Violenza sulle donne, la lettera di una nostra lettrice

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Riceviamo da una nostra lettrice un’accorata lettera relativa alla vicenda di una giovane calciatrice che nel 2010 è stata, suo malgrado, vittima di un episodio di violenza all’interno di ambulatorio di medicina sportiva. I fatti risalgono al 2010 quando la ragazza, che doveva appunto sostenere una visita sportiva, è stata invece sottoposta a visita ginecologica “inappropriata e oltremodo invasiva”. Secondo la sentenza emessa nel 2016 dalla Corte di Appello di Firenze, e poi confermata dalla Corte di Cassazione, sarebbe da escludere “l’adeguatezza della condotta professionale del medico, confermando il connotato di eccentricità di essa rispetto allo scopo della visita”.
Su questo episodio, riportato dalle cronache dei giornali del marzo scorso, interviene la nostra lettrice che invita anche a firmare la petizione su change.orgLa gentile lettrice mette in discussione, tra le altre cose, l’operato della Pubblica Assistenza di Campi Bisenzio, che continua ad ospitare il medico in questione nei suoi locali. Naturalmente lasciamo alla stessa Pubblica Assistenza, ma eventualmente anche all’Ordine dei Medici, la possibilità di replicare sulle nostre pagine.
Sul “potere maschilista infernale” avrei qualcosa da ridire perché la notizia non è stata nascosta, anzi ha trovato spazio (giusto?) sui giornali. Questa redazione è fatta solo da maschi. Per l’esattezza uno. Non credo sia né una colpa né un merito. Faccio solo il possibile per essere corretto e non è facile. Qualche volte ci riesco. Di solito mi prendo delle critiche. Qualche volta anche qualche minaccia di querela. Il terreno è scivoloso ma non si fa il giornalista solo quando è facile.

Di seguito la lettera della nostra lettrice

Spettabile redazione,
vi scrivo perchè come donna, mi sento offesa e indignata dal silenzio e dalla connivenza che ruota intorno ad una vicenda aberrante e inquietante che vede protagonisti un medico dello sport condannato per violenza e una pubblica assistenza che lo continua ad ospitare nell’esercizio delle sue funzioni.
 
Una vicenda ancora più sconcertante, se si considerano i continui fatti di cronaca nera che stravolgono la vita di moltissime donne. Ecco, il silenzio, rappresenta il terreno fertile su cui matura la violenza sulle donne e mentre in America la denuncia e il tam tam sui social è stato ripreso dai principali media facendo crollare un sistema di potere maschilista infernale, in Italia e nella Piana, si continua a far finta di nulla. Per questo spero che ci sia spazio, sul vostro giornale, per dare risalto a quello che in questi giorni ho letto e sottoscritto in rete, con la speranza, che vengano presi immediati i dovuti provvedimenti.
 
 
Riporto testualmente:
 
 

Il dott. E.T., un medico dello sport che opera a Campi Bisenzio, nei locali della Pubblica Assistenza di Campi ed al quale la Pubblica Assistenza assicura il servizio dei suoi volontari è stato condannato in via definitiva per violenza sessuale nei confronti  di una giovane calciatrice sottoposta ad una visita ginecologica «inappropriata e oltremodo invasiva» che si era rivolta a lui per avere il rilascio del certificato di idoneità sportiva e agonistica.
È inutile, persino inopportuno, rimarcare la gravità del fatto: la base di ogni relazione, e ancor di più di una relazione sanitaria, è la fiducia. La persona si affida al medico, abbassa ogni difesa, gli concede il proprio corpo, perché ne riconosce l’autorevolezza.

Ma ancor più grave in questa vicenda è che, benché la condanna sia nota dal marzo scorso, nessun provvedimento o presa di posizione sono arrivati dalla Pubblica Assistenza che sul punto, almeno pubblicamente tace. Non solo: alcuni  volontari, evidentemente con l’autorizzazione del Consiglio e non si capisce per quale ragione, continuano a supportare l’attività del medico in tutti i servizi accessori a lui necessari!

Questo atteggiamento è una offesa ai valori di non-violenza, solidarietà, pari dignità della donna che da decenni ispirano il movimento del volontariato delle Pubbliche Assistenze. Troviamo sconcertante e inaccettabile il silenzio con cui si accetta di fatto che una persona condannata definitivamente per un fatto così sgradevole continui a visitare donne di Campi Bisenzio e socie della Pubblica Assistenza; per questo ci impegneremo a coinvolgere tutte le associazioni femministe e contro la violenza di genere, l’Associazione Nazionale delle Pubbliche Assistenze, i candidati a sindaco di Campi Bisenzio, i partiti, i sindacati, le istituzioni sanitarie pubbliche (Comune, Regione, Asl), l’Ordine dei medici, tutti gli altri interlocutori che possano sostenere questa battaglia di civiltà e buon senso.

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