Il sindaco di Calenzano Alessio Biagioli lascia il Partito Democratico

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Con una lettera al segretario reggente, Matteo Orfini, il sindaco di Calenzano, Alessio Biagioli annuncia la sua uscita dal Partito Democratico.

 

Di seguito il testo della lettera:

Caro segretario reggente Matteo Orfini,
sono sindaco di Calenzano iscritto al PD e ti comunico che non parteciperò al congresso del partito.
Ho deciso di farmi da parte in questo momento per il semplice fatto che ho perso la speranza che le modalità di gestione del PD consentano di stare nello stesso partito avendo idee diverse, sentendo le cose che ci uniscono come fondamenta su cui costruire la casa comune. La D di Democratico è aggettivo di un partito che nasceva con vocazione maggioritaria e figlio di culture e esperienze diverse, che insieme all’identità comune raccolgono pensieri e storie ricche di diversità. Non basta votare e esprimere una maggioranza per essere democratici. La qualità della democrazia si misura dal rispetto delle minoranze e delle regole di convivenza civile. La cosa che è mancata di più in questi anni è la capacità di sintesi politica. E il congresso cosa può portare di nuovo alla situazione attuale? Una nuova conta, nuove divisioni, una mancanza costante di analisi critica su quanto fatto.

Quando manca l’esempio e pesa il non fatto, le belle parole sulle mozioni congressuali non bastano, a quelle ci eravamo abituati anche prima. Fra pochi mesi ci saranno nuove elezioni amministrative e non è necessario essere profeti di sventura per capire come andranno. Abbiamo alzato il livello del conflitto con il più grande sindacato, con la scuola, dimissionato membri di commissione in una notte per approvare una legge elettorale che poi la Corte Costituzionale ha bocciato riportandoci indietro anni, con il risultato che abbiamo un partito nato per il maggioritario in un sistema proporzionale. Abbiamo fatto decadere il sindaco di Roma, con le dimissioni dei consiglieri da un notaio, senza neppure il dibattito in aula consiliare, perché non gradito ai vertici nazionali, consegnando la capitale a degli sprovveduti.

Personalmente non mi sono schierato per il referendum perché lo ritenevo abbastanza indifferente sugli effetti prodotti, ma resta il fatto che il Paese è stato ostaggio di un referendum costituzionale che interessava perlopiù al governo. Il PD ne ha subito nuovamente gli effetti negativi. Non siamo riusciti a trovare l’unità interna nonostante le varie proposte di mediazione, ci siamo messi contro un’altra buona fetta di sinistra, dall’ANPI all’ARCI, passando da varie associazioni e quello che doveva essere il fallimento del governo Renzi è diventato il fallimento del PD. Lascio per questo, perché credo che nonostante gli sforzi delle tante belle persone che compongono questo partito il progetto su cui avevamo iniziato a lavorare non esista più, il partito sta sempre più diventando a servizio del leader e non il leader a servizio del partito. Così facendo quando cascherà il leader, del partito non rimarrà niente.

Eppure il modo di tenere uniti tutti c’era, lo dimostrano le tante esperienze locali in cui convivono esperienze diverse. Il presentimento è che alla dirigenza alla fine vada bene così: meglio meno persone ma più controllabili. Leggendo qualche commento di questi giorni, forse a qualcuno farà anche piacere scaricare qualche zavorra come me, che affonda le prime esperienze politiche nel Novecento. Eppure, è una scelta che faccio senza sofferenza, fatta per passione politica e con serenità. Mi hanno insegnato che quando sei davanti a una scelta difficile e puoi sbagliare in qualunque modo ti muovi, devi farla pensando con gli ideali di quando avevi vent’anni. Credo sia la cosa più giusta. Si può governare con responsabilità e cercando la sintesi rinunciando a qualcosa da concedere agli altri, ma la politica la si fa per passione, o c’è o non c’è.

Ho fatto sempre quanto ho potuto e non ho niente da chiedere, quindi scelgo liberamente. Faccio i migliori auguri ai compagni che restano e ai tanti amici di una vita che lascio, con loro spero di continuare ancora a fare battaglie di progresso. Il PD non sarà per me un avversario ma un potenziale alleato cui guardare. A Calenzano porteremo avanti insieme il programma che abbiamo condiviso. La mia scelta è motivata da ragioni nazionali e internazionali, ci si impegna tutti i giorni per risolvere il problema del Paese ma si aderisce a un partito se c’è un pensiero di come vorrebbe governare il mondo. Io in quello che era il mio partito non lo trovavo più. In bocca al lupo a tutti noi“.

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