Firenze, dal 15 settembre la mostra “Vom Weib”

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A partire dal 15 settembre fino al 30 settembre i locali del Deutsches Institut di Firenze ospiteranno una straordinaria selezione di opere incisorie di Max Klinger, Otto Greiner, Sigmund Lipinsky, Franz von Stuck, Alois Kolb, Bruno Héroux, Albert Welti, Rudolf Jettmar, Joseph Uhl, Heinrich Vogeler ed altri autori, tra i più noti maestri di una stagione ineguagliata della grafica (Griffelkunst) tra ‘800 e ‘900, sia per la perizia tecnica che per la fantasia che la caratterizzarono. Al centro della mostra è la raffigurazione simbolica dell’essere femminile visto sotto le più diverse sfaccettature: proiezione idealizzata della bellezza naturale spogliata dalle ipocrisie e dai falsi pudori, al contempo stilema di perfezione plastica e formale ispirata all’antichità e al Rinascimento, in coerenza anche con quanto lo stesso Klinger affermava, definendo il nudo “alfa ed omega di ogni stile” nel suo trattato Malerei und Zeichnung; la donna vista come incarnazione di amore e armonia, ma anche creatura pericolosa, perversa e tentatrice che porta l’uomo alla perdizione, secondo le ideologie misogine legate al mito della femme fatale che serpeggiavano nell’arte europea fin de siècle e di cui anche gli artisti dell’area tedesca subivano irresistibilmente il fascino. Eva e Pandora divengono quindi le icone del mito primordiale della caduta e all’origine di tutti i mali dell’umanità, mentre il rapporto tra i sessi si carica spesso di turbamenti, nevrosi e sensi di colpa che vedono la lotta tra Eros e Thanatos, tra pulsioni di vita e senso di morte.

Di Klinger saranno esposte alcune celebri incisioni tratte dai cicli Eva e il futuro, Intermezzi, Amore e Psiche, Una vita e Un amore, fino alla versione ad acquaforte dell’Isola dei morti dipinta da Arnold Böcklin a cui il pittore di Basilea aveva aggiunto in un secondo tempo la piccola barca che trasporta la bara con la figura della sposa ammantata di bianco che accompagna il defunto, ispirandosi alla triste vicenda di Marie Berna, la vedova committente che desiderava “un quadro per sognare”, un’opera consolatoria e di addio al consorte per lenire il grande dolore della perdita.

In mostra accanto a quelle di Klinger figurano incisioni dei tedeschi-romani Otto Greiner e Sigmund Lipinsky che scelsero l’Italia come loro seconda patria e Roma la città in cui vivere ed operare, facendo rivivere nel paesaggio mediterraneo le loro fantasie mitologiche. Mentre il primo esibisce un aspetto spesso negativo e funesto della donna come strumento di tentazione diabolica (da Ulisse e le sirene a Eva, il diavolo e il peccato dal ciclo Vom Weib), il secondo ne propone invece una rappresentazione più delicata, serena e sognante come ad esempio nella bellissima Calma marina, una teoria di nudi femminili accarezzati dalla brezza marina sul litorale di Terracina. Con Franz von Stuck di cui è esposta Sensualità, l’acquaforte da cui poi derivarono le varie versioni del dipinto scandalo Il peccato, siamo di nuovo di fronte ad un immagine conturbante e luciferina, mentre con il ciclo Vae Solis di Bruno Héroux, di cui sono esposti due fogli, viene affrontato simbolicamente il tema atavico ed eterno del conflitto tra i sessi. Completano il florilegio gli altri autori che di volta in volta offrono visioni mitologiche, oniriche, drammatiche, finanche ironiche e satiriche in cui la donna è al centro della rappresentazione, ora complice, ora antagonista del rapporto amoroso, ma anche vittima della maschilità e del suo potere.

La curatela è di Emanuele Bardazzi dalla cui collezione privata provengono le opere esposte.
La mostra è un focus di due importanti esposizioni dedicate alla grafica promosse dal gruppo La Soffitta Spazio delle Arti in collaborazione col comune di Sesto Fiorentino per il progetto Alto- Basso: Incubi nordici e miti mediterranei: Max Klinger e l’incisione simbolista mitteleuropea del 2014-2015 e la recente La vergine e la femme fatale: l’eterno femminino nell’immaginario grafico del Simbolismo e dell’Art Nouveau.

La Soffitta Spazio delle Arti

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