”Un grande uomo dietro a delle grandi opere”. Berti a “Il Cammino dell’arte”

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Un affettuoso abbraccio ad Antonio Berti. E’ stato un po’ questo il sentimento che è emerso durante la settima, ed ultima, conferenza del ciclo “Il cammino dell’arte” tenutasi giovedì 26 maggio alla biblioteca comunale “Ragionieri” di Sesto Fiorentino, curata da Domenico Viggiano e Giulia Ballerini e intitolata “Forma e caratteri nell’opera di Antonio Berti”.

Entrambi i relatori sono stati protagonisti nell’organizzazione della mostra antologica “Antonio Berti (1904-1990)”, allestita a Sesto in due sale (il centro espositivo di via Bernini e La Soffitta Spazio delle Arti di Colonnata) e che si chiuderà fra pochi giorni, il 31 maggio, dopo tre mesi di successi per numero e qualità dei visitatori.

Per l’occasione il professor Viggiano, presidente della Fondazione per la scultura “Antonio Berti” e curatore della mostra suddetta, ha voluto sottolineare ancora una volta le straordinarie qualità umane di colui che è stato suo docente all’Accademia di Belle Arti e del quale ha seguito le orme.

Berti era così educato che sembrava una persona molto umile – ha raccontato -, ma lui conosceva bene le proprie qualità, sapeva esattamente cosa poteva fare e l’alto livello a cui lavorava. La mostra che è stata allestita quest’anno andrebbe vista e rivista per cogliere tutte le eccelse sfumature che questo grande artista ha saputo trasmettere alle varie opere. Per la loro bellezza bisognerebbe farla girare, almeno in parte. Mi auguro anche che sia completato presto il restauro dello studio del maestro per farlo vivere a tutti, in particolare in ottica didattica”.

La storica dell’arte Giulia Ballerini, che ha curato un esaustivo testo nel catalogo della mostra, ha poi guidato i presenti in un suggestivo excursus artistico proponendo una selezione di immagini delle opere (pitture e sculture) più interessanti di Berti. E in questo modo sono emersi tanti aneddoti legati alla realizzazione dei pezzi analizzati.

Le sane origini contadine del maestro hanno certamente formato un carattere forte – ha esordito -, ma sono stati determinanti anche alcuni incontri giovanili come quelli con il suocero, Arrigo Calamai, che lo ha portato a lavorare alla Richard Ginori, e soprattutto con il suo insegnante all’Accademia, lo scultore Libero Andreotti, che gli ha trasmesso quel classicismo cui sarà sempre legato”.

Il percorso proposto è iniziato con i quadri della seconda metà degli anni venti: “Berti scelse la pittura probabilmente per rispetto di Andreotti, non volendo mettersi in competizione con il suo maestro. In quel periodo fece solo tre sculture, tutte dedicate a degli animali, la prima delle quali è il noto ‘Porcellino’ esposto al centro di via Bernini. Dopo la scomparsa di Andreotti iniziò il suo grande cammino scultoreo e qui ha dato mostra di doti decisamente non comuni”.

Tra i pezzi analizzati anche il ritratto della miliardaria americana Barbara Hutton (il cui gesso è esposto a sua volta in via Bernini): “Quest’opera – ha spiegato Ballerini – rientra nel periodo veneziano di Berti, legato alle partecipazioni alla Biennale che lo hanno fatto conoscere al grande pubblico internazionale. E si racconta anche di un flirt tra i due…”.

Nel descrivere le sculture successive – tra cui la regina Maria Josè di Savoia e il principe Vittorio Amedeo bambino – è stato sottolineato il classicismo atemporale che esse racchiudono: “Berti guardava ai grandi del Quattrocento come modelli – ha chiarito la storica dell’arte – e in particolare al Verrocchio. Tant’è che molti critici hanno scritto che le sue creazioni possono essere tranquillamente messe accanto a soggetti rinascimentali”.

A conclusione del percorso non poteva che esserci una delle opere più amate dallo stesso Berti: quella che ritrae il suo allievo, Domenico Viggiano.

Era davvero molto affezionato al mio ritratto – ha svelato il professore – tant’è che la metteva sempre al primo posto tra i pezzi da esporre alle mostre. E io non posso che ribadire come lui sia stato certamente il più grande ritrattista del Novecento”.

All’incontro sono intervenuti anche due figli di Antonio Berti, Giovanni e Cecilia, e alcuni nipoti.

Il completamento dell’interessantissimo ciclo di conferenze è stato salutano con soddisfazione dall’Amministrazione Comunale, rappresentata da Marco Cannicci, e dal responsabile del gruppo La Soffitta Spazio delle Arti, Francesco Mariani, che è anche presidente dell’Associazione “Antonio Berti” oggi impegnata nel concreto restauro dello studio dell’artista.

La mostra su Antonio Berti resterà aperta fino al 31 maggio con orari 16-19 dal martedì al sabato e 10-12 e 16-19 la domenica.

I relatori con figli e nipoti di Berti
I relatori con figli e nipoti di Berti

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