Firenze 365, la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore del libro omonimo edito da apice Libri
Fatti e aneddoti legati alla storia della città di Firenze raccontati giorno per giorno
Un aiuto per conoscere la nostra semenza e per intuire il nostro futuro.
Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti
me per seguir virtute e canoscenza (Dante, Inferno, canto XXVI)
27 dicembre 1908 – Il primo numero de “La Voce”
Nei primi anni del Novecento la cultura italiana fu fortemente influenzata da una serie di riviste che videro la luce a Firenze. La prima, Il Leonardo nacque nel 1903 per opera di Giovanni Papini e Giuseppe Prezzolini. Ebbe sede nel palazzo Davanzati in via di Porta Rossa e sopravvisse fino al 1907. Il 27 dicembre 1908 gli stessi scrittori diedero vita a La Voce, una rivista che fin dal primo editoriale si riprometteva di combattere il conformismo della borghesia italiana perfettamente rappresentata dal primo ministro Giovanni Giolitti.
Noi sentiamo fortemente l’eticità della vita intellettuale,
e ci muove il vomito a vedere la miseria e l’angustia
e il rivoltante traffico che si fa delle cose dello spirito
Con la rivista collaborò per un certo periodo anche Gaetano Salvemini che condivideva con i vociani l’antigiolittismo. All’epoca aveva già realizzato un opuscolo dal titolo Il ministro della malavita che lasciava poco spazio alle interpretazioni circa il suo giudizio su Giolitti.
A differenza della maggior parte dei colleghi, convinti nazionalisti, Salvemini coltivava sentimenti democratici e ben presto iniziò a criticare la linea editoriale. Quando le divergenze con Prezzolini sulla guerra di Libia del 1911 presero il sopravvento, lo storico pugliese uscì dal giornale e fondò l’Unità il cui primo numero uscì a Firenze il 16 dicembre 1911.
Per preciso volere del suo fondatore la rivista, rispetto alle precedenti, ebbe un carattere meno letterario e più politico. Per Salvemini fu lo strumento con cui esprimere la contrarietà alla guerra contro gli ottomani e coniare la sua concezione dello Stato come repubblicano e federalista. Nel 1913 nell’affollato panorama delle riviste fiorentine apparve anche Lacerba, l’irriverente rivista letteraria Fondata da Giovanni Papini e Ardengo Soffici, che sposò le tesi del Futurismo ben evidenti già dalle tesi assiomatiche:
Queste pagine non hanno affatto lo scopo né di far piacere, né d’istruire, né di risolvere con ponderanza le più gravi questioni del mondo.
Sarà questo un foglio stonato, urtante, spiacevole e personale. Sarà uno sfogo per nostro beneficio e per quelli che non sono del tutto rimbecilliti dagli odierni idealismi, riformismi, umanitarismi, cristianismi e moralismi
Il titolo della rivista fu ripreso da un poemetto di Cecco d’Ascoli e nella testata ne era riportato un verso:
Qui non si canta al modo delle rane
DANIELE NICCOLI
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