12 luglio 1652 – Inizia la costruzione de La Pergola

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Firenze 365, la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore del libro omonimo edito da apice Libri 

Fatti e aneddoti legati alla storia della città di Firenze raccontati giorno per giorno

Un aiuto per conoscere la nostra semenza e per intuire il nostro futuro.

Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti
me per seguir virtute e canoscenza   (Dante, Inferno, canto XXVI)

12 luglio 1652 – Inizia la costruzione de La Pergola

Nel ‘500, in prossimità dell’Ospedale di Santa Maria Nuova e dell’oratorio di San Tommaso d’Aquino, l’Arte della Lana possedeva un vecchio edificio che era adibito alla tiratura dei panni dopo le operazioni di coloritura e lavaggio. Causa la presenza di un pergolato nelle sue vicinanze, l’edificio era stato chiamato tiratoio della Pergola.

Fu dismesso nel 1650 e al suo posto, su incarico dell’accademia degli Immobili presieduta da Giovan Carlo de’ Medici, fratello del granduca Ferdinando II, sorse il teatro de La Pergola.

L’incarico per la realizzazione fu affidato all’architetto Ferdinando Tacca che pose la prima pietra il 12 luglio 1652. La Pergola è stato il primo esempio di teatro all’italiana in quanto dotato di una platea a forma di ferro di cavallo, di palchi sovrapposti e con la scena profonda a tal punto di permettere all’attore di recitarvi dentro e non davanti come succedeva nel teatro rinascimentale.

L’inaugurazione avvenne durante il carnevale del 1657, quando la costruzione era ancora in via di completamento. Fu messa in scena un’opera buffa, Il Podestà di Colognole.

Fra i tanti artisti che hanno calcato il palco de La Pergola, Eleonora Duse è stata forse la più famosa e la più bizzosa. Una vera diva che, a cavallo fra l’Ottocento e il Novecento ha spopolato nei teatri di tutto il mondo. La sua vita fu costellata da amori sfortunati sia con uomini che con donne. Nel 1892 Gabriele D’Annunzio le scrisse una dedica in cui la definiva Divina, un appellativo che le sarebbe sopravvissuto e che ben si addiceva al suo essere protagonista. Con il futuro Vate della nazione visse un amore tormentato che ebbe come scenario le colline di Firenze. Il rapporto con il poeta, egocentrico, donnaiolo, bugiardo e pieno di debiti (oltre che di denti cariati), non poteva durare, ma il sodalizio fu artisticamente proficuo per entrambi. La rottura definitiva si ebbe quando, invocando la mostruosità delle leggi del teatro, D’Annunzio comunicò alla Duse la decisione di affidare il ruolo di protagonista ne La figlia di Iorio a Irma Gramatica invece che a lei. Questa la risposta della Divina:

Non ti difendere, figlio, perché io non ti accuso. Non parlarmi dell’impero della ragione, della tua vita carnale, della tua sete di vita gioiosa. Sono sazia di queste parole! Da anni ti ascolto dirle…Parto di qui domani. A questa mia non c’è risposta (Eleonora Duse)

E risposta non ci fu. L’attrice tornò alla Pergola nel 1906 per recitare Rosmersholm di Ibsen diretto da Edward Gordon Craig. Nell’occasione per lei fu costruito, accanto al palcoscenico, il leggendario Primo Camerino che è ancora oggi in uso.

Daniele Niccoli

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