’ultima a variabile secondaria.
Il punto cruciale che si pone a nostro avviso è il rapporto fra ENI ed il governo israeliano ed il suo coinvolgimento nell’economia del genocidio del popolo palestinese. Rapporto evidenziato da numerose organizzazioni internazionali e dalla stessa relatrice speciale ONU Albanese.
Lo stesso Sindaco, in numerose occasioni pubbliche e comunicazioni ufficiali, ha assunto un ruolo attivo e visibile di denuncia delle violazioni dei diritti del popolo palestinese, intervenendo ripetutamente sul tema, e noi ne abbiamo chiaramente condiviso gli intenti.
Il nodo non è astratto né ideologico:
questo Consiglio comunale ha votato atti formali di condanna del genocidio in corso, ha sostenuto iniziative di boicottaggio economico e ha assunto posizioni nette sul piano dei diritti umani.
In questo quadro, avviare una trattativa e rivendicare come “positivo” il fatto che l’accordo sia stato concluso proprio con ENI – azienda presente nell’elenco delle aziende da boicottare – richiede almeno una riflessione politica coerente e condivisa.
Proprio quest’ultima, la condivisione, è pesantemente mancata.
A ciò si aggiunge un elemento di particolare gravità politica e istituzionale: la scelta dell’Amministrazione di rinunciare alla costituzione di parte civile nell’ambito della transazione con ENI.
Una decisione assunta a fronte di una somma economica di cui non sono mai stati chiariti né i criteri di determinazione né le valutazioni sottostanti, e che solleva interrogativi seri sul rapporto fra interesse pubblico e chiusura del contenzioso.
La costituzione di parte civile non è un atto simbolico né ideologico: è lo strumento attraverso il quale un ente pubblico tutela la collettività, chiede l’accertamento delle responsabilità, quantifica i danni – ambientali, sanitari e di immagine – e afferma il principio che chi inquina o arreca pregiudizio risponde delle proprie azioni.
Siamo consapevoli del ruolo industriale e di servizio che ENI svolge, ma proprio per questo sarebbe stato ancora più corretto e trasparente lasciare che fosse la Magistratura a pronunciarsi, accertando eventuali responsabilità, valutando i danni d’immagine per il territorio e verificando l’esistenza di possibili danni ambientali, anziché chiudere il contenzioso attraverso una transazione che sottrae questi temi a un vaglio pubblico e indipendente.
Rinunciare alla costituzione di parte civile significa rinunciare a un pezzo di verità, a un pezzo di tutela dell’interesse collettivo e a una leva fondamentale di trasparenza.
Farne una scelta amministrativa, senza un confronto preventivo in Consiglio comunale, rappresenta un arretramento grave del ruolo dell’ente pubblico e un precedente politico che non può essere considerato neutro.
Sul piano del merito, il Sindaco ha affermato che ENI non sarebbe interessata a un progetto industriale articolato, ma esclusivamente alla realizzazione di un impianto fotovoltaico, ritenuto comunque utile anche sul piano occupazionale.
È proprio su questo punto che emergono ulteriori criticità.
Un impianto fotovoltaico, per sua natura, genera occupazione limitata nel tempo e ridotta nella fase di esercizio, e non offre di per sé garanzie né sulla stabilità dei posti di lavoro né sulla qualità dell’occupazione futura.
Nel percorso presentato non risultano impegni vincolanti né clausole chiare sulla tutela dei lavoratori oggi coinvolti, né sulla creazione di nuova occupazione stabile, qualificata e radicata sul territorio.
Si riconferma una delle nostre principali critiche: l’assenza di una visione strategica complessiva sull’area ENI, che avrebbe potuto rappresentare un’occasione per il riordino del tessuto produttivo, la delocalizzazione di attività incongrue e la costruzione di un polo industriale moderno, sostenibile e integrato con il territorio, capace anche di garantire lavoro di qualità e prospettive occupazionali durature.
Anche sul piano economico, il Consiglio è stato chiamato a pronunciarsi senza un reale confronto preventivo: né sulla determinazione dei 6,5 milioni di euro immediati, né sugli ulteriori 6,5 milioni annunciati per il futuro, né sulle basi tecniche e giuridiche che hanno portato alla scelta della transazione.
Ribadiamo: la transazione è una scelta legittima, ma è una scelta profondamente politica, e come tale avrebbe richiesto un passaggio trasparente e preventivo in Consiglio comunale, non una comunicazione a decisioni già assunte.
Per queste ragioni non abbiamo votato contro, perché l’obiettivo della dismissione è giusto e necessario.
Ma non potevamo votare a favore di un percorso che ha svuotato il ruolo del Consiglio, ridotto la Commissione speciale a sede informativa e lasciato irrisolte questioni ambientali, occupazionali, strategiche, giuridiche ed etiche.
La transizione energetica non può ridursi alla semplice installazione di pannelli fotovoltaici. Che significato ha parlare di “hub” di rinnovabili se poi ci troviamo di fronte a un impianto monoproduttivo che, peraltro, continuerà chiaramente a portare la firma di ENI, senza un progetto industriale integrato, senza garanzie concrete sul lavoro e senza un pieno presidio pubblico delle responsabilità?
Transizione energetica e conversione ecologica significano governo pubblico dei processi, coerenza politica, partecipazione democratica, tutela dell’occupazione, difesa dell’interesse pubblico e visione di lungo periodo.
Il gruppo consiliare e la coalizione politica Pd-centrosinistra insieme
Maria Arena


