10 agosto 1920 – Scoppio della polveriera di San Gervasio

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Firenze 365

Firenze 365, la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore del libro omonimo edito da apice Libri 

Fatti e aneddoti legati alla storia della città di Firenze raccontati giorno per giorno

Un aiuto per conoscere la nostra semenza e per intuire il nostro futuro.

Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti
me per seguir virtute e canoscenza   (Dante, Inferno, canto XXVI)

10 agosto 1920 – Scoppio della polveriera di San Gervasio

Durante la Prima Guerra Mondiale la necessità di spegnere incendi provocati dalle attività belliche determinò l’esigenza di ideare sistemi chimici che non prevedessero l’uso dell’acqua. Fra coloro che valutarono la possibilità di impedire la ripresa delle fiamme, soprattutto quando si era in presenza di lamiere arroventate, attraverso l’uso di sostanze chimiche appropriate, vi fu il vice comandante dei Vigili del Fuoco di Firenze, Augusto Baldesi, che operò costantemente in collaborazione con l’Istituto Medico Militare. Per il suo ruolo e per la sua specifica esperienza fu chiamato ad affrontare l’emergenza causata dallo scoppio di una polveriera nella zona di San Gervasio.

Si trattava di un deposito di munizioni che per cause ignote provocò un terribile scoppio esattamente alle 18 e 20 del 10 agosto 1920. Le esplosioni, che si protrassero per circa due giorni, provocarono danni a molti edifici e una decina di vittime fra cui lo stesso Augusto Baldesi ucciso da un proiettile vagante. L’utilizzo delle schiume di estinzione limitò comunque i danni provocati dalla terribile esplosione.

In un periodo in cui lo scontro sociale stava assumendo i massimi livelli, ci fu chi catalogò l’episodio come un attentato. La questione non fu mai chiarita e nessuno fu processato per l’attentato, ma per le forze dell’ordine e la magistratura fu l’occasione per reprimere duramente anche i reati d’opinione. Emblematico fu il caso di Ugo Cardoso che, trovatosi a commentare per strada l’accaduto, fu denunciato da gente di passaggio e processato il 21 ottobre dello stesso anno. Essendo iscritto al partito anarchico individualista, Cardoso, nel 1923, fu addirittura considerato non amnistiabile.

Rimanevano intanto i danni subìti da coloro che, a vario titolo, erano stati coinvolti dallo scoppio della polveriera. Lontani erano ancora i tempi della Protezione Civile e così il Governo stanziò solo due milioni e trecento mila lire come sussidio nei confronti di chi aveva subìto danni in seguito dall’esplosione. Una cifra del tutto inadeguata. La questione fu oggetto d’interrogazione parlamentare da parte dell’onorevole Giuseppe Morelli, avvocato fiorentino che aveva preso le difese delle vittime prima della sua elezione alla Camera. Morelli chiese ai ministri delle Finanze e dei Lavori Pubblici di provvedere in maniera definitiva e con maggiore equità alle richieste dei danneggiati, ma la risposta del Sottosegretario, Luigi Spezzotti, non concesse speranze:

la dottrina come la giurisprudenza escludono in via assoluta la responsabilità dell’Amministrazione statale per questo genere di disastri. L’intervento quindi dello Stato a portare un qualche soccorso, non si deve intendere che a semplice titolo di liberalità…il sacrificio che lo Stato si è imposto a questo titolo è il maggiore che esso abbia potuto incontrare

Daniele Niccoli

 

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