21 ottobre 1808 – La numerazione civica napoleonica

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Palazzo Vecchio 1
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Firenze 365, la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore del libro omonimo edito da apice Libri 

Fatti e aneddoti legati alla storia della città di Firenze raccontati giorno per giorno

Un aiuto per conoscere la nostra semenza e per intuire il nostro futuro.

Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti
me per seguir virtute e canoscenza   (Dante, Inferno, canto XXVI)

21 ottobre 1808 – La numerazione civica napoleonica

 

In seguito alla morte di Ludovico I di Borbone il regno d’Etruria, creato da Napoleone Bonaparte al posto del Granducato di Toscana dopo la seconda campagna d’Italia, passò al figlio Carlo Ludovico di appena quattro anni. Reggente, fu la madre Maria Luisa di Borbone che si dovette barcamenare fra la crisi economica dello Stato e le crescenti ambizioni dell’imperatore francese che non tardarono a manifestarsi.

Il 27 ottobre 1807 l’inviato francese a Firenze comunicò a Maria Luisa di Borbone che il suo regno aveva cessato di esistere: la Toscana era annessa all’Impero e divisa in tre dipartimenti. Firenze dovette subire l’onta di retrocedere da capitale di un Regno a capoluogo del Dipartimento dell’Arno. Anche quella fu però una soluzione transitoria perché nel 1809 Napoleone decise di ricostituire il Granducato e affidarlo alla sorella Elisa. Quest’ultima, dotata di un temperamento degno della famiglia, rivoluzionò completamente lo stato che era stato dei Lorena adeguandolo al modello francese.

Fra i provvedimenti presi, spicca quello del 21 ottobre 1808 relativo alla numerazione civica delle abitazioni. La numerazione delle case non costituiva per Firenze una novità assoluta. Già nel secolo precedente si era sentita la necessità di dare un ordine alle abitazioni della città, ma prima del provvedimento preso dal governo francese la numerazione avveniva soltanto parrocchia per parrocchia. Con il sistema francese il numero 1 fu assegnato al Palazzo della Signoria. Da lì i numeri andavano a crescere attraverso un percorso che portava al Ponte Vecchio (numero 1288) proseguiva in oltrarno fino al Torrino di Santa Rosa (numero 3341) per poi riattraversare il fiume e dirigersi prima in Borgo Ognissanti e poi verso Santa Maria Novella e, infine, in Santa Croce. L’ultimo numero, l’8025 si trovava in via Mozza presso Corso Tintori. A Palazzo Pitti, sede della Granduchessa non fu assegnato nessun numero.

Un sistema piuttosto complicato che fu modificato nel 1865 con il trasferimento della capitale del Regno d’Italia a Firenze. In quella circostanza fu stabilito che la numerazione fosse fatta strada per strada. Nelle strade parallele al fiume i numeri progrediscono da monte a valle, mentre in quelle perpendicolari progrediscono allontanandosi dal fiume. I numeri pari sono sempre sulla destra.

Nonostante questo indiscutibile miglioramento, per i non fiorentini qualche volta può risultare difficile orientarsi perché a Firenze (ma anche a Genova e Savona) esistono sia i numeri neri che quelli rossi e le due numerazioni non vanno di pari passo per cui, per esempio, il numero 10 nero e il numero 10 rosso della strada talvolta possono essere distanti anche qualche centinaio di metri.

Daniele Niccoli

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