La Toscana è regione rossa. Qualcuno potrebbe affermare: qual è la novità? Lo è sempre stata. No, politica, storia e ideologie, in questo caso, non c’entrano nulla. Da domani scatteranno misure ancor più restrittive. Bar e ristoranti chiusi, spostamenti solo per esigenze lavorative, di salute e di necessità.
Da zona gialla a rossa nell’arco di soli dieci giorni: com’è stato possibile? Ce lo stiamo chiedendo tutti perché tra poche ore le nostre vite cambieranno nuovamente. E’ il lockdown, signori. Termine, purtroppo, diventato di moda in questo maledetto 2020.
Un cambio colore annunciato, prevedibile, alla luce degli ultimi dati. Eugenio Giani si è detto amareggiato per la decisione del Comitato Tecnico Scientifico. E’ pur vero, però, che nell’ultimo report dell’Istituto Superiore della Sanità l’ormai famoso indice RT è pari a 1,8 (ogni nuovo contagiato ne contagia altri 1,8): è il più alto in Italia. Il tracciamento dei positivi è saltato. I focolai aumentano quasi di giorno in giorno. Purtroppo ce ne sono tre anche fra Sesto Fiorentino (istituto San Giuseppe e Centro Rifugiati) e Calenzano (RSA Villa Magli).
Quindi? Che i dati forniti dalla Toscana al governo prima del 2 novembre fossero sbagliati? Speriamo di avere presto una risposta. La confusione regna sovrana. Tra Regioni e Stato c’è un corto circuito all’insegna dell’improvvisazione.
Il pessimo messaggio che sta inviando la politica, locale e nazionale, è quello di inseguire il virus, anziché di prevenirlo. Forse sarebbe stato meglio chiudere tutto prima. Decisione impopolare? Sì per alcuni, ma probabilmente l’unica per cercare di uscire da questa situazione drammatica.
Non è questo, però, il momento delle polemiche. Ora sta a noi, con pazienza e sacrifici, far cambiare il trend. Restando il più possibile a casa, lavando le mani, indossando la mascherina, mantenendo le distanze ed evitando passeggiate superflue per il solo gusto, ad esempio, di fare shopping come successo lo scorso fine settimana a Firenze. Il disinteresse e l’indifferenza sono gli alleati del virus.
STEFANO NICCOLI