Alla ricerca di Valdirose e della sua piscina

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1998 - Villa Valdirose
TutoSesto

Qualche giorno fa è stata inaugurata la piscina del Cus all’interno del polo scientifico. Grazie a questo evento è improvvisamente diventato di uso comune il nome Valdirose per indicare il luogo preciso dove sono state realizzate le due vasche che ora sono a disposizione dei cittadini.

Da vecchio abitante di una delle case che formavano il borgo trovo una discrepanza sul nome utilizzato: mentre sulle mappe e sui titoli dei giornali si legge Val di Rose, io ricordo che in prossimità della porta principale della Villa era invece scritto Valdirose.

In attesa che qualche esperto di toponomastica ci ragguagli in merito a questo dubbio terrificante, approfittiamo per spiegare a studenti e cittadini cos’era fino a pochi decenni fa il luogo che andranno visitare e frequentare. Lo facciamo grazie alla testimonianza (rivisitata) che Daniele Niccoli ha lasciato nei suoi libri.

 

Durante il lungo periodo della dominazione romana il territorio della Piana fiorentina fu sottoposto a centuriazione, vale a dire alla suddivisione in appezzamenti di terreno di ugual estensione. La centuria era un quadrato dal lato pari a 710 metri.

Le tracce della centuriazione sono ancora evidenti nella piana di Quinto. Basta guardare l’andamento delle vecchie strade che s’intersecano perpendicolarmente: via del Termine, via dei Giunchi, via Lazzerini, via del Rimaggio (parallele al cardo) e via Bruschi e via della Madonna del Piano (parallele al decumano).

 

In seguito alle invasioni barbariche tutta l’area più a sud del territorio di Sesto fu abbandonata e si trasformò in un gigantesco acquitrino. La prima zona a ripopolarsi fu l’area di San Lorenzo al Prato intorno al XII secolo. Lo testimoniano le sei case torri ancora presenti della zona che potrebbero rappresentare i residui di un complesso difensivo appartenuto alla famiglie guelfe Fastelli-Petriboni smantellato dopo la vittoria dei ghibellini a Montaperti nel 1260.

Con la bonifica del 1280 l’agricoltura tornò a svilupparsi anche nel resto dell’area.

E’ a questo periodo che risale la leggenda della Madonna del Piano: un contadino intento ad arare i campi nella zona di Pelacane dovette interrompere la sua attività perché i buoi che tiravano l’aratro improvvisamente si erano fermati e caduti in ginocchio. Pensando che avessero incontrato un ostacolo, si precipitò a rimuovere la terra davanti a loro. Grande fu la sua sorpresa quando rinvenne nel terreno una tavoletta con l’immagine della Madonna. L’episodio fece scalpore e, come spesso succedeva in questi casi, fu deciso di costruire un tabernacolo per conservare l’immagine sacra. Non si conosce il destino della vecchia tavoletta, ma di certo alla fine del XIV secolo era già stata sostituita da un affresco, “La Vergine in trono con il bambino e quattro angeli”. Si tratta di un dipinto in stile gotico con il bambino raffigurato con un uccello nella mano. Immagine cha rappresenta l’anima salvata.

Madonna del Piano 2
TuttoSesto

All’inizio del XVII secolo la famiglia Lapini acquistò villa Valdirose nell’attuale via Mario Lazzerini e, tra il 1616 e il 1622, si preoccupò anche di trasformare l’antico tabernacolo nell’oratorio tuttora presente all’incrocio tra via dei Giunchi e via della Madonna del Piano.
La bonifica medicea e la riforma dell’agricoltura voluta dai Lorena determinarono un netto miglioramento delle condizioni dell’area e così la zona iniziò a popolarsi. Numerosi casolari sorsero in prossimità della villa e dell’oratorio e si venne a creare una vera e propria comunità. In tempi più recenti le chiavi della Madonna del Piano, dove nel mese di maggio venivano intonate le preghiere in onore della Vergine, furono affidate alla famiglia Barsi, che occupava la parte più povera della villa Valdirose, e alla famiglia Balli che abitava nella colonica più a sud. Si trattava di contadini così come quelli che abitavano la maggior parte delle altre abitazioni della zona. Picchi, Pecchioli, Palchetti, Bini, Nannicini, Sarri e Cecchi i nomi di quelle famiglie.

Immediatamente a nord del casolare dei Sarri fin dal 1678 vi erano poi le case ricavate da un agglomerato che era stato proprietà delle monache benedettine di Sant’Ambrogio e che, nella seconda metà del Novecento, ospitarono anche il vostro scriba.

Insieme a lui un variegato mondo di personaggi che, per i nomi che portavano, apparivano al bambino che allora ero, quasi personaggi mitologici: Norma, Fedora, Marusca, Egidio, Ugo, Maro, Fosco, Loris, Siro, Oddino, Liman, Eugenio, Pietro, Isaia, Podrecca, Wais, Cherubino, Lola, Manola, Anita, Foscara, Ida, Albertina, Umberta, Ada, Sira, Pia, Nara, Maresca, Amelia, Rosa e, soprattutto, Corallina.

Una delle case più interessanti di Valdirose era proprio quella che oggi ospita gli uffici del Cus e il bar. Vi abitavano i Sarri, una famiglia di contadini mezzadri con un grande podere che oggi contiene le strutture sportive, comprese le due piscine.

All’epoca, tramite un cancello si faceva ingresso sull’aia sempre popolata da polli, galline, anatre e tacchini. Sulla destra c’era la concimaia, mentre sulla sinistra c’era la stalla con le mucche. Accanto a questa il granaio, ottimo nascondiglio per i nostri giochi con le cerbottane. Sempre nell’aia si trovava il gabinetto. Non aveva la porta e non era proprio uno specchio di pulizia. La casa vera e propria era molto grande ed era preceduta da un portico sotto il quale c’era anche il forno per il pane.

Nell’aia del Sarri si svolgeva annualmente il rito della battitura. 

Sotto un sole cocente gli uomini prima preparavano la bica del grano e poi gettavano quest’ultimo nella battitrice. Nel frattempo le donne imbandivano le tavole, quel giorno particolarmente ricche, soprattutto di vino. In quell’occasione si svolgeva anche la cerimonia della benedizione del raccolto. Di solito erano i frati della Castellina ad officiarla. Ricordo in particolare frate Carmelo che a volte regalava piccole Madonnine dorate.

Oggi Valdirose (intendo proprio l’ultima parte di via Lazzerini) è diventata una disordinata città universitaria. Un luogo dove  architetti e ingegneri non hanno dato il meglio. Edifici costruiti male, ripristini gestiti anche peggio, strada in pessime condizioni e parcheggi quasi inesistenti.

2014 - Valdirose
Tuttosesto

Mi auguro che la piscina possa diventare il volano del riscatto per tutta l’area. Questo, almeno, è quello che penso quando mi aggiro da quelle parti. A diciotto anni me ne sono andato lasciando grilli, lucciole, cicale e i grandi spazi verdi davanti a casa, ora dalla finestra del 203, chiusa da tempo immemorabile, vedrei solo un muro freddo che delimita gli appartamenti degli studenti mentre le vecchie case che ospitavano tanta umanità sono ormai in rovina e in parte disabitate. Mi consolo pensando che Valdirose è diventato un centro del sapere, ma quando passo davanti alla villa continuano a venirmi le  “marmeggiole”.

2014 - Valdirose - Muro del CUS
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Daniele Niccoli

 

 

 

 

 

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