11 maggio 1908 – Il sarto delle biciclette

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Faliero Masi
foto tratta dalla pagina Facebook "Sesto com'era"

Sesto giorno per giorno la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore del libro Sesto una bella storia e Sesto Fiorentino, i giorni della nostra storia

Un aiuto per conoscere la nostra semenza e per intuire il nostro futuro.

La casa sul confine dei ricordi,
la stessa sempre, come tu la sai
e tu ricerchi là le tue radici
se vuoi capire l’anima che hai (Francesco Guccini)

Sesto giorno per giorno

11 maggio 1908 – Il sarto delle biciclette

All’inizio del Novecento in piazza della Chiesa si trovava una delle prime botteghe da meccanico di biciclette. Ne era proprietario tale Campostrini che per alcuni anni ebbe, come garzone, Faliero Masi, un giovane che si cimentò anche nella carriera di ciclista. Dopo un brillante avvio fra i dilettanti, sul finire degli anni Venti, Faliero, passò ai professionisti. Partecipò, senza squadra, ai Giri d’Italia del 1931 e del 1932, ma in entrambi i casi fu costretto al ritiro. Correre senza squadra a quei tempi poteva essere drammatico. In caso di problemi fisici o meccanici non avevi nessun tipo di soccorso e non era raro il caso in cui lo sfortunato ciclista dovesse cercare aiuto presso qualche casolare e poi rientrare a casa con mezzi di fortuna. Nel 1933 Masi vinse la coppa Zucchi. Fu l’unico acuto della sua carriera. In una delle sue numerose interviste, Alfredo Martini, di tredici anni più giovane, ha raccontato di aver cominciato ad allenarsi da ragazzo con ciclisti sestesi più grandi di età: tra questi c’era anche Masi.

Appesa la bici al chiodo, Faliero, proseguì la sua attività di meccanico aprendo, sempre a Sesto, una bottega in proprio. Aveva la dote naturale di saper creare biciclette che esaltavano le caratteristiche dei suoi clienti e il suo talento non tardò a emergere. Nel 1940, fu chiamato a Milano dalla Viscontea di cui divenne responsabile del reparto corse. Nell’immediato dopoguerra proprio in quella squadra iniziò a farsi notare un altro giovane toscano che avrebbe fatto la storia del ciclismo italiano: Fiorenzo Magni.

Durante il Giro d’Italia del 1956 fu proprio Faliero Masi, primo meccanico della Nivea-Fuchs, a consigliare Magni, che correva con la clavicola rotta, a girare una camera d’aria intorno al manubrio e poi stringerla con i denti in modo da attutire il dolore. I due hanno così regalato una delle immagini più significative del ciclismo di ogni tempo.

Intanto nel 1947 Masi si era messo di nuovo in proprio aprendo un’officina prima in via Michelino da Besozzo e poi sotto una delle curve del velodromo Vigorelli. Aprire un’officina proprio nel tempio del ciclismo su pista era, parola di Alfredo Martini, come per un sarto avere il laboratorio al Teatro alla Scala. E sarto di grande qualità fu Faliero Masi. I “vestiti” che cuciva cadevano sempre bene. A lui si rivolgevano tutti i più grandi campioni: Fausto Coppi, Louison Bobet, Miguel Poblet, Roger Riviere, Eddy Merckx e, soprattutto, Antonio Maspes. Per il sette volte campione del mondo di velocità preparò la Masi Special poi diventata un’icona nel mondo del ciclismo.

La soddisfazione maggiore per Faliero arrivò nel 1959. Jacques Anquetil stava per tentare il record dell’ora detenuto fin dal 1942 dal Campionissimo Fausto Coppi, ma quando provò la sua bici francese sulla pista del Vigorelli, si accorse che sbandava in curva. Non c’era molto tempo per rimediare, ma a Faliero bastò. In una sola notte allestì una nuova bici che consentì al francese di raggiungere il risultato agognato. Oggi quella bici è custodita in un museo di Parigi. Come la Gioconda. Roba da toscani.

Per la cronaca quel titolo fu poi annullato perché il francese si rifiutò di presentarsi al controllo antidoping. Questo niente toglie alla performance del “garzone del Campostrini”.

 

 Soltanto chi ha corso come me, facendo fatiche bestiali, può capire

come deve essere fatto un telaio, sul quale distribuire il peso di chi

                                        pedala, tenendo conto delle misure dorsali, della lunghezza delle

                                   gambe e delle braccia.

 

Daniele Niccoli

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