Niccolò Campriani: la stella sestese del tiro al bersaglio si racconta a Sesto Mondo

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Niccolò Campriani
Foto: TuttoSesto

Martedì 21 settembre la sala Pilade Biondi del palazzo comunale di Sesto Fiorentino ha ospitato il plurimedagliato tiratore a segno Niccolò Campriani in occasione della seconda giornata di Sesto Mondo, la kermesse dedicata a multicultura e interazione (IL PROGRAMMA).

Niccolò, sestese DOC sia di origine che di animo, ha sviscerato le parti fondamentali della sua vita sportiva e non.

La carriera di Niccolò Campriani è strabiliante, quella che tutti sognano quando sono bambini: 3 ori olimpici (di cui 1 a Londra e 2 a Rio de Janeiro) e 1 oro mondiale ai mondiali di Monaco 2010.

Lo sport, però, non è sempre come tutti si aspettano, o meglio non è sempre ciò che gli spettatori vedono. Ciò che tutti possono ammirare e celebrare sono i trionfi, il momento di gloria in cui l’atleta riesce a raggiungere il suo sogno. C’è però un altra parte nella vita sportiva dei campioni, oscura che non viene mai raccontata: quella dei fallimenti.

Sono proprio i fallimenti le fondamenta di una carriera, i momenti di delusione e frustrazione che ti insegnano ad imparare dai tuoi errori. Momenti che però non vengono celebrati da nessuno nonostante siano i più determinanti per arrivare al successo finale. Niccolò dice: “Alle olimpiadi di Pechino 2008 ho vinto un bronzo e non l’oro per colpa di un errore. Quell’errore, però, mi ha permesso di lavorare su me stesso per i traguardi futuri“.

L’atleta conosce la verità, sa quanto vale, sa cosa è in grado di fare e non fare. A volte capita che ci sia una profonda discrepanza tra ciò che le persone acclamano, come i successi, e ciò che gli sportivi pensano della loro determinata prestazione.

A questo proposito lo stesso Niccolò dice: “Alle Olimpiadi di Londra ho vinto e tutti mi hanno acclamato come se quella fosse la miglior prestazione della mia carriera. Io, però, sapevo benissimo di aver avuto un attacco di panico controllato e di essere capace di ben altro. Si è creata quindi una divisione tra ciò che tutti pensavano di me e quello che io sapevo. Ho iniziato ad allenarmi per convincermi di essere il campione che tutti festeggiavano“.

Niccolò-Campriani
Foto: TuttoSesto

Da un successo è nata un’ossessione, ed è proprio questo il primo punto di rottura per Niccolò: quando il suo sport, ciò che amava, non era più il divertimento giocoso che aveva scoperto con suo padre da bambino, ma un lavoro. Quando le ore di allenamento giornaliere sono passate da 4 a 12 e quando il pensiero di confermarsi come il campione che gli altri credevano ma che lui non si sentiva, ha sostituito la spensieratezza.

Arrivano poi le Olimpiadi di Rio 2016 e Niccolò, nonostante non sia più al top della sua forma fisica, disputa un’ottima competizione vincendo il primo oro dell’edizione. I faticosi allenamenti sono serviti per temprare la sua psiche. Nel tiro decisivo della seconda gara, infatti, non sbaglia, fa centro. Chi sbaglia, invece, è il suo avversario, che cede di testa e fallisce il tiro decisivo.

In quel preciso istante qualcosa cambia definitivamente. Niccolò non sente quella vittoria come se fosse sua, si sente solo incredibilmente fortunato. Decide di devolvere in donazione la differenza di denaro tra il premio per il primo posto e il secondo all’UNHCR. “Ho deciso di condividere con gli altri un po’ della fortuna che ho avuto io“.

Per via della sua cospicua donazione è stato invitato dall’ONU a visitare a Zambia il campo di rifugiati più grande dell’Africa.

Fu un’esperienza molto forte e scioccante, che difficilmente mi dimenticherò e, anche se il mio contributo è stato misero, rispetto all’enormità del problema, sono comunque felice di averlo fatto“.

Campriani ha deciso di diventare allenatore della nazionale di tiro a segno dei rifugiati ed è riuscito, con suo grande orgoglio, a far qualificare due atleti alle Olimpiadi di Tokyo 2020. Mahdi e Luna sono due giovani rifugiati che vivono in Svizzera, Paese in cui abita anche Niccolò. L’Olimpiade è stata per loro una vera e propria àncora di salvezza, un sogno che fino ad un anno prima sembrava irrealizzabile. “Non avrei mai pensato di gioire così tanto per il successo di qualcun altro.” E’ la frase che meglio riassume ciò che ha spinto Niccolò a fare quello che ha fatto.

Niccolò Campriani vive al servizio degli altri, traendo quasi più gioia dai successi altrui che dai suoi.

FILIPPO SANZO’

Qui sotto il filmato realizzato l’8 ottobre 2016:

 

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