27 giugno 1385 – Il tabernacolo dei Logi

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Tabernacolo dei Logi
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Sesto giorno per giorno la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore del libro Sesto una bella storia e Sesto Fiorentino, i giorni della nostra storia

Un aiuto per conoscere la nostra semenza e per intuire il nostro futuro.

La casa sul confine dei ricordi,
la stessa sempre, come tu la sai
e tu ricerchi là le tue radici
se vuoi capire l’anima che hai (Francesco Guccini)

Sesto giorno per giorno

27 giugno 1385 – Il tabernacolo dei Logi

Fra il 1386 e il 1410 nell’attuale via Ricasoli a Firenze fu costruito lo Spedale San Matteo, oggi sede delle Belle Arti. A volerlo fu Giglielmo (Lemmo) di Balduccio, un ricco banchiere fiorentino che giunto in età avanzata e temendo di essere incappato nel peccato dell’usura decise di provvedere alla propria anima costruendo un luogo dove avrebbero potuto trovare conforto malati e persone meno fortunate. L’attività filantropica del banchiere fu certamente stimolata anche dalla condanna per strozzinaggio che gli fu comminata dalla Curia nel 1385.

All’ospedale di San Matteo furono destinati anche alcuni possedimenti della zona di Colonnata. Al confine di quei terreni Lemmo volle che fosse eretto un tabernacolo con altare dove i pellegrini avrebbero potuto recitare le proprie preghiere.
Fra i documenti dell’antico ospedale ne è stato rinvenuto uno che ricorda l’incarico affidato a Francesco di Michele, della scuola dei Gaddi, per l’affresco dell’edicola che oggi conosciamo come Tabernacolo dei Logi.

el detto lavorio deba essere fatto per di qui a mezzo Agosto che viene,
e debami dare le spese del manichare e del bere e la chalcina e la rena.

E se chaso fosse chel detto lavorio non fosse compiuto per tuto il mese daghosto,
non avendo chagione legittima, mo mi debba dare i detti venticinque fiorini
a senno de’ detti maestri

L’affresco comprendeva L’Incoronazione della Vergine al centro, La Natività e Il Giudizio Finale nelle pareti laterali, Gli Evangelisti nella volta e L’Annunciazione nel timpano esterno. Il compenso per il pittore, che ebbe, da contratto, solo due mesi di tempo per completarlo, fu di ventiquattro fiorini d’oro. Il tabernacolo fu restaurato nel 1602, in piena Controriforma, da Piero Salvestrini da Castello che mantenne intatta l’immagine centrale e quelle sulle volte, ma modificò le pareti laterali inserendo le immagini di due santi che pare fossero molto graditi alla popolazione sestese dell’epoca: San Francesco e San Nicola di Bari. Nel 1957, Leonetto Tintori della Soprintendenza Fiorentina, per volere del marchese Ginori, “strappò” dalla loro collocazione tutti gli affreschi che ora si trovano nel Palazzo Ginori di Firenze.

Nell’antichità il tabernacolo si trovava lungo un percorso ‘sacro’, insieme a chiese e semplici edicole, che conduceva verso monte Morello. Da sempre considerato un tabernacolo, in realtà la presenza di un altare qualifica questa struttura al ruolo di cappella atta a celebrare tutte le funzioni religiose. All’epoca della sua realizzazione, Firenze aveva appena superato l’epidemia di peste che si era portata via gran parte della popolazione e le autorità ecclesiastiche incoraggiarono la realizzazione di questo tipo di cappelle perchè celebrare le messe all’aperto poteva essere utile a evitare il contagio.
Fino alla metà del Novecento il tabernacolo si trovava sui terreni dei marchesi Ginori Lisci che ne hanno mantenuto la proprietà fino al 2007 quando lo hanno ceduto al Comune di Sesto Fiorentino. Nel 2014 è stato completato il restauro del tetto e delle pareti. Il restauro della residua parte pittorica è stato completato nel 2021.

Daniele Niccoli

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