18 marzo 1835 – Il camposanto a sterro

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Sesto com'era

Sesto giorno per giorno la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore dei libri Sesto una bella storia e Sesto Fiorentino – I giorni della nostra storia

Fatti e date che caratterizzano la storia e la cronaca della città di Sesto con la speranza che ci possano aiutare a conoscere la nostra semenza e a intuire il nostro futuro.

La casa sul confine dei ricordi,
la stessa sempre, come tu la sai
e tu ricerchi là le tue radici
se vuoi capire l’anima che hai (Francesco Guccini)

Sesto giorno per giorno

18 marzo 1835 – Il camposanto a sterro

Nell’agosto del 1787 il granduca Pietro Leopoldo di Lorena, spronato dal medico e naturalista Giovanni Targioni Tozzetti promulgò una legge che vietava la sepoltura nelle chiese. Lo scienziato aveva studiato a fondo la situazione igienica fiorentina e aveva deplorato, tra le altre cose, la situazione dei sepolcri all’interno delle chiese o nelle loro adiacenze. C’era la concreta possibilità che inquinassero le falde acquifere e in più il fetore che emanavano ogni volta che si rendeva necessaria la loro apertura contrastava con ogni minimo requisito di ordine igienico sanitario.  Non è un caso che già allora si dicesse:

   Tu puzzi come un avello

A Firenze questa situazione condusse alla realizzazione, fuori porta, del cimitero di Trespiano, ma in buona parte del granducato, nonostante i buoni propositi, la legge non trovò applicazione pratica. A Sesto per un’altra cinquantina di anni si continuò tranquillamente a tumulare i morti all’interno delle chiese. La crescita demografica e l’alto tasso di mortalità registrati nei primi anni del nuovo secolo resero però non più procrastinabili provvedimenti risolutivi. Il 18 marzo 1835, finalmente, il Gonfaloniere prese atto delle vecchie leggi sulle sepolture e conferì all’ingegnere della Camera di Sopraintendenza Comunitativa l’incarico di individuare un’area per la realizzazione di un camposanto a sterro. La decisione oltre a suscitare polemiche con le autorità religiose dovette anche vincere i pregiudizi popolari che consideravano il morto murato in una chiesa più rassicurante di quello sepolto a terra.

                 un camposanto a sterro (non) può fare oggetto di timore
                 o danno che alla popolazione più idiota  (ingegnere della Camera Comunitativa)

Furono individuati due appezzamenti di terreno poco distanti l’uno dall’altro. Il primo si trovava proprio davanti alla Pieve, era proprietà dell’Arcispedale di Santa Maria Nuova e veniva utilizzato per la fiera annuale del bestiame, mentre l’altro, poco più a nord, era di proprietà della stessa Pieve. Prevalse la seconda ipotesi. Il Comune venne così in possesso di un’area che negli anni successivi sarebbe diventata fondamentale per lo sviluppo del paese.

Il cimitero a sterro continuò anche negli anni successivi a rimanere motivo di polemica cittadina. Fu soprattutto la sepoltura dei non cattolici, prevista dalla circolare del Ministero degli Interni del 31 marzo 1861, a suscitare i maggiori malcontenti. Quasi tutti i parroci, avvalendosi delle leggi della Chiesa, rifiutavano la sepoltura nei loro cimiteri ai non battezzati, ma anche all’interno delle istituzioni vi erano pareri contrastanti che rendevano difficile la sepoltura anche nei cimiteri comunali. Nel 1863, per esempio, l’assessore Borgheri propose al consiglio comunale di non concedere cappelle nel cimitero civico a chi non professava la religione cattolica. La sua proposta fu respinta dal consiglio comunale che viceversa stabilì l’ampliamento dello stesso cimitero proprio per ospitare le salme degli a-cattolici. La reazione di Borgheri fu piuttosto piccata:

contro la violazione del cimitero cattolico ogni qual volta in nome di una falsa libertà si voglia accumunare la tumulazione dei cattolici a quella dei cadaveri di persone non cattoliche

Cattolico o meno, un cimitero all’interno del perimetro centrale della città che si stava formando costituiva comunque un problema. Così, fu decisa la realizzazione di un nuovo cimitero comunale che fu inaugurato nel 1885. Il vecchio fu dismesso e al suo posto, negli anni Venti del Novecento, fu realizzata la piazza del mercato

 

Daniele Niccoli

 

 

 

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