19 settembre 1891 – La pretura rimane a Sesto

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Palazzo Pretorio
Foto tratta dalla pagina Facebook Sesto com'era

Sesto giorno per giorno la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore del libro Sesto una bella storia e Sesto Fiorentino, i giorni della nostra storia

Un aiuto per conoscere la nostra semenza e per intuire il nostro futuro.

La casa sul confine dei ricordi,
la stessa sempre, come tu la sai
e tu ricerchi là le tue radici
se vuoi capire l’anima che hai (Francesco Guccini)

Sesto giorno per giorno

19 settembre 1891 – La pretura rimane a Sesto

 Con la legge Zanardelli (n. 6702) del 30 marzo 1890, il Governo italiano dispose la soppressione di seicentocinquanta preture. Considerati i requisiti richiesti anche quella di Sesto avrebbe dovuto chiudere i battenti. La notizia fu accolta con apprensione anche perché con la pretura sarebbe scomparsa anche la delegazione di Pubblica Sicurezza istituita nel 1867.

Il sindaco, Giuseppe Brunelli,  in considerazione dei “gravi danni che ne risentirebbe la popolazione di Sesto e Brozzi” chiese prontamente la conservazione della sede della magistratura nel territorio di Sesto.

Secondo Lando Bortolotti (Stroria di un territorio – Sesto Fiorentino 1860/1980), fra i motivi dell’allarme suscitato dalla ventilata soppressione vi era anche la possibilità dell’assorbimento del mandamento giudiziario in quello del vicino, ma poco amato comune di Campi. Meglio Firenze, casomai. Così almeno era scritto in una petizione firmata da 876 cittadini di Sesto.

La decisione fu delegata al Consiglio provinciale che il 19 settembre 1891 ai termini dell’articolo 2 della stessa legge 6702/1890, considerò inammissibile la soppressione del mandamento di Sesto. Nel fascicolo con il verbale della quinta adunanza del Consiglio Provinciale di Firenze si ricorda, tra l’atro, l’inesistenza di “rapporti ordinari d’interesse” fra Sesto e Campi.

Daniele Niccoli

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