26 aprile 1922 – I fascisti uccidono Dino Parenti

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Fascisti a Sesto
La foto, tratta dalla pagina Facebook di sesto com'era, si riferisce a un periodo successivo rispetto a quello descritto nell'articolo

Sesto giorno per giorno la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore dei libri Sesto una bella storia e Sesto Fiorentino – I giorni della nostra storia

Fatti e date che caratterizzano la storia e la cronaca della città di Sesto con la speranza che ci possano aiutare a conoscere la nostra semenza e a intuire il nostro futuro.

La casa sul confine dei ricordi,
la stessa sempre, come tu la sai
e tu ricerchi là le tue radici
se vuoi capire l’anima che hai (Francesco Guccini)

Sesto giorno per giorno

26 aprile 1922 – I fascisti uccidono Dino Parenti

Il 1922 fu un anno decisivo per le sorti del comune rosso e per la democrazia a Sesto. Gli squadristi fascisti che negli anni precedenti difficilmente avevano avuto il coraggio di avventurarsi per le vie di Sesto, iniziarono ad aumentare la pressione nei confronti degli oppositori. Forti dell’atteggiamento tollerante delle forze dell’ordine i fascisti si resero protagonisti di numerosi episodi di violenza che tuttavia per un po’ di tempo non riuscirono a fiaccare la volontà dei resistenti e, tantomeno, a far guadagnare consensi presso la popolazione. Secondo quanto riportato da Gianfranco Perra e Gianni Conti nel loro  Sesto Fiorentino dall’antifascismo alla Resistenza i fascisti decisero allora di adottare una tecnica impiegata già in altre sedi: provocare un incidente che avrebbe potuto giustificare una rappresaglia risolutiva nei confronti dell’antifascismo sestese. Si preparò un attentato contro alcuni fascisti considerati moderati (il Cuci e il Moro, ipotizza Giulio Cerreti ne I Ragazzi della fila Rossa) per addossarne le colpe agli esponenti della sinistra sestese e provocare anche l’intervento delle forze dell’ordine. L’operazione preparata per la sera del 26 aprile fallì miseramente perché forse i “camerati tiepidi” furono avvertiti all’ultimo momento. Gli squadristi, innervositi, non si lasciarono però sfuggire l’occasione di colpire tre operai comunisti che stavano rientrando a casa: Gino Targioni, Carlo Giorgetti e Dino Parenti. I primi due furono feriti, per il giovane Parenti non ci fu nulla da fare.

La Nazione del 27 aprile ricostruisce gli eventi in maniera sommaria. Il Giorgetti, per esempio, non viene neanche citato, ma considera certo che “la comitiva misteriosa” aspettasse il Targioni e che il Parenti fosse stato colpito per sbaglio.

Il Corriere della Sera invece aveva già deciso da che parte stare visto che non esitò a definire sovversivi i feriti dell’agguato e si guardava bene dal condannare l’episodio:

 

Un gruppo di fascisti si introduceva nei locali del Circolo ricreativo, venendo a contesa coi sovversivi che stavano nell’andito. Un sovversivo è stato schiaffeggiato e ne è seguita una furiosa colluttazione. D’un tratto sono scheggiati alcuni colpi di rivoltella. Sono rimasti feriti i due giovani operai Gino Parenti, di anni 19, falegname e Gino Targioni di anni 21 scultore, che sono stati trasportati all’ospedale

Il gesto costò l’arresto a tutti i componenti del direttorio del fascismo sestese ma, a parte qualche elemento più compromesso, di lì a poco tutti ritrovarono la libertà giusto in tempo per partecipare alla conquista definitiva del Comune

Daniele Niccoli

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