All’indomani della imponente manifestazione di Prato che ancora una volta ha detto “No al fascismo” abbiamo voluto ricordare un lontano episodio che vide tristi protagonisti proprio quei fasci che ieri qualcuno ha voluto ricordare. Riportiamo il testo de “Il Nuovo Giornale”, del 18 maggio 1921 che racconta i dettagli della prima azione squadrista sul nostro territorio.
A distanza di poco più di un anno, la storica Amministrazione rossa del Comune di Sesto fu costretta alle dimissioni (8 agosto 1922). Fu il tramonto della democrazia anche per il nostro Paese. Ci sarebbero voluti 22 anni e tanti morti per riacquisirla.
Non siamo riusciti a trovare l’articolo originale e così ci avvaliamo del testo, comunque integrale, riportato su “Sesto Fiorentino nella lotta contro il fascismo e il nazismo” di Ivan Tognarini:
“Sanguinosi incidenti a Sesto Fiorentino al passaggio di un camion di fascisti. Un morto e due feriti
Le rappresaglie comuniste L’incendio della fattoria del Presidente dei Combattenti
Ieri sera si spargeva in città la notizia di dolorosi incidenti avvenuti a Sesto Fiorentino. Abbiamo chiesto immediatamente informazioni a Sesto stesso. Secondo quanto di là ci hanno telefonato, in paese si afferma che verso le 17,30 da un camion di fascisti che venivano verso Firenze, in piazza Ginori sarebbero stati sparati dei colpi di rivoltella uno dei quali colpiva il giovinetto Ceccherini Renato. In seguito a questo incidente la popolazione si è riversata per le vie tumultuando e ci volle tutta l’autorità del maresciallo comandante la stazione di Sesto per ricondurre la calma. Sembra anche che oltre al Ceccherini vi siano altri due feriti fascisti. Il ferito a S.M. Nuova. Circa le 21 la Misericordi a di Firenze trasportava all’ospedale di S.M. Nuova il giovane Ceccherini, di anni 17, il quale, come abbiamo detto più sopra, era rimasto ferito poco prima, durante gli incidenti a Sesto Fiorentino. Il ferito, che è impiegato presso la fabbrica Richard Ginori, era accompagnato dal padre Antonio. Purtroppo lo stato del Ceccherini desta qualche apprensione per la gravità della ferita al basso ventre e specie per la forte emorragia. Infatti il medico di turno, dopo le cure del caso, si riservava la prognosi. Il Ceccherini non ha potuto essere interrogato, ma il padre suo ha confermato al vice ispettore De Marco, di servizio all’ospedale, il racconto già da noi fatto in principio. La morte. All’ospedale a vegliare il ferito erano rimasti il padre ed un parente, ma purtroppo alle 23 il giovane Ceccherini cessava di vivere senza avere potuto pronunziare parola. I dossier 79 La morte, secondo il referto medico, è stata causata da “ferita d’arma da fuoco penetrante in cavità addominale e da forte shok”. Ciò che dicono i fascisti. Abbiamo più sopra riportato la versione degli abitanti di Sesto. Per semplice dovere di cronaca ecco l’altra versione, cioè quella dei fascisti. Questi raccontano che si erano recati a Poggio a Caiano per i funerali che hanno avuto luogo colà oggi. Causa del cattivo tempo i funerali furono ritardati dall’ora stabilita così che quando i fascisti sul camion si accingevano a tornare a Firenze, era già scuro. Si dice anche che prima di partire i fascisti fossero stati avvertiti di non passare da Campi perché, si affermava, che un ponte fosse stato minato. Naturalmente a noi mancano gli elementi per accertare la verità o meno di questo particolare. Fatto sta che i fascisti decisero di passare dalla via di Sesto ma, giunti a questo paese, secondo quanto essi raccontano, sarebbero stati fatti segno ad alcuni colpi di rivoltella, ai quali essi risposero con una scarica senza scendere dal camion. Fu durante questa scarica che il Ceccherini rimase ferito. Altri incidenti al Sodo. Altri incidenti avvennero poi al Sodo, paese, come è noto, distante tre chilometri da Sesto. Giunti al Sodo il camion dei fascisti si è fermato, non si sa ancora bene se per un guasto oppure perché, come dicono i fascisti, dei grossi vetri sparsi a terra avrebbero forato un pneumatico. Fatto sta che anche qui furono sparati altri colpi di rivoltella, che causarono molto allarme fra gli abitanti. Truppa e autoblindate. Frattanto di questi gravi incidenti venivano informate le autorità di Firenze e di qui si disponeva per l’invio al Sodo e a Sesto Fiorentino di alcuni reparti di guardie regie, cavalleria e carabinieri, al comando del tenente Jassi, comandante la stazione di Prato. Più tardi, dalla caserma di Poggio Imperiale, partiva, per recarsi a Sesto, anche un’autoblindata. Tali provvedimenti su larga scala furono presi allo scopo di evitare altri incidenti, visto che i fascisti erano rimasti fermi al Sodo. Si afferma anche che i fascisti avessero intenzione di tornare dal Sodo a Sesto, ma che sarebbero stati impediti dalla forza pubblica. Dei due fascisti che sarebbero rimasti feriti si ignorano i nomi poiché, date le loro ferite leggere, essi non si sono presentati a farsi medicare ad alcun ospedale. Un’altra versione. Secondo un’altra versione, che perviene