La facciata del Teatrodante Carlo Monni ieri, domenica 15 ottobre, ha accolto i passanti con una nuova veste variopinta, grazie alle proiezioni di video mapping – principalmente rielaborazioni grafiche delle opere dell’artista Antonio Manzi – a cura di Paolo Moretti: è stata una delle tante sorprese che ha potuto apprezzare chi ieri sera è passato da piazza Dante, per festeggiare il decennale di due importanti istituzionali culturali di Campi Bisenzio, il Teatrodante Carlo Monni e il Museo Manzi.
Davanti a una platea di oltre 350 persone, alle ore 21, è poi andato in scena lo spettacolo “Opere in concerto”, una produzione pensata per l’occasione, con la regia di Andrea Bruno Savelli. Sul palco, una serie di opere dell’artista Manzi (dai giovanili “Disegni a biro su lino”, di inizio anni ’70, a “Apocalisse”, olio su tela del 2014, opera che rappresenta la totalità dello sfaccettato mondo artistico dell’artista originario di Avellino, toscano di adozione dal 1957) è propriamente entrata in gioco, grazie a una regia luci suggestiva, che ha fatto dialogare le sculture e i quadri con le note e i musicisti dell’Orchestra La Filharmonie, diretta dal Maestro Nima Keshavarzi. L’orchestra ha interpretato capolavori di Johann Sebastian Bach, Felix Mendelssohn Bartholdy, Wolfgang Amadeus Mozart. In particolare, un lungo applauso è scattato per il soprano Francesca Calligaris, al termine dell’esibizione de “Il Tramonto” per voce e orchestra d’archi di Ottorino Respighi
La serata ha inaugurato il cartellone di iniziative che domenica 3 e 10 dicembre alle 17.00 porterà il teatro nei locali del Museo Manzi (villa Rucellai, piazza della Resistenza, Campi Bisenzio), con una serie di letture tratte dai “Canti Orfici” di Dino Campana per indagare il curioso legame tra Antonio Manzi e l’autore marradese, a cura di Andrea Bruno Savelli. Le iniziative, completamente gratuite, sono promosse grazie al contributo di Unicoop Firenze.
Applauditissimo l’artista Manzi, che ha dichiarato: “Devo molto alla sensibilità di Andrea Bruno Savelli e dell’amministrazione di Campi Bisenzio per averci proposto di realizzare una serie di iniziative dedicate ai due poli culturali che da dieci anni a questa parte nutrono e danno linfa al nostro comune. Il museo si sposterà nel teatro per una sera, trasformando il palcoscenico in una sorta di studio che riassumerà gran parte della mia carriera: dalle sculture in gesso ai quadri a olio, dai grandi disegni giovanili, più sofferti e inquietanti, fino ai dipinti in cui il dolore si dissolve lasciando il posto ai colori, alla gioia, all’emozione della vita. A seguire poi sarà il teatro a spostarsi nel museo, e lo farà attraverso la poesia di Dino Campana: un artista per cui nutro infinito amore e che condivide con le mie prime opere la matrice inquieta, un alleato delle mie emozioni. C’è anche un aneddoto curioso che mi lega a lui: agli inizi della mia carriera disegnavo sui marmi dell’Antica Trattoria Sanesi a Lastra a Signa, nella cui locanda Campana ha vissuto per ben due anni.”
Antonio Manzi e il Museo
Antonio Manzi nasce a Montella (Avellino) il 15 marzo del 1953 e si trasferisce in Toscana, a Lastra a Signa, nel 1957. Autodidatta, si avvicina giovanissimo alla pittura: a dodici anni eseguendo un ritratto del nonno scopre che nel disegno può convogliare le sue emozioni, le sue angosce, la fatica di crescere, trovando dunque la propria dimensione di espressione. Nel 1968 vince il primo premio alla mostra di pittura estemporanea di Lastra a Signa e molti iniziano a conoscere e stimare quel ragazzo che quasi tutte le sere disegna sui tavoli della trattoria Sanesi di Lastra a Signa. Ai primi disegni, eseguiti sul lino, alterna la pittura. Negli anni Settanta arrivano i primi riconoscimenti, l’apprezzamento di pubblico e di critica spinge Manzi a dedicarsi interamente alla pittura. Nel 1972 la prima mostra personale alla Galleria Guelfa di Firenze dove espone 80 opere tra dipinti e disegni, nel 1974 la mostra a Padova alla Galleria d’arte Padova 10. Nel 1975 la prima mostra a Campi Bisenzio. Sono queste le prime tappe del suo percorso artistico e di una crescita personale tormentata e complessa a cui la pittura non basta più. Studia, lavora, intraprende lunghi viaggi all’estero, e scopre che altre tecniche, oltre al disegno ed alla pittura gli sono congeniali. Ecco quindi l’approccio anche a materiali diversi che gli consentono di esprimersi a tutto tondo: nel 1977 le prime opere in ceramica, nel 1984 la pittura in affresco e l’incisione di oltre duecento punte secche, nel 1990 i primi graffiti, nel 1991 le prime sculture in terra cotta e in bronzo, nel 1995, a Pietrasanta, le prime sculture in marmo. Il rapporto con la città di Campi Bisenzio si intensifica quando nel 2003 gli viene commissionata la scultura in bronzo Inno alla vita, opera collocata nella piazza di Villa Rucellai. Nello stesso anno viene proposta una mostra, nella stessa Villa, in cui vengono esposte 80 opere tra marmi, bronzi, ceramiche, affreschi, graffiti e grafica. La scultura e la mostra vengono presentate da Antonio Paolucci, allora soprintendente del Polo Museale Fiorentino. È in questa occasione che vengono gettate le basi per la nascita del Museo Manzi, con la generosa promessa dell’artista di donare alla città cento delle proprie opere. Nel 2004 viene inaugurato il tabernacolo voluto dalla parrocchia di Santa Maria a Campi Bisenzio, con l’opera di marmo Madonna del Suffragio. Nel dicembre del 2007 il Comune di Campi Bisenzio destina alcune sale del piano terra di Villa Rucellai per la creazione del Museo Antonio Manzi ed il maestro dona centonove opere alla città, suggellando il rapporto di amicizia e stima tra la città e l’artista. Il Museo Antonio Manzi nel 2017 festeggia dieci anni. Anni durante i quali molti visitatori hanno potuto ammirare l’unicità ed il talento dell’artista ed hanno potuto conoscere il percorso di vita dell’uomo, che nella sua immutata umiltà e generosità, ancora oggi li accoglie guidandoli alla scoperta della propria arte.
Teatrodante Carlo Monni