Riapre il Teatro della Limonaia: intervista al direttore artistico Dimitri Milopulos

0
500
Dimitri-Milopulos

Il teatro, una magia che incanta il mondo da secoli, come molte altre realtà lavorative si è purtroppo ritrovato nell’ultimo anno a dover chiudere le proprie porte per colpa di un nemico invisibile con cui ormai, nostro malgrado, abbiamo imparato a convivere.

La situazione, però, sembra essere finalmente cambiata. Quel tendone rosso tornerà ad aprirsi per il secondo atto dell’opera. Il teatro riaprirà in sicurezza.

Come il Teatro della Limonaia di Sesto Fiorentino, orgoglio della città.

Il 2020 è stato un anno complicato, come ci dice in esclusiva Dimitri Milopulos, direttore artistico dell’associazione culturale teatro della Limonaia: “Abbiamo ricevuto dei contributi, gli enti ci hanno sempre sostenuto, ma ciò che è venuto a mancare, nel 2020 e in una parte del 2021 per l’assenza di spettacoli, è stato l’incasso, quelle che vengono chiamate entrate proprie“.

Prosegue: “Da una parte siamo contenti perché comunque siamo riusciti a fare l’attività che dovevamo fare, seppur in maniera ridotta, dall’altra è stato un anno molto difficile.

Dimitri-Milopulos

Non dobbiamo, infatti, mai scordarci di una cosa: il teatro non è un’attività come tutte le altre, non si limita semplicemente alla parte economica, ma acquista la propria vita dalla sinergia che si crea tra l’abilità intrattenente dei musicisti e degli attori e il calore del pubblico, come se tra queste due parti avvenisse uno scambio profondo dal quale entrambe le parti apprendono qualcosa. Il teatro è diverso dal cinema per fare un esempio, è uno spettacolo dal vivo in cui ogni performance non è mai uguale alla precedente, in cui i musicisti e gli attori portano la propria vita sul palco e la incorporano nelle loro opere, trasmettendo questi sentimenti e questa sorta di intimità al pubblico: in sintesi l’opera teatrale esiste solo nel preciso momento in cui si svolge e gli spettatori la ascoltano, non c’è né un prima né un dopo.

Il successo secolare del teatro è dovuto anche alla tipologia di tematiche che ogni giorno mette in scena, strettamente collegate con la vita di tutti i giorni. Lo spettatore riesce ad immedesimarsi nei personaggi presentati e, quindi, a sentirsi in una certa misura parte integrante dello spettacolo, come se fosse stato scritto per lui”.

Teatro-della-Limonaia

A questo proposito prosegue Dimitri: “Ci è mancato fare teatro. Chi fa teatro si nutre del proprio lavoro, non solo da un punto di vista del cibo, ma da quello del cibo per la mente. E’ un processo intellettuale che uno porta avanti e che durante l’anno scorso è stato interrotto. Ci siamo dovuti fermare e abbiamo dovuto interrompere un flusso di pensieri, una creazione di cultura, sia per la nostra crescita personale, sia anche rispetto alla società. Il teatro è un’attività che serve ed esiste solo finché esiste il pubblico, non finisce in sé stesso. Formare il pubblico, anche verso opere contemporanee, è un processo lungo e difficile che l’anno scorso è stato interrotto”.

Ora, però, il teatro ha la possibilità di riaprire portando con sé tutta la sua vera essenza: uno spettacolo dal vivo con il pubblico pronto ad emozionare e ad emozionarsi. Le norme restrittive saranno logicamente la chiave di volta della riapertura di questa attività, e proprio per questo saranno rispettate con una cura particolare: “Dal punto di vista delle restrizioni – spiega Dimitri Milopulos – cerchiamo di eseguire alla lettera le norme che ci sono state imposte durante la prima apertura, dopo la scorsa estate, quindi distanziamenti, utilizzi delle mascherine, sanificazione e misurazione della temperatura, in modo da avere tutto in regola“.

Una stagione all'inferno
Dimitri Milopulos in “Una stagione all’inferno”

Il programma della riapertura è entusiasmante e innovativo e per la prima parte di stagione presenta due spettacoli: il De Profundis e Una Stagione all’inferno (3-4-5-6 giugno alle 21, ndr). Dimitri ce li spiega con dovizia di particolari:

“Noi come società culturale della Limonaia ci siamo concentrati su due produzioni, rimandate più volte: il De Profundis, andato in scena dieci giorni fa, e Una Stagione all’Inferno.

Il De Profundis è una lettera di circa cento pagine scritta da Oscar Wilde dal carcere e  indirizzata al proprio partner. E’ passata alla storia come la lettera più importante e teatrale tra quelle scritte dal poeta britannico. Da questa lettera ho tratto uno spettacolo teatrale che si chiama appunto dal profondo del mio cuore.

Il nuovo spettacolo non è un testo teatrale, ma un’opera poetica: Una Stagione all’Inferno di Arthur Rimbaud, da me ridotta e teatralizzata. Ho creato una storia che ci rispecchia: un angelo, che poi è solo una persona ed un essere che ha provato ad andare oltre le proprie possibilità, ed è caduto“.

Dopo un anno di reclusione, il Teatro della Limonaia riaprirà in sicurezza le proprie porte, riportando a Sesto Fiorentino (e non solo) una boccata di normalità. In bocca al lupo!

FILIPPO SANZO’

 

 

 

 

NESSUN COMMENTO

LASCIA UN COMMENTO