Cisl Toscana: “Infrastrutture costano, ma non farle costa di più perché uccide il futuro”

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Sbloccando e portando a compimento le infrastrutture già autorizzate e finanziate in Toscana si avrebbe nei prossimi 5 anni un impatto complessivo sul Pil di circa 8 miliardi di euro e si creerebbero 116 mila posti di lavoro (23.200 all’anno) per tutta la filiera nella fase di cantierizzazione. A regime poi, gli effetti sullo sviluppo della regione sono quantificabili in un incremento di 2,7 miliardi di produzione annua e 28 mila unità di lavoro.

E’ il quadro (elaborazione Istel-Cisl su dati Istat, Irpet, Regione Toscana) tracciato nel convegno che la Cisl Toscana, insieme alle sue categorie dei settori costruzioni (Filca) e trasporti (Fit) ha organizzato oggi a Firenze ed a cui hanno preso parte anche la segretaria generale della Cisl Annamaria Furlan, i segretari generali nazionali di Fit e Filca, il presidente della Regione Enrico Rossi, i rappresentanti delle categorie economiche toscane.

Fare le infrastrutture costa, ma non farle costa di più, perché priva il Paese di opere vitali per il suo futuro” ha detto aprendo i lavori il segretario generale Cisl Toscana, Riccardo Cerza in una nota stampa. “L’arretratezza del sistema logistico-infrastrutturale pesa sull’export italiano per 70 miliardi di euro all’anno: per una regione esportatrice come la nostra è un danno grave. Un blocco dopo l’altro – ha aggiunto – continuiamo ad affondare, uccidendo il futuro. Dobbiamo cambiare passo, fare chiarezza e concentrarci innanzitutto sugli investimenti già stanziati, attivando tutti i cantieri delle grandi opere che, senza motivo, sono fermi o quasi.”

Cerza ha passato in rassegna una ad una, quantificandone il valore e l’occupazione attesa, le principali opere, già deliberate e finanziate, che attendono di essere sbloccate: terza corsia dell’A/1 e della A/11, Tirrenica, assi di Lucca, Fano-Grosseto, nodo fiorentino AV, raddoppio ferroviario Pistoia-Lucca, raddoppio ferroviario ed elettrificazione Empoli-Granaiolo, raddoppio Pontremoli-Aulla, Darsena Europa e raccordi Livorno, interventi Piombino, masterplan aeroporti Galilei e Vespucci, porto e retroporto Marina di Carrara, infrastrutture sanitarie, opere viarie minori.

Opere che permetterebbero di ridurre il pesantissimo gap infrastrutturale accumulato rispetto ai principali paesi europei e di ridare fiato al settore delle costruzioni. In Toscana l’edilizia tra il 2008 e il 2018 ha perso 28 mila addetti, 3500 imprese, il 19% della massa salari, il 48,7% dei permessi a costruire, mentre i bandi di gara sono passati da 1589 a 785. Una crisi che non si arresta, visto che anche nell’ultimo biennio (2016-2018) le Casse edili hanno visto calare ulteriormente lavoratori iscritti (-1,44%), imprese iscritti (-3,16%), ore lavorate (-3,07%) e massa salari (-0,95%).

Le principali responsabilità del blocco delle opere, ha detto Cerza, “non vanno tanto cercate nei vari comitati o associazioni di cittadini, quanto nei politici, che dovrebbero fare sintesi di interessi contrapposti, decidere e poi portare in fondo, presto e bene, le scelte e invece, troppo spesso, non sanno guardare in prospettiva al bene comune, cercando invece un consenso elettorale di cortissimo respiro: i partiti devono smetterla con questa campagna elettorale continua, estenuante, che soffoca il Paese”.

Per questo il segretario Cisl ha rilanciato con forza l’idea di “un tavolo regionale istituzionale, con il coinvolgimento del governo per un patto di fine legislatura, che si impegni a programmare, condividere e garantire le priorità necessarie per questa regione”.

Cerza si è rivolto anche alle organizzazioni imprenditoriali, sollecitando un impegno comune per la crescita: “L’esempio da seguire – ha detto – è il Patto per la fabbrica sottoscritto con Confindustria a livello nazionale. Dobbiamo fare altrettanto per le infrastrutture, per rendere più forte il nostro sistema produttivo anche fuori dalla fabbrica”.

 

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