sempre da fonte fascista, e che completa la prima, i fatti che abbiamo narrato si sarebbero svolti nel modo seguente: al passaggio del camion dei fascisti reduci da Prato (e non da Poggio a Caiano, come era stato detto) dove avevano preso parte ai 80 Sesto Fiorentino nella lotta contro il fascismo ed il nazismo funerali del fascista Cecchi, uno sconosciuto, uscendo dal portone di uno stabile in piazza Ginori, lanciò il grido “viva Lenin!” Il camion allora rallentò la sua corsa ed i fascisti in coro risposero sventolando la bandiera tricolore: “Viva l’Italia! Viva i fasci!” Allo stesso tempo si udirono due colpi di rivoltella, uno dei quali sfiorò la […] di uno dei fascisti i quali allora […] le rivoltelle sparando anche […] parte avversaria si rispose […] qualche altro colpo di arma da fuoco da uno dei quali fu raggiunto il camion che ebbe una gomma forata, tanto che appena rimessosi in marcia dovette arrestarsi per riparare il guasto. In seguito a ciò una parte dei fascisti rimase a Sesto e gli altri fecero ritorno a Firenze. L’incendio della fattoria del Presidente dell’Associazione combattenti. Verso le 23 si è appreso che questi incidenti hanno avuto un altro strascico assai grave, costituito da un atto di rappresaglia che sarebbe stato commesso contro una proprietà del sig. Donatello Vannini, Presidente dell’Associazione dei combattenti di Sesto Fiorentino. Infatti, secondo quanto risulta dalle prime notizie, il fuoco sarebbe stato appiccato, poco dopo gli incidenti suddetti, ad un locale annesso alla fattoria del sig. Vannini. Da notizie che ci pervengono a tarda ora sembra che l’incendio alla fattoria Vannini sia più grave di quello che si credeva in principio. Infatti alle due, da Sesto, ancora si vedevano le fiamme che si innalzavano. Pare che il fuoco che fu appiccato allo stabile annesso al grosso del fabbricato e dove si trovano i fienili, si sia in seguito propagato al resto della fattoria così che l’incendio ha preso proporzioni notevoli. Si credeva che gli incendiari avessero adoperato per l’opera loro criminosa delle materie infiammabili, ma pare ormai accertato che la paglia e il fieno siano stati i migliori coefficienti per alimentare le fiamme. Il primo allarme l’ha dato uno dei contadini della fattoria che, rincasando, ha veduti innalzarsi la lingua di fuoco. Subito, mentre si accorreva ad avvertire i pompieri a mezzo del telefono, si è cercato dai coloni stessi di portare la prima opera di spegnimento, ma ben presto si avvidero, date le proporzioni dell’incendio, che ogni loro fatica restava inutile. Frattanto, con la sollecitudine che sempre li distingue, giungevano alla villa Vannini i nostri bravi pompieri col carro da campagna agli ordini dell’ufficiale sig. Marinello e del capo squadra Carnei. Le prese d’acqua collocate ad una cisterna che si trova presso la fattoria sono state messe in azione mentre altri militi iniziavano l’opera di circoscrizione del fuoco. I dossier 81 Da Sesto, intanto, si recavano alla villa Vannini, che dista dal paese appena un chilometro e rimane su un’altura, l’ufficiale dei carabinieri Fossi con alcuni uomini e delle Guardie Regie col commissario cav. Basile il quale fino dalle prime notizie degli incidenti era stato dal questore comm. Tarantelli inviato sul posto per prendere la direzione del servizio di P.S. A proposito di questo incidente sappiamo che fascisti fiorentini appena conosciuta la cosa si sono recati in camion a Sesto, ma ormai il paese era deserto ed i fascisti sono tornati a Firenze. Durante la nottata, a tardissima ora, un altro camion è tornato al Sodo per rimorchiare quello che si era dovuto fermare per il guasto già noto. L’inchiesta. Sappiamo che dallo stesso funzionario e dagli ufficiali dei RR.CC. e della R. Guardia che si trovano fino da ieri sera sul posto, è stata iniziata un’inchiesta per stabilire le cause e le responsabilità dell’incendio alla Fattoria Vannini. Dai primi risultasti sembra si possa confermare che l’incendio è doloso e che ciò si possa dedurre non solo dalla strana coincidenza che si è sviluppato quasi subito dopo i noti incidenti de Sesto, ma anche da altri elementi emersi. Purtroppo degli incendiarii non vi è traccia alcuna, poiché data la solitudine della località ove si trova la villa Vannini, essi hanno potuto con tutta tranquillità compiere le loro gesta ed allontanarsi poi senza essere veduti. Mentre scriviamo i pompieri non sono ancora rientrati in città e seguitano infaticabilmente nella loro opera di estinzione e di smassamento. Sciopero generale? Come abbiamo già detto in paese è regnato fino a tarda ora un grande fermento, tanto che fra i maggiorenti del Partito Socialista di Sesto, v’era una forte corrente per la proclamazione dello sciopero generale in segno di protesta. Secondo però le notizie che ci sono pervenute fino a questo momento, sembra che lo sciopero generale sarà evitato. Per tutta la notte la truppa e i carabinieri sono rimasti sul posto. Tanto a Sesto che al Sodo la calma è però ritornata.
DANIELE NICCOLI