14 settembre 1846 – La lettera di Elizabeth Barrett a Robert Browning

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Firenze

Firenze 365, la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore del libro omonimo edito da apice Libri 

Fatti e aneddoti legati alla storia della città di Firenze raccontati giorno per giorno

Un aiuto per conoscere la nostra semenza e per intuire il nostro futuro.

Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti
me per seguir virtute e canoscenza   (Dante, Inferno, canto XXVI)

14 settembre 1846 – La lettera di Elizabeth Barrett a Robert Browning

Intorno al 1845, freschi di matrimonio, i due poeti inglesi Elizabeth Barrett e Robert Browning si stabilirono a Firenze. Elizabeth aveva scritto il suo primo poema epico all’età di dodici anni, poco prima di incorrere in una brutta caduta da cavallo che la costrinse all’invalidità permanente. La sua vita, resa ancora più amara dal dispotismo del padre, divenne improvvisamente solitaria e appartata e addolcita solo dal cane Flush che sarà protagonista anche di un romanzo di Virginia Wolf.

Nel 1844 con la pubblicazione di Poems, divenne una delle scrittrici più popolari suscitando l’interesse e l’ammirazione dei letterati dell’epoca. Tra questi, Robert Browing, con il quale intraprese uno scambio epistolare molto intenso che fu il preludio ad un amore travolgente, ma ostacolato in tutti i modi dal padre sempre più autoritario.

I due poeti decisero allora di fuggire dall’Inghilterra per raggiungere prima a Pisa e poi Firenze dove risedettero nel Palazzo Guidi in piazza San Felice. Una lettera del 14 settembre 1846 ci fa intuire che i due erano finalmente riusciti a regolarizzare la loro situazione sposandosi.

Finalmente nessuno potrà separarci.
Ho conquistato il diritto di amarti,
apertamente, con un amore che gli altri definiscono addirittura un dovere…
Comunque anche se fosse un peccato,
ti amerei ugualmente (Elizabeth Barrett Browning)

Nel 1850 la poetessa pubblicò i Sonetti del Portoghese, dedicati all’amato Robert, che, in maniera inaspettata e sorprendente, l’aveva sottratta a una vita grigia e buia.

Se devi amarmi, per null’altro sia
che per amore; non dire mai:“L’amo per il
sorriso, per lo sguardo, per il modo
gentile di parlare, per le idee
che alle mie si accordano, che un giorno
mi resero sereno”. Queste cose
mio Amato possono in sé o per te mutare.
Così fatto un amore può disfarsi.
E ancora non amarmi per la pietà che
le mie guance asciuga. Il pianto
può scordare chi lungamente ebbe
il tuo conforto, e perdere, così, l’amor tuo.
Ma tu amami solo per amore dell’amore,
che cresca in te, in un eternità d’amore (Elizabeth Barrett Browning)
Daniele Niccoli

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