12 febbraio 1951 – La prima sfilata di moda

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Palazzo Pitti 1
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Firenze 365, la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore del libro omonimo edito da apice Libri 

Fatti e aneddoti legati alla storia della città di Firenze raccontati giorno per giorno

Un aiuto per conoscere la nostra semenza e per intuire il nostro futuro.

Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti
me per seguir virtute e canoscenza   (Dante, Inferno, canto XXVI)

12 febbraio 1951 – La prima sfilata di moda

Nel secondo dopo guerra molti sarti italiani stanchi di subire i dettami della moda parigina e consapevoli della competitività dei propri prodotti decisero di svincolarsi dall’imperante gusto francese. A dare l’impulso decisivo fu Giovan Battista Giorgini che nel 1947 organizzò al Museo d’arte moderna di Chicago una mostra dal titolo Italy at work in cui furono esposti i prodotti migliori del nostro artigianato.

I contatti acquisiti in quell’occasione gli furono utili per organizzare la prima vera passerella di moda italiana. Fu così che il 12 febbraio 1951 nel salotto di casa, Villa Torrigiani in via Serragli 144, sotto gli occhi dei più importanti acquirenti americani, sfilarono: Carosa, Fabiani, Simonetta, le sorelle Fontana, Schubert, Vanna Noberasco, Marucelli, Veneziani, ed Emilio Pucci. L’evento ebbe un tale successo che fu replicato già nel luglio dello stesso anno nei saloni del Grand Hotel.

Terminata la sfilata mi avvicinai per sapere la loro reazione: entusiasti. Questo gruppo di cinque compratori tornò in America con tale entusiasmo che quando feci la seconda sfilata vennero dall’America in trecento. (Giovan Battista Giorgini)

A partire dall’anno successivo il Comune di Firenze, visto il successo dell’iniziativa, intervenne direttamente nell’organizzazione e decise di spostare la manifestazione nella Sala Bianca di Palazzo Pitti. La nuova scenografia contribuì a far diventare la moda italiana un fenomeno mondiale e da allora il nome Pitti è associato all’industria dell’abbigliamento di alta qualità.

Il vero protagonista di quella stagione fu Emilio Pucci, l’ultimo rampollo di un’antica famiglia fiorentina. Il suo approccio alla moda fu del tutto casuale. Nel 1947, mentre si trovava in vacanza sulle piste di sci di Zermatt, confezionò un completo da sci per un’amica. Il modello, molto innovativo, fu notato da Toni Frissel, nota fotografa di “Harper’s Bazar” che con la pubblicazione delle stampe decretò il successo del marchese nel mondo della moda.

Pucci visse il periodo professionalmente più appagante tra gli anni sessanta e i settanta quando realizzò i suoi abiti, estrosi ma raffinati, ispirandosi alla pop art. Negli anni ha vestito Jackie Kennedy, Laureen Bacall, Sofia Loren e Lady Diana. Marylin Monroe, addirittura, è stata sepolta con un vestito di sua ideazione. Suo anche il marchio sulla tuta degli astronauti dell’Apollo 15 e le divise blu dei vigili urbani con i lunghi guanti bianchi e gli elmetti ovali.

Nel 2000, otto anni dopo la sua morte, il gruppo francese Louis Vitton acquisì il 67% della Emilio Pucci inaugurando così una politica aggressiva che ha portato nel gruupo francese anche Fendi, Bulgari e Loro Piana.

DANIELE NICCOLI

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