13 settembre 1904 – Enrico Caruso ‘torna’ di casa a Sesto

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Enrico Caruso
Foto tratta dalla pagina facebook Sesto com'era

Sesto giorno per giorno la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore del libro Sesto una bella storia e Sesto Fiorentino, i giorni della nostra storia

Un aiuto per conoscere la nostra semenza e per intuire il nostro futuro.

La casa sul confine dei ricordi,
la stessa sempre, come tu la sai
e tu ricerchi là le tue radici
se vuoi capire l’anima che hai (Francesco Guccini)

Sesto giorno per giorno

13 settembre 1904 – Enrico Caruso ‘torna’ di casa a Sesto

Nel 1897 il giovane tenore Enrico Caruso fu chiamato al teatro Goldoni di Livorno per interpretare La Traviata di Giuseppe Verdi e La Boheme di Giacomo Puccini. Cantò a fianco di una giovane soprano di origini sestesi, Vittoria Matilde Ada Giachetti, sorella di Rina altro soprano che aveva già avuto modo di cantare con Caruso. Secondo le testimonianze del tempo, il tenore si sarebbe innamorato di entrambe tanto che, combattuto dalle due passioni, avrebbe addirittura tentato il suicidio. Alla fine prevalse l’amore per Ada, anche se era già sposata e madre di un figlio. Le lettere che i due si scambiarono durante i periodi di lontananza dimostrano quanto quell’amore sia stato travolgente all’inizio e travagliato negli anni successivi quando la gelosia, soprattutto nei confronti di Rina, prese il sopravvento.

 

T’amo  perché non è il dovere che me lo impone come dice don Jose, ma è perché lo sento e dovresti esserne convinta perché oggi ho 30 anni e io credo che l’amore a simile età è il più profondo e possente amore che ci sia. E così è. L’amore è calmo, possente e profondo nel 1903

 

Nel febbraio del 1904, dopo la prima fortunata tournee americana, Caruso acquistò villa I Pini in via del Sodo 11, in prossimità dei luoghi dell’infanzia di Ada che era nata a Castello. All’epoca queste frazioni si trovavano nel Comune di Sesto Fiorentino. Caruso stabilì a villa I Pini la sua residenza e la mantenne fino alla morte. Insieme a lui si stabilirono la compagna Ada e il figlio Rodolfo chiamato così in onore del galeotto personaggio pucciniano che aveva fatto conoscere i due cantanti. Qualche mese dopo, nella stessa villa nacque anche il secondo figlio, Enrico junior, detto Mimmi.

Nella villa sestese la famiglia trascorreva i periodi che separavano una tournèe dall’altra. Caruso, all’epoca, era ormai un divo ed è difficile pensare che abbia potuto partecipare alla vita cittadina, ma anni indietro si favoleggiava su una sua presunta visita all’accademia dei Solerti e su una estemporanea esibizione in una trattoria del Sodo. Comunque fossero i soggiorni sestesi di quegli anni, è certo che la felicità scomparve definitivamente nel 1908 in seguito alla fuga di Ada con l’autista di famiglia, tal Cesare Romati. La vicenda ebbe anche risvolti giudiziari a causa dei tentativi di estorsione operati dalla coppia nei confronti del tenore. Gli avvocati di Caruso però riuscirono a dimostrare le ragioni del loro cliente e così la Giachetti e il Romati furono condannati a un anno di reclusione per falsa testimonianza, subordinazione di teste e diffamazione. La pena non fu applicata perché Ada scappò in America dove morì senza più rivedere i figli. La triste conclusione della storia d’amore fra Ada e Caruso avrebbe ispirato Alessandro Sisca e Salvatore Cardillo per la composizione della famosa canzone napoletana Core ‘Ngrato.

La leggenda vuole che il vuoto nel cuore di Caruso sia stato colmato dalla seconda sestese della storia, la cognata Rina, ma le lettere che i due si scambiarono smentiscono la tesi: fu solo lei ad amare.

 

Ho paura che tu dimentichi chi ti ama veramente per qualche persona che non lo merita. Ti pare bello però? Trascurare chi ti ama, chi fa le veci di madre ai tui figli, chi ti dà tutto il suo cuore e l’intera sua vita per chissà chi? Non parliamone che è molto meglio. Devo star molti giorni anch’io senza scriverti. Vedrai, vedrai, come sono dolci i giorni nel silenzio.

 

Si trattava comunque di animi inquieti e così, durante l’ennesima tournèe a New York, nel 1918, il tenore sposò segretamente Dorothy Benjamin mentre Rina, nel 1919, si consolò con il professor Pierellini di Careggi. A fare da sfondo a queste intricate storie di amori e tradimenti rimase villa I Pini del sodo. È lì, se non alla villa Bellosguardo di Signa, che Caruso, consapevole della gravità della malattia che lo aveva colto, avrebbe voluto passare i suoi ultimi giorni se la morte non lo avesse sorpreso a Napoli durante il trasferimento verso la Toscana. Era il 2 agosto 1921.

Qualche anno dopo Mimmi cedette la villa per quattrocento mila lire alla casa d’aste Materassi di Firenze chiudendo così in maniera definitiva la storia dei Caruso con Sest

Daniele Niccoli

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