Nel luglio 1884 a Firenze si tenne il processo contro Vittorina Venturini, donna cui le cronache del tempo attribuiscono una dubbia moralità e che comunque era accusata di falso e di altri reati volti a spillare soldi al suo ex amante Eugenio De Witt figlio di un ricco banchiere.
L’imputata fu ritenuta colpevole e condannata a otto anni di reclusione, ma Cesare Parrini, che seguì il processo per conto de “La Gazzetta d’Italia”, non fu tenero neanche nei confronti dell’amante da cui la donna aveva avuto un figlio.
De Witt si sentì offeso e danneggiato dalla parole usate dal giornalista, lo raggiunse a Firenze e lo schiaffeggiò inducendo il Parrini a sfidarlo a duello. Erano tempi quelli in cui non servivano le carte bollate o le denunce per diffamazione. Si passava direttamente ai fatti. Ci fu, invero, un tentativo di riconciliazione all’Hotel Cavour di Firenze ma non condusse a nessun risultato.
Così il 19 luglio 1884, alle tre del mattino i duellanti si trovarono in piazza Stazione e insieme raggiunsero il luogo prestabilito per lo scontro: villa Torrigiani (villa Solaria) a Sesto Fiorentino.
Secondo gli accordi lo scontro avrebbe previsto l’uso della sciabola e sarebbe terminato “quando, a parere dei medici uno dei due contendenti si fosse trovato nell’impossibilità di continuare a combattere”.
De Witt, molto più abile a maneggiare la sciabola, dopo aver provocato due ferite lievi al contendente, riuscì a menare un fendente che penetrò il Parrini per quattordici centimetri nel basso ventre. Il colpo pose fine al combattimento e, dopo 48 ore, anche alla vita del Parrini.
Oltre ad alcuni strascichi giudiziari, la questione fu fonte di scontro fra gli ambienti cattolici e la massoneria
Parrini infatti era Oratore della loggia Concordia e ateo conclamato ma, in punto di morte, abiurò, chiese il conforto di don Luigi Miccinesi della chiesa di Santa Maria a Quinto e, come si dice, morì nella grazia di Dio. Ciò provocò la reazione dei “fratelli” che giunsero a profanare la salma:
“Quando era già cadavere sul letto, entrò nella camera uno dei capi della Massoneria e lo schiaffeggiò”.
Così ricorda l’evento Enrico Giusti decoratore della Manifattura Ginori nei sui Lunari, brevi appunti in cui vengono raccontate le cose che a lui apparivano importanti e che a noi ora restituiscono qualche immagine di un mondo scomparso
“il 22 moriva nella Villa Torrigiani a Quinto il Professore Cesare Parrini per essere stato ferito in duello la mattina di sabato 19 e le ferite da esso riportate furono causa della di lui morte”