21 febbraio 1863 – Il medico condotto arriva a Sesto

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Il primo a sinistra il dr. Gino Conti. Uno dei medici storici di Sesto Fiorentino. Sesto com'era

Sesto giorno per giorno la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore dei libri Sesto una bella storia e Sesto Fiorentino – I giorni della nostra storia

Fatti e date che caratterizzano la storia e la cronaca della città di Sesto con la speranza che ci possano aiutare a conoscere la nostra semenza e a intuire il nostro futuro.

La casa sul confine dei ricordi,
la stessa sempre, come tu la sai
e tu ricerchi là le tue radici
se vuoi capire l’anima che hai (Francesco Guccini)

Sesto giorno per giorno

21 febbraio 1863 – Il medico condotto arriva a Sesto

L’istituto del medico condotto ha origini antiche. L’imperatore Antonino Pio stabilì che ogni città dell’impero disponesse di un numero di archiatri populares proporzionale alla popolazione. Si trattava di medici eletti dalla cittadinanza e pagati dalla città che li ospitava. Avevano l’incarico di sorvegliare il servizio sanitario nella zona di loro competenza e di curare gratuitamente gli indigenti. Nel XIII secolo i Comuni ripresero l’antica pratica prendendo in condotta (cioè stipendiando) medici che, come nell’antica Roma, avevano il compito di offrire assistenza gratuita ai bisognosi. In pratica rappresentavano la versione laica dell’assistenza ai poveri e agli infermi.

Secondo il riformismo illuminato del Settecento il Sovrano si doveva occupare della salute dei sudditi dalla culla alla tomba. Il medico condotto poteva rappresentare un valido strumento per attuare questi buoni propositi, ma spesso ci si limitava a invitare i Comuni a dotarsi di questo istituto senza poi preoccuparsi che la richiesta fosse attuata.

A Sesto per vedere il primo medico condotto si dovette aspettare l’obbligatorietà imposta dal nascituro Regno d’Italia. All’epoca il territorio di Sesto era diviso in tre sezioni e così di medici condotti ce ne furono addirittura tre (saranno quattro dopo il 1868): Michele Brinchi per la sezione orientale, Raffaello Sguanci per quella occidentale e Serafino Bindi per quella media. La loro nomina avvenne nella seduta del consiglio comunale del 21 febbraio 1863. Solo un anno dopo entrò in vigore il primo Regolamento di Polizia del Comune che permise ai tre medici, che avevano anche ruoli diufficiali sanitari, di descrivere in un atto ufficiale le condizioni igieniche in cui si trovavano a vivere gli abitanti del Comune. Per la prima volta lo sviluppo di gravi malattie fu messo in relazione con la situazione indecorosa della maggior parte delle abitazioni e delle strade:

… è oltremodo trascurata la nettezza delle Strade e delle Corti (…)in molti di questi centri di popolazione è poco o punto sorvegliato dai proprietari di case lo scolo degli acquai e punto la raccolta degli escrementi umani , in quantoché può osservarsi che gli acquai portano i loro spurghi direttamente nella Strada o nelle Corti (…) giova qui di aggiungere come nei luoghi i più frequentati si abbiano ad osservare dei rigagnoli di orina sulla pubblica via che oltre a renderla alidissima alla vista ed incomoda per l’unico passeggio che abbia può valutarsi come potentissima causa di grave esalazioni e quindi di malattie

In virtù del ruolo i medici condotti suggerirono anche misure per il contenimento del problema ma furono perlopiù minimizzate dalla Commissione comunale chiamata ad analizzarle

è consigliabile l’atterramento degli enormi gelsi specialmente dove le case sono riunite in borghi perché privano di luce e di aria chi vi abita.

Si sollecita la costruzione, specialmente sulla via maestra di un numero sufficiente di pisciatoi i quali incanalati al di sotto del lastrico vadano a scaricarsi nella prossima gora

Unico risultato fu un progetto di Regolamento che nelle intenzioni avrebbe permesso di multare chi non si atteneva alle regole. Per esempio i rifiuti non dovevano essere gettati per strada e nessuno poteva

scaricare il ventre lungo le pubbliche piazze o strade

che poi non era che un altro modo di citare Boccaccio:

deporre il soverchio peso del corpo

Se da una parte le Istituzioni non presero, o non vollero prendere, i provvedimenti suggeriti dai medici, dall’altra i cittadini non avevano nessuna consapevolezza anche delle più basilari norme igienico-sanitarie. Erano, anzi, refrattari a ogni tipo cambiamento e ostinatamente legati alle tradizioni e ai pregiudizi. Ne sono dimostrazione le sestine di don Lino Chini, parroco di Padule, ma anche figlio del popolo. Nell’opera che dedicò ai Rappresentanti il Municipio così si esprime nei confronti di chi, a vario titolo, si occupava di medicina

Vennero i ciarlatani e i semplicisti
a guarir tutti i mali coll’unguento:
cerusichi, speziali e farmacisti.
A piantar vessicanti ogni momento
a cavar sangue,  a dar purganti, e intanto
a mandarci più presto al camposanto

A rendere difficile la situazione igienico-sanitaria del paese contribuiva, e non poco, anche la consuetudine alla lavorazione delle budella e la manutenzione del cimitero all’epoca posizionato in prossimità di piazza della Chiesa:

… nella posizione centrale in cui si trova  e ad un livello di qualche metro più elevato delle molte che vi sono prossime. Dal che io argomento che le acque dei pozzi delle case circostanti debbano essere pregne di sostanze organiche(…) ho potuto udire da molti che in alcune circostanze in vicinanza del Campo santo si sente una fetida esalazione, quella propria che emana dai Cadaveri in putrefazione

Come descritto in altri articoli anche la questione del Camposanto fu risolta con non poche difficoltà.

Le trasformazioni radicali in ambito igienico-sanitario, d’altra parte, stavano prendendo campo proprio in quel periodo ma solo nei grandi centri industriali europei. A Firenze, che stava per diventare capitale del Regno le condizioni non erano molto diverse da quelle di Sesto. La situazione rimase pressoché immutata ancora per qualche decennio anche perché le persone che sedevano in consiglio Comunale e prendevano decisioni erano contemporaneamente anche le proprietarie della maggior parte del patrimonio edilizio ed erano restie a qualsiasi tentativo di miglioramento delle condizioni delle abitazioni che andavo ad affittare. I regolamenti comunali furono aggiornati saltuariamente. Nel luglio 1880 per esempio una delibera impose la presenza in tutte le case di una latrina, ma ci sarebbero voluti ancora molti anni prima che le case dei sestesi più poveri possedessero almeno i minimi requisiti igienico-sanitari.

Daniele Niccoli

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