La Menarini, prima industria farmaceutica italiana con casa madre a Firenze e già presente in Toscana e in 136 Paesi nel mondo, realizzerà un nuovo polo produttivo da 40 mila metri quadri a Sesto Fiorentino, nell’area ex Longinotti. Si tratta di investimento da 150 milioni di euro, per oltre 250 posti di lavoro ed altrettanti nell’indotto; e per sostenere il programma di sviluppo – anzi, per far sì che possa procedere il più velocemente possibile, nel rispetto delle norme ma evitando il rischio di intoppi – è stato approvato e verrà firmato nei prossimi giorni un protocollo d’intesa tra Regione, Comune, Città metropolitana e azienda. Con l’accordo si dà il via ad un percorso pubblico-privato e si istituisce un tavolo permanente che dovrà coordinare tutti gli aspetti ambientali, urbanistici ed infrastrutturali legati alla realizzazione del nuovo insediamento.
“Il progetto di Menarini assume una rilevanza strategica sia per il recupero di un’area industriale ormai ferma da tempo, sia per la tipologia di attività ed innovazioni sviluppate, sia infine per le ricadute occupazionali e per le opportunità che si apriranno per le piccole e medie imprese toscane” commenta il presidente della giunta regionale, Enrico Rossi. “Per questo – aggiunge – sarà nostra cura orientarlo verso possibili forme di sostegno nazionali ed europee, oltre agli strumenti già a disposizione della Regione”. “La piattaforma di ricerca e produzione farmaceutica proposta dal gruppo rappresenta una sfida sia per il privato sia per il pubblico – spiega ancora Rossi -: reindustrializzare l’area ex-Longinotti comporta infatti la gestione di diverse complessità autorizzative e realizzative. Da qui la necessità di una tavolo di coordinamento lungo tutte le varie fasi dell’investimento, che come Regione mettiamo volentieri a disposizione assieme al Comune di Sesto Fiorentino e la Città metropolitana”.
Il modello di lavoro è quello che in Regione Toscana è già stato tenuto a battesimo dieci anni fa con “Invest in Tuscany”, una struttura rafforzata poi nel 2016 e che fa capo direttamente alla presidenza della giunta regionale, snella e con una ricetta semplice, quella di proporsi come punto di riferimento per chi vuole investire in Toscana, garantendo risposte veloci e capacità di intermediazione, aiutando grandi aziende italiane e multinazionali a farsi strada tra norme, procedure e competenze spesso ripartite tra più amministrazioni, a beneficio anche delle piccole e medie imprese locali e del mondo della ricerca spesso coinvolti in simili progetti. Questo metodo di lavoro con investitori ed amministrazioni comunali, peraltro, è già risultato efficace con i progetti di investimento di altre imprese dello stesso settore proprio nel territorio di Sesto Fiorentino, in collaborazione con la Città Metropolitana di Firenze.
“Il nostro territorio si conferma capace di attrarre investimenti e competenze e si avvia sempre più a diventare un distretto della farmaceutica di livello nazionale” commenta il sindaco di Sesto Fiorentino Lorenzo Falchi. “Siamo molto soddisfatti – prosegue – che una realtà industriale assai importante come Menarini confermi la volontà di investire a Sesto, permettendo il recupero di una vasta area industriale e creando nuovi posti di lavoro di grande qualità. Sosteniamo quindi con convinzione questo progetto e lo seguiremo con attenzione insieme agli altri livelli istituzionali coinvolti per facilitare tutti i passaggi autorizzativi necessari”.
La produzione farmaceutica italiana è la prima in Europa e vale l’1,8 per cento del Pil, ovvero qualcosa come 33 miliardi di euro. La filiera comprenda circa cinquemila aziende. Solo in Toscana ve ne sono più di trenta attive, venti gli stabilimenti produttivi, e la specializzazione nel bio-farmaceutico nel 2019 ha raggiunto livelli tali da confermare la regione come terzo polo nazionale del settore, dopo Lombardia e Lazio, con una produzione di circa 6 miliardi di euro per il 70 per cento destinato all’export e 16 mila addetti (il 10 per cento in ricerca e sviluppo) concentrati nelle aree di Firenze, Pisa, Lucca e Siena.
Si tratta di un comparto dinamico, dove le grandi e medie aziende svolgono un ruolo di traino su piccole e medie, sostenute nella crescita dalla politiche industriali messe in campo dalla Regione. “Ma procedere ad un investimento così significativo e importante per la Toscana come quello che intende realizzare Menarini non era scontato di questi tempi – ammette il presidente Rossi – . Mi complimento quindi con la proprietà ed il management, con cui siamo già al lavoro”.
“Questo investimento – commenta anche il sindaco metropolitano Dario Nardella – è un fatto straordinario che arriva in un momento di grande sofferenza per l’economia locale e internazionale e per questo vale ancora di più come segno tangibile di ottimismo e fiducia verso il nostro territorio”. “Da sindaco metropolitano non posso che plaudire a un’operazione che rafforza tutta l’area fiorentina – spiega -, da sindaco del capoluogo di Firenze sono altrettanto felice perché la nuova strategia industriale del gruppo Menarini continua a riconoscere un ruolo centrale anche al sito di Campo di Marte”.
Il gruppo Menarini, che conta nel mondo oltre 17 mila dipendenti e sedici stabilimenti di produzione ma non si è dimenticato della Toscana dove è nato, nell’insediamento storico nella zona di Campo di Marte a Firenze ha creato infatti negli ultimi cinque anni più di trecento posti qualificati di lavoro per oltre mille unità in tutta la città. “Un sito – sottolinea ancora Nardella – sempre più rivolto ai settori della ricerca, dell’innovazione tecnologica e della gestione dello sviluppo nazionale e internazionale”.
“L’industria farmaceutica è un settore trainante per il nostro Paese, un asset fondamentale per la crescita, lo sviluppo economico e l’occupazione” commentano Lucia e Alberto Giovanni Aleotti, azionisti e membri del board di Menarini. “La produzione farmaceutica italiana – spiegano – garantisce standard di qualità elevatissimi, e avere gli stabilimenti in Italia fa la differenza per i pazienti: lo abbiamo visto in questo periodo di emergenza Covid quando vi sono state viceversa gravi carenze per altri materiali sanitari le cui produzioni erano completamente delocalizzate”. “Investire in questo settore – concludono – significa puntare su una filiera che continua a creare occupazione molto qualificata, che porta avanti una cultura della sicurezza dei suoi lavoratori e che, con i suoi prodotti, mette sempre al centro la tutela della salute del paziente”.
Regione Toscana