10 aprile 1944 – Il rastrellamento del lunedì di Pasqua

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Sesto com'era

Sesto giorno per giorno la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore del libro Sesto una bella storia e Sesto Fiorentino, i giorni della nostra storia

Un aiuto per conoscere la nostra semenza e per intuire il nostro futuro.

La casa sul confine dei ricordi,
la stessa sempre, come tu la sai
e tu ricerchi là le tue radici
se vuoi capire l’anima che hai (Francesco Guccini)

Sesto giorno per giorno

10 aprile 1944 – Il rastrellamento

Il lunedì di Pasqua, Pasquino, per i sestesi, è tradizionalmente dedicato alla scampagnata che inaugura la buona stagione. In quel 1944 però c’era ben poco da festeggiare. L’avanzare degli alleati lungo la penisola non aveva fatto altro che incattivire i nazi-fascisti sempre meno fiduciosi sull’esito positivo (per loro) della guerra. La popolazione doveva sopportare i loro soprusi, tanta era la preoccupazione per gli uomini al fronte e c’era da fronteggiare anche la fame.

Il 10 aprile 1944 il comando militare tedesco, infastidito dalle sempre più pungenti azioni partigiane, decise di organizzare una vasta azione dirastrellamento su gran parte dell’Appennino Tosco-Romagnolo. In particolare, l’azione sulle colline che circondano Firenze avrebbe dovuto, secondo i piani di Albert Kesserling, porre fine alla guerriglia intorno alla città. Al rastrellamento parteciparono le truppe maggiormente specializzate nella guerra contro i partigiani: i militari della divisione Goering e i militi della Guardia Nazionale Repubblicana. Le truppe che marciarono su monte Morello erano guidate dal capitano Von Loeben e dovevano, oltre che snidare i partigiani, dissuadere i contadini dall’offrire riparo ai ribelli.

I primi a fare le spese della furia sterminatrice dei nazi-fascisti furono Gino Toccafondi ucciso a Baroncoli e Angiolino Lastrucci ferito a morte a Querceto. Nella zona di Gualdo furono arrestate una cinquantina di persone poi trasferite nel Mugello per i lavori alla Linea Gotica.

Peggio andò a Cercina dove una ventina di persone fu costretta a trasportare munizioni e altri materiali su per il monte. Sette di loro, il dottor Bruno Fanelli, Renzo e Romolo Lamporesi, Aurelio Bonaiuti, Olimpio e Orlando Bruschi e Angelo Covini, furono fucilati quasi subito senza una motivazione precisa, forse solo per il semplice sospetto di aver aiutato i partigiani. In contemporanea su altri versanti del monte trovarono la morte Cesare Paoli, Silvio Rossi, Gabriello Mannini, Savino e Giovanni Biancalani, Aurelio e Fortunato Sarti.

Per giorni l’esecuzione dei sette uomini di Cercina fu tenuta nascosta. I parenti furono addirittura ingannati dai secondini della Fortezza da Basso che continuarono a rassicurarli circa la sorte dei loro congiunti. Solo cinque giorni dopo l’eccidio, la madre di Renzo Lamporesi rinvenne il corpo del figlio e degli altri sei sfortunati compagni sepolti sbrigativamente a poca distanza dalle loro case.

Secondo la relazione del podestà di Sesto, ingegner Merlini, l’episodio aumentò lo sgomento nella popolazione di Cercina e Sesto che, secondo le sue parole

era passata dai soprusi dei ribelli al dolore consequenziale delle azioni tedesche

Certo fu che, dopo quegli avvenimenti, i partigiani dislocati su monte Morello si rinforzarono di diverse unità.

Il 30 maggio successivo fu trovato morto anche il pievano di Cercina nonché cappellano della Milizia, don Adolfo Nannini.

I giornali dell’epoca attribuirono la responsabilità dell’accaduto ai partigiani:

verso le 11 nella parrocchia Cercina di sesto fiorentino quattro banditi uccidevano a colpi di rivoltella il pievano Adolfo Nannini (Corriere della Sera 1 giugno 1944)

ma, secondo un rapporto dell’arma reale dei Carabinieri, il prelato sarebbe stato ucciso da quattro

SS in seguito alle accuse, formulate dai fascisti, circa il suo aiuto ai partigiani della zona. Come per molti avvenimenti di quel periodo è difficile ristabilire la verità.

Nel 2011 il tribunale di Verona condannò all’ergastolo Erich Koeppe e Helmut Odenwald, all’epoca dei fatti ufficiali della Divisione corazzata Hermann Göering, per il reato di concorso in violenza con omicidio contro privati pluriaggravata e continuata. La sentenza fu annullata dalla II sezione della Corte di Appello del Tribunale di Roma ma, dopo l’istanza di ricorso alla Procura militare presentata dal Comune di Sesto Fiorentino e da altre realtà istituzionali, un pronunciamento della Corte di Cassazione dispose un nuovo giudizio in appello.

Il 3 dicembre 2014 la Corte d’Appello di Roma ha confermato la condanna all’ergastolo, emessa in primo grado.

DANIELE NICCOLI

 

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