Sesto in piazza per la pace. Ma Falchi ammonisce: “Ci abituiamo anche agli eventi più brutti”

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Falchi-Sesto in piazza per la pace
Foto: TuttoSesto

La guerra è brutta“. Il disegno realizzato da alcuni bambini “troneggia” ai piedi del palco allestito in piazza Vittorio Veneto a Sesto Fiorentino. L’occasione è di quelle lodevoli: la manifestazione per la pace a un anno dall’inizio della guerra in Ucraina. In piazza istituzioni (a partire dal sindaco sestese Lorenzo Falchi), associazioni del territorio e cittadini. Tutti riuniti per chiedere la fine delle ostilità e l’avvio dei negoziati di pace.

Sesto in piazza per la pace
Foto: TuttoSesto

A parlare dal palco sono in quattro. Ad “aprire le danze” è l’assessore Camilla Sanquerin. E’ la volta poi di Isabella e Rachele. Le due rappresentanti di “Sesto Pacifista e Solidale” elencano – ahi noi – le guerre attualmente in corso, in Europa e non solo. Don Daniele Bani è il quarto a prendere la parola. Il prete della chiesa di San Martino parla a nome delle parrocchie sestesi. La manifestazione si conclude con l’intervento del sindaco Lorenzo Falchi.

“Ritrovarci in piazza un anno fa servì a darci forza. (…). Ricordo tanti eventi duranti i quali abbiamo provato a far sentire la nostra voce, così come ricordo l’impegno delle associazioni e delle istituzioni nell’esprimere solidarietà al popolo ucraino che ha sofferto e che continua a soffrire. In questi dodici mesi tuttavia – ha sottolineato il primo cittadino – non abbiamo visto solo la vicinanza, la solidarietà e la voglia di chiedere la pace, nonostante l’aggravarsi della guerra. (…) Abbiamo visto Paesi europei, anche il nostro, fare delle scelte che fino a qualche anno fa sembravano impensabili e cioè spendere di più per le armi. Abbiamo visto crescere sempre di più questa preoccupazione, ma allo stesso tempo è cresciuta, anche tra di noi, l’assuefazione. Purtroppo ci si abitua anche alle cose più terribili. Anche questa piazza, che pure è bella e rappresenta una speranza, è più piccola rispetto a quella di un anno fa. E’ il segno che ci abituiamo alla guerra, alla devastazione e alla quotidianità di ciò che ascoltiamo e leggiamo. A ciò dobbiamo rispondere con la speranza. Dobbiamo chiedere con forza l’avvio di ogni serio tentativo di diplomazia che porti a una pace duratura. Senza la pace nessun altro diritto può essere dispiegato“.

STEFANO NICCOLI

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