Liliana Segre è cittadina onoraria di Sesto. Falchi: “Simbolo della necessità di tener viva la memoria”

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La senatrice a vita Liliana Segre è cittadina onoraria di Sesto Fiorentino. Nella seduta di martedì 28 gennaio il Consiglio comunale ha approvato all’unanimità la proposta nata dall’iniziativa del comitato “Sesto, Pacifista e Solidale” e avanzata da tutte le forze politiche.

Nella seduta di martedì 28 gennaio il Consiglio comunale ha conferito la cittadinanza onoraria di Sesto Fiorentino alla senatrice a vita Liliana Segre.

Durante la cerimonia sono intervenuti il sindaco Lorenzo Falchi, Alessio Ducci, presidente della sezione Aned (Associazione Nazionale ex deportati) di Firenze, e Gad Piperno, rabbino capo della Comunità ebraica di Firenze.

Liliana Segre aveva tredici anni quando, il 30 gennaio 1944, fu deportata dal, purtroppo, famoso binario 21 della stazione di Milano centrale al campo di concentramento di Auschwitz. Insieme a lei c’era il padre Alberto. Non lo rivide mai più. Mori il 18 maggio 1944. Per più di un anno Liliana Segre, numero di matricola 75190, fu sottoposta ai lavori forzati presso la fabbrica di munizioni Union. Dopo l’evacuazione del campo, affrontò la marcia della morte verso la Germania. Fu liberata il 1° maggio 1945 dal campo di Malchow. Fu tra i 25 sopravvissuti dei 776 bambini italiani di età inferiore a 14 anni deportati ad Auschwitz.

“La cittadinanza onoraria un atto simbolico, ma di straordinario importanza. Si inserisce a pieno nello statuto del Consiglio comunale che all’articolo 1 bandisce ogni forma di dittatura – ha detto il sindaco Lorenzo Falchi -. Ringrazio il comitato Sesto, Pacifista e Solidale che ha proposto all’amministrazione e ai gruppi consiliari questa iniziativa. La senatrice ci ha ringraziato attraverso i suoi figli e i suoi collaboratori, avrebbe voluto essere qui. Liliana Segre è un simbolo della necessità di tenere viva la memoria che deve essere conservata e custodita. Non è scritto da nessuna parte che ciò che è successo non possa ripresentarsi. Primo Levi ha detto di non aver visto mostri nei campi di concentramento, ma uomini che ne opprimevano altri. I campi di concentramento non nacquero dalla volontà di mostri. Con la cerimonia di oggi confermiamo che stiamo dalla parte della libertà e della democrazia”.

Il primo cittadino ha raccontato un curioso episodio: “Vorrei sottolineare un esperimento sociale portato avanti da studenti della scuola primaria: l’emanazione, da parte del sindaco, di un finto provvedimento che vietava l’ingresso a scuola, lunedì 27 gennaio, Giornata della Memoria, alle bambine e ai bambini con i capelli biondi. Si è alimentata una discussione. Una delle due classi ha deciso di non fare lezione e di scrivere al sindaco. Oggi ho ricevuto la lettera nella quale gli studenti chiedono spiegazioni sul provvedimento, ribellandosi all’ordine costituito. E’ un segnale bellissimo. E’ importante educare, in alcuni casi, le giovani generazioni alla disubbidienza, all’uso della ragione e a mettere davanti a tutto l’umanità e la difesa della pace.

Al termine del suo intervento, il sindaco Lorenzo Falchi una famosa frase di Liliana Segre sulla lotta all’indifferenza come antidoto nei confronti dell’odio e dell’antisemitismo: ‘L’indifferenza è più colpevole della violenza stessa. È l’apatia morale di chi si volta dall’altra parte: succede anche oggi verso il razzismo e altri orrori del mondo“.

STEFANO NICCOLI

